Politica

Andrea Monti per l’autonomia: “Sarà il mio primo impegno se arriverò in Regione”

Tra i relatori il consigliere regionale uscente Stefano Bruno Galli che afferma " il referendum ha creato una crepa nello Stato centrale".

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«Questa è una serata importante -ha detto la candidata leghista alle regionali Martina Cambiaghi in apertura alla conferenza sull’autonomia lombarda organizzata il 22 febbraio a Cogliate dal capolista provinciale Andrea Monti, 4 mesi esatti dopo il referendum che ha visto prevalere il sì con la partecipazione del 38,21% dei cittadini -. Ci hanno attaccato dicendo che quello del referendum è stato un risultato deludente – ha continuato Cambiaghi -, ma non è vero: è stato un grande risultato invece, tanto che, tra tutte le persone che incontriamo in campagna elettorale, non ce n’è una che non ci chieda che cosa ne sarà dell’autonomia».

Peccato che, di tutte queste persone, solo una trentina si siano poi effettivamente presentate giovedì sera. E dire che c’era come relatore il consigliere regionale uscente Stefano Bruno Galli, redattore del testo referendario, considerato l’ideologo del nuovo autonomismo leghista, docente universitario presso la facoltà di Scienze Politiche alla Statale di Milano: la persona giusta per fare il punto della situazione sulle richieste che la Regione potrebbe avanzare in termini di autonomia, soprattutto fiscale.

La scarsa partecipazione non ha comunque demotivato i candidati. Anzi, Monti non ha rinunciato neppure a una delle più classiche invettive del Carroccio, quella contro “Roma ladrona”: «Ho 39 anni e faccio politica da quando ero poco meno che adolescente: mi sono stufato di subire le angherie di Roma, l’autonomia sarà il primo impegno che mi prenderò qualora dovessi arrivare a sedermi in consiglio regionale – ha promesso -. Abbiamo già le armi pronte per andare in battaglia contro Roma».

Una polemica vecchio stile, che però tra gli adepti della Lega non passa mai di moda. E che infatti è stata ripresa anche da Galli, seppur in tono più pacato: «Tra Regione Lombardia e Stato centrale c’è un rapporto iniquo: lo dicono tutti gli economisti, e non possono mica essere tutti della Lega». Ed è proprio a Galli che va l’applauso spontaneo del pubblico quando ricorda come la Lombardia è riuscita a diventare quello che è oggi: «Se questa regione ha più di 56 miliardi di residuo fiscale – ha affermato – è perché i nostri vecchi hanno fatto in modo che fosse così».

Referendum: un mandato a trattare

Secondo Galli, il referendum del 22 ottobre è stato «una crepa nello Stato centrale, un grimaldello utile a sbloccare la trattativa» anche grazie al «consenso larghissimo» ottenuto. «L’apparato burocratico-amministrativo romano si è intimorito – ha affermato Galli. E continua, citando l’ideologo del federalismo leghista, Gianfranco Miglio -: Il referendum è stato un mandato a trattare, fatto per appoggiarsi sul consenso della gente: perché è proprio con il consenso della gente, lo diceva Miglio, che si può fare tutto».

Dalla Lombardia all’Italia.

«Il referendum è stato fatto in Lombardia, ma ha avuto una portata nazionale – sostiene Galli -. Come un effetto domino, l’ipotesi dell’autonomia ha fatto breccia in Emilia-Romagna, Veneto e Liguria. Addirittura so che lo stesso Chiamparino, il governatore piemontese del centrosinistra, se ne sta interessando». «L’obiettivo dell’autonomia lombarda va nell’ottica di un miglioramento dell’Italia intera – insiste Monti -. Siamo già all’avanguardia per tante cose: abbiamo la responsabilità di fare da traino anche per le riforme. Non vogliamo togliere risorse a nessuno, solo tenerci un po’ di più le nostre. La soluzione ai problemi del sud – ammonisce Monti – non è l’assistenzialismo, abbiamo visto che in tutti questi anni non ha portato a nulla di buono. Colpa di Roma, che vuole tenere il sud schiacciato e, purtroppo, della classe dirigente del meridione». «Con l’autonomia della Lombardia ci guadagnano tutti – incalza il professore -: da noi i servizi sono migliori e costano meno rispetto a quelli di Roma. Ma sarà un negoziato continuo, step by step».

Più competenze e più risorse

«Per tutelare l’autonomia, ho voluto inserire un emendamento che impedisce che le risorse in più che otterremo per l’autonomia possano essere soggette a leggi di stabilità o a legislazione ordinaria – continua Galli -. La prima bozza di intesa è stata presentata a gennaio, ed era inaccettabile. Ora stiamo lavorando su una seconda bozza, prudente ma con dei margini di sviluppo interessanti: si tratta di un pre-accordo che scarica sulla prossima legislazione l’onere della trattativa». Una volta siglato l’accordo, sarà il Parlamento a decidere se farlo passare oppure no. Tra i temi principali, secondo il consigliere leghista, che si dice convinto che con Fontana l’autonomia lombarda tornerà al centro della discussione, ci sono l’ambiente, l’istruzione, la sanità e i rapporti con l’Unione europea. Fatta eccezione per la tematica ambientalista, l’unica che Galli ammette essere «un po’ debole», per le altre macro-aree si parla di lasciare più libertà alla Lombardia nel reclutamento dei docenti, nel determinare il numero di accessi ai corsi di specializzazione per medici di base e nella gestione di tutto il sistema sanitario, oltre alla possibilità per la Regione di sedersi ai tavoli per la discussione delle norme sui lavoratori transfrontalieri (attualmente sono circa 62.000, diretti in Ticino e nel cantone Grigioni).

Il residuo fiscale

Il tema non è oggetto della trattativa ma, secondo Galli, potrebbe diventarlo. «La Lombardia ha un residuo fiscale 4 volte maggiore rispetto alla Catalogna, che anche per questo si è battuta per l’autonomia – incalza Galli -. Similmente, anche le Marche, un territorio produttivamente molto simile alla Brianza, una piccola Svizzera dell’Italia centrale, potrebbero avere dei vantaggi con una maggiore autonomia, anche se il loro residuo fiscale è “solo” di 3 miliardi e mezzo. Nei prossimi mese ne vedremo delle belle – promette -: noi, come sempre, andremo avanti e fino in fondo».

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