Salute

Varedo inaugura “Bar Cardioprotetto”: la cura a portata di locale

Four e Ristopiù presentano ufficialmente il progetto rivolto a tutti i bar e locali sparsi sul territorio italiano.

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“La salute è il bene più prezioso”? A domandarlo è Mirko Damasco, Ceo di Four. Una domanda all’apparenza scontata. Forse banale, ma la cui risposta non è poi così ovvia.

A partire dalle 14,30 di ieri, lunedì 5 febbraio, la società di consulenza Four, in collaborazione con “Ristopiù” Lombardia, ha inaugurato a Varedo, in via Monte tre croci, il progetto Bar Cardioprotetto. Un’iniziativa ambiziosa, tenutasi nella sede di Ristopiù. Azienda leader nel mercato, che commercializza prodotti food & beverage per il canale HoReCa.

È dopo un’iniziale presentazione di Elena Ronzoni, responsabile delle comunicazioni Ristopiù, Gianluigi Bonanomi ha spiegato l’iniziativa: “Un’anteprima del progetto – dichiara – che nasce dalla volontà di garantire la sicurezza nei luoghi pubblici”. Un pomeriggio all’insegna della formazione, insomma, la cui sintesi è stata “fare cultura”.

Curare è meglio che prevenire. Una frase fatta, che in questo caso diventa una parola d’ordine. Si, perché in certi casi, curare in modo tempestivo è l’unica soluzione possibile. Un progetto rivolto a tutti i bar e locali sparsi sul territorio italiano.

Ma per quale motivo i bar dovrebbero diventare “cardio protetti”? La risposta la dà il presidente di Ristopiù, Giuseppe Arditi. “Parliamo di 150 mila locali in cui le persone potrebbero non sentirsi bene. Tutti siamo a conoscenza della problematica, ma pochi sono quelli proattivi. Il nostro obiettivo è quello di promuovere, assieme a Four, un corretto atteggiamento”.

I dati parlano chiaro e sono preoccupanti. “Se cerchiamo su Google le parole infarto e bar – spiega Bonanomi – troveremo 580 mila risultati”. Dati alla mano, insomma, che Damasco non tarda a confermare. “Ogni anno muoiono di arresto cardiaco 75 mila persone. 200 al giorno. Una, ogni 7 minuti e l’84% dei decessi, viene constatato sul territorio”. Numeri importanti. Numeri “che riempirebbero uno stadio intero”, incalza il Ceo di Four.

La domanda, a questo punto, sorge spontanea. Che cos’è il progetto “Bar Cardioprotetti”? A spiegarcelo è Mirko Damasco, che MBNews ha intervistato in esclusiva.

Chiariamo meglio, se l’attrice principale è la sicurezza, chi sono i due registi dell’evento. Da una parte Ristopiù, azienda, come già detto, specializzata nella commercializzazione e distribuzione di prodotti alimentari. “È importante, per noi, – dichiara Elena Ronzoni – garantire sicurezza. Sicurezza che non è soltanto relativa agli alimenti ma, soprattutto, relativa al fornire informazioni e strumenti utili ai nostri clienti affinché possano sentirsi al sicuro”.

Dall’altra parte Four, società di consulenza che si occupa di sicurezza su il lavoro, primo soccorso, mondo del web e comunicazione. Assieme, hanno deciso di creare una sinergia. Di creare informazione e quindi prevenzione.

Dati. Ancora numeri: tra quelle 73 mila persone che muoiono per arresto cardiaco, 14 mila subiscono un decesso proprio nei luoghi pubblici. “L’arresto cardiaco e il soffocamento – spiega Damasco – sono le uniche due emergenze per le quali non ci è dato aspettare un’ambulanza. E i decessi, soprattutto in Italia, avvengono proprio per l’impreparazione delle persone”. Del resto, non sapere come agire, in caso di emergenza, diventa davvero una questione di vita o di morte. 

La presenza di un defibrillatore all’interno dei locali, è quindi essenziale, in modo preventivo, per salvare delle vite. Non solo agli avventori degli stessi, ma anche a tutti quei cittadini che si trovano nei pressi . “La presenza di un defibrillatore, unitamente alla preparazione tecnica, può portare ad un incremento della sopravvivenza pari al + 75%” – continua Damasco.

Se di vantaggi si parla. Si intendano anche quelli economici. Chi si dota di un defibrillatore, infatti,  può ottenere uno sconto INAIL fino al 28%. Ma la presenza di strumenti tecnici, tuttavia, non è assolutamente necessaria se, spiega Damasco, “alla base non c’è una preparazione teorica”. Oltre all’impreparazione, però, c’è un altro motivo per il quale spesso si tarda a prestare soccorso. Attoniti si guarda. Non si agisce. La paura, che diventa quindi un deterrente. A testimoniarlo è Mirko Damasco. “L’aspetto legale è una delle componenti più importanti su cui va fatta informazione. La paura di conseguenze legali – spiega il relatore – diventa il motivo per il quale si guarda, ma non si interviene”. A fugare ogni paura, fortunatamente, interviene la legge. Nello specifico il codice penale cui all’articolo 54, per lo stato di necessità dichiara: “Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre che il fatto sia proporzionato al pericolo”.

Questo, in parole semplici, come spiega Damasco, significa che,  “se sei è l’unica persona in grado di intervenire, intervieni. La legge non ti punirà”.

Servizio di Massimo Chisari

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