Finanza, sgominata la banda dei finti abbonamenti. Centinaia i truffati, 18 in manette

6 febbraio 2018 | 13:10
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Finanza, sgominata la banda dei finti abbonamenti. Centinaia i truffati, 18 in manette

“Safe magazine”. 18 arresti per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio. Estorti migliaia di euro alle vittime.

I militari della Guardia di Finanza hanno salvato un disabile che stava per versare ai truffatori quasi 10 mila euro. Per un’anziana, invece, ormai era tardi e alla donna erano stati estorti ben 150 mila euro. Centinaia le persone vittime di esperti e abili truffatori che grazie ad un’organizzazione criminale estorcevano denaro non solo a fasce deboli, ma anche a professionisti e imprenditori.

I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza hanno dato esecuzione, questa mattina, ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Monza, nei confronti di 18 persone – residenti tra Macherio, Brugherio, Cologno Monzese, Vimodrone e Pavia – indagate per associazione a delinquere finalizzata alla truffa, riciclaggio, autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori.

Si fingevano avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell’Agenzia delle entrate ed appartenenti alla Guardia di Finanza per convincere le vittime a pagare. “Erano molto abili, dei veri attori – spiega il Generale della Guardia di Finanza, Paolo Kalenda, che assieme al Colonnello Massimo Gallo ha condotto le indagini – Attori talmente bravi da convincere ogni 10 telefonate almeno una o due persone. Ogni mattina dalle 9 alle 13 chiamavano 30 – 40 nominativi e questo presumibilmente dal 2015″.

I telefonisti erano due, ma le maschere che si mettevano per raggirare decine. “Arrivavano persino a cambiare la voce pur di essere persuasivi.” I modi erano gentili e ricordavano a chi aveva sottoscritto l’abbonamento alla rivista che in realtà avevano maturato nel tempo dei debiti, in realtà inesistenti. La minaccia, se non si versava, era di vedersi bloccato il conto corrente, o di subire un controllo da parte dell’autorità.     
Oltre ai telefonisti c’erano dei prestanome, persone anche straniere, a cui erano intestati conti (uno all’estero in Slovenia, gli altri in Italia) e carte di credito. I capi dell’organizzazione prelevavano denaro costantemente.

Le indagini sono scaturite da una denuncia per truffa presentata, a novembre 2015, alla Guardia di Finanza di Ivrea (TO) da un sessantasettenne che era stato indotto, attraverso numerose e pressanti telefonate ricevute da un sedicente avvocato, a pagare con bonifici circa 8.000 euro per saldare dei presunti debiti relativi ad abbonamenti a riviste.

Dopo i primi accertamenti condotti dai Finanzieri piemontesi, in collaborazione con i colleghi di Monza, si scopriva che le basi operative dei truffatori erano già da tempo attive a Brugherio e a Cologno Monzese e quindi il fascicolo penale veniva trasferito dalla Procura di Ivrea a quella di Monza, Monza, a capo della quale c’è la dottoressa Luisa Zanetti, che delegava le ulteriori indagini al locale Gruppo della Guardia di Finanza.

Il Nucleo Mobile delle Fiamme Gialle monzesi proseguiva così la complessa attività investigativa, che si è articolata in intercettazioni telefoniche ed ambientali, servizi di osservazione e pedinamento, nonché indagini finanziarie ed ha consentito di ricostruire una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla commissione sistematica di truffe in danno di persone che in passato avevano effettivamente sottoscritto abbonamenti a riviste apparentemente riconducibili alle Forze dell’ordine. Riviste, che pur non essendo quelle ufficiali di fatto sono editate legalmente da alcune case editrici. Una talpa al loro interno, però, consegnava ai truffatori i nominativi dei vecchi abbonati. Da lì le liste con le persone da chiamare, che avendo in passato di fatto sottoscritto un abbonamento più facilmente cadevano nella trappola.

I militari hanno infatti accertato come alcuni membri del gruppo criminale, spacciandosi per avvocati, giudici, ufficiali giudiziari, funzionari dell’Agenzia delle entrate ed appartenenti alla Guardia di Finanza, contattavano telefonicamente in tutta Italia ex abbonati alle predette riviste, ai quali comunicavano debiti – in realtà inesistenti – derivanti dai pregressi abbonamenti, con conseguenti atti di pignoramento già emessi nei loro confronti, e proponevano una transazione bonaria mediante il pagamento tramite bonifico di somme di denaro per svariate migliaia di euro. Qualora le vittime non avessero accettato – questa la minaccia dei truffatori – sarebbe proseguita la procedura di recupero forzoso del credito.