Monza, Istituto Hensemberger: quando si fa scuola tra la muffa

Dalla provincia rassicurano: "Non ci sono più infiltrazioni. Bisogna solo aspettare che la macchia si asciughi, poi si potrà procedere al risanamento dei muri e del plafone."

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Sembra il muro di una cantina o di un sottoscala. Di quelli vecchi, però, con l’angolo ammuffito. Invece, è l’aula 5B1, all’ultimo piano dell’istituto tecnico industriale Hensemberger di Monza in via Berchet 2. Lì ben 20 studenti “maturandi” fanno 32 ore settimanali di lezione. L’istituto fa capo alla Provincia. Da via Grigna rassicurano “Il problema è noto. Non ci sono più infiltrazioni. Bisogna solo aspettare che la macchia si asciughi, poi si potrà procedere al risanamento dei muri e del plafone.”

Solo questione di tempo. Eppure, i problemi pare che siano di casa nell’istituto monzese. Le infiltrazioni c’erano già due anni fa. Erano dovute ad una falla nel tetto, sistemata l’anno scorso, non senza problemi. All’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 infatti, l‘odore di muffa e le perdite dal soffitto avevano impedito lo svolgimento delle lezioni per l’allora 4B1 nella giornata di lunedì 17 Ottobre 2016. A seguito di ciò, il dirigente scolastico predispose i lavori, che hanno reso inagibile la classe tra novembre e dicembre, costringendo gli studenti a continui cambi aula durante la giornata, da una parte all’altra dell’istituto.

Questa era la situazione prima dell’intervento.

Ma a distanza di un anno, la muffa è tornata e, con essa, i malumori di studenti e genitori che hanno reso nota la situazione al nuovo dirigente scolastico, la professoressa Petronilla Ieracitano, subentrata quest’anno. L’intervento è reso ancora più urgente dal fatto che uno degli studenti della classe ha un’allergia alle muffe. Un esame fatto all’inizio dell’anno lo certifica.

Secondo il responsabile dell’ufficio tecnico della scuola, come già detto dalla Provincia, l’unica cosa da fare è aspettare che la macchia si asciughi per poi sanare la superficie con un antimuffa e rimbiancare. Sperando che l’intervento questa volta sia definitivo.

Articolo di Samuele Evangelisti

 

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