Attualità

La Ndrangheta in Brianza: la relazione Antimafia 2017

Lo spaccato della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento del primo semestre del 2017

carabinieri-auto-notte-by-cc

Organizzazioni criminali proiettate al “rinnovamento generazionale“, in grado di modificare e rimodulare nel tempo le proprie strategie, conservando da un lato i tradizionali business mafiosi (come i traffici di droga e le estorsioni) e dall’altro orientandosi con maggiore determinazione verso l’acquisizione fraudolenta di aziende sane e di commesse pubbliche. Questo il cuore della Relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento, sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia, nel primo semestre 2017.

Il documento offre uno spaccato interessante del modello comportamentale mafioso, indipendente dall’area geografica in cui si esprime, che, con riferimento ai processi di infiltrazione nella pubblica amministrazione, vede nella corruzione l’humus ideale su cui attecchire. La violenza, tipica di certe dinamiche malavitose di cui abbiamo osservato i drammatici esiti nello scorso ventennio, cede il passo alla silente contaminazione del territorio. Da tempo ormai le organizzazioni criminali hanno “agganciato” il mondo delle imprese, con un’operazione strategica che gli ha consentito di intercettare alcune componenti della società civile alle quali non avrebbe avuto altrimenti accesso.

Una rete di contatti divenuta progressivamente vero e proprio “capitale sociale”, insieme alla cosiddetta “area grigia”, composta da fiancheggiatori utili al conseguimento di obiettivi illeciti, che secondo la Dia rende ancora più difficile affrontare l’intreccio tra mafia, corruzione e riciclaggio. Un’analisi questa, che restituisce un approccio fino a qualche anno fa valido per i soli territori di appartenenza delle organizzazioni criminali ma che, oggi, è pienamente valido anche per la Lombardia.

Dai contesti analizzati emerge l’unitarietà della strategia criminale ‘ndranghetista, riproposta efficacemente su qualsiasi proiezione territoriale attraverso le più raffinate metodologie illecite. È la conferma di una vocazione della ‘ndrangheta ad infiltrarsi in attività imprenditoriali sempre più elevate, invero un tempo neanche minimamente accostabili ad una mafia a lungo ritenuta rozza e fortemente limitata.

La prima tipologia di criminalità presa in esame nel lavoro conclusivo della Dia, è l’Ndrangheta. La sua forza, starebbe nella capacità di coniugare il vecchio e il nuovo, come testimoniano gli atti di violenza ed intimidazione comunque perpetrati, anche se solo come extrema ratio e sicuramente successivi alle altre “strategie di persuasione“. La capacità di adattamento delle cosche ai luoghi e ai tempi (e quindi ai contesti socio- economici differenti da quello d’origine), la rende competitiva nei mercati fuori area, dove vanta “autorevolezza e affidabilità” nei contesti illegali, riuscendo peraltro ad espandersi grazie ad una fitta rete collusiva. In Lombardia la ‘Ndrangheta opera con una struttura di riferimento regionale, denominata appunto “la Lombardia”, intesa come una “camera di controllo”, vale a dire un organismo di collegamento con la “casa madre” reggina, funzionalmente sovraordinata alle locali presenti nella zona.

Tra le numerose operazioni portate a termine durante il 2017, la Dia nella sua relazione ricorda una particolare inchiesta per il contrasto all’usura si segnala l’arresto, al termine della quale i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno arrestato tre soggetti collegati al clan Galati di Cabiate (Como), rappresentato dagli investigatori quale espressione, in Lombardia, della cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia), nonché della locale di Seregno.

Gli ‘ndranghetisti fermati dai carabinieri, avrebbero imposto tasse del 10% mensile ad imprenditori attivi nel settore dei metalli per costruzione e nella distribuzione di carburanti. Sul fronte degli stupefacenti invece, la relazione ricorda alcune importanti operazioni che hanno visto impegnate le tre Forze di polizia: l’indagine “Stammer”, del mese di gennaio, quella denominata “Old story eden”, del mese di aprile, e quella del successivo mese di maggio, denominata “Area 51”. A seguito dell’operazione “Stammer”, la Guardia di Finanza ha sgominato una vasta organizzazione criminale collegata ai Mancuso di Limbadi, che importava cocaina dalla Colombia e che operava su varie regioni, tra cui la Lombardia.

Tra i soggetti colpiti dall’inchiesta anche un esponente della ‘ndrina di Mileto, ritenuta una satellite dei satellite dei Mancuso e gravitante in Brianza e considerato tra i promotori e finanziatori del traffico internazionale. Nell’ambito dell’operazione “Old Story Eden” invece, la Polizia di Stato ha eseguito una misura cautelare disposta a carico di 36 soggetti (29 italiani e 7 cittadini albanesi), che avevano costituito un’organizzazione che importava dall’Olanda ingenti quantitativi di cocaina e marijuana. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno messo in luce come l’attività illecita era prevalentemente svolta a Milano, in alcuni comuni dell’hinterland e della Brianza, in particolare Paderno Dugnano e Cesano Maderno, Seregno e Carate Brianza.

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.