Politica

Andrea Monti critica la campagna “Voti puliti”: “È solo una mossa elettorale”

Il candidato consigliere in Regione per la Lega critica la campagna di sensibilizzazione al voto promossa da Brianza SiCura. E accusa il coordinatore Garofalo, candidato per Leu, di usarla come strumento elettorale. La replica: «Argomentazioni puerili, niente polemica».

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La campagna “Voti puliti”? Una mossa elettorale della sinistra. La provocazione viene dall’assessore di Lazzate Andrea Monti (foto sotto), in corsa alle regionali come capolista per la provincia di Monza e della Brianza insieme al candidato della Lega Attilio Fontana. Monti ha criticato la campagna di sensibilizzazione promossa dal coordinamento Brianza SiCura per combattere l’astensionismo e stimolare la responsabilità degli elettori in occasione del 4 marzo: «Con questa campagna, che è stata proposta da diverse amministrazioni di sinistra, si dice che in Brianza la ‘ndrangheta infiltra le amministrazioni comunali, peccato che oltre 40 comuni su 55, proprio in Brianza, sono governati dal centrosinistra. Ma sono sicuro che secondo loro la ‘ndrangheta infiltra solo l’opposizione… ». Attualmente i comuni guidati dal centrodestra sono infatti 11 (Biassono, Ceriano Laghetto, Concorezzo, Cornate d’Adda, Lazzate, Lentate, Limbiate, Meda, Monza, Renate e Varedo – senza contare Seregno, commissariato proprio a causa dei legami del sindaco con la ‘ndrangheta), mentre è del Movimento 5 Stelle il sindaco di Vimercate, eletto nel 2016. «Sono sempre stato convinto che le tematiche dell’anticorruzione e della lotta all’illegalità siano state strumentalizzate dalla sinistra – continua -. Ma alla criminalità organizzata non interessa la posizione politica: vuole solo arrivare al potere. È dunque un problema anche della sinistra, ma non li ho mai sentiti fare autocritica».

“Voti puliti” è un problema anche e soprattutto perché, secondo Monti, in tempi di campagna elettorale diventa una scusa per acquistare visibilità: dietro a Brianza SiCura c’è infatti Giorgio Garofalo (foto sotto), presidente del consiglio comunale di Seveso e avversario di Monti alle regionali come capolista provinciale per Liberi e Uguali. «Tutta la politica – ammonisce il candidato leghista – dovrebbe emanciparsi dall’utilizzare l’argomento della legalità per avvantaggiarsi nella sfida elettorale». Una frecciatina a cui Garofalo, che coordina Brianza SiCura dal 2014, anno in cui è nato il progetto intercomunale di lotta alla criminalità, risponde in tono tagliente: «Inviterei Monti a non buttarla né in polemica né in politica, perché l’argomento è troppo serio. Mi aspetterei più maturità nell’affrontare un tema così, soprattutto alla luce di quanto emerso negli ultimi anni».  È vero però che, quando il ruolo di candidato di Leu e quello di coordinatore di Brianza SiCura coincidono, qualche dubbio può venire. Anche i partecipanti sono tutti “di sinistra”? «No. Brianza SiCura è un coordinamento di amministrazioni comunali di qualunque colore politico, diversamente da quello che sostiene Monti: per il momento sono 16 i comuni che aderiscono, tra cui 4 di centrodestra (Lentate, Limbiate, Meda e Varedo, ndr). Ma a partecipare sono anche associazioni e cittadini: chiedo che il loro impegno, serio, venga rispettato. Il coordinamento non fa politica, ma sensibilizzazione: in particolare, questa campagna è stata promossa da una cittadina preoccupata dal fatto che il clima di sfiducia nei confronti delle istituzioni farà disertare a molti l’appuntamento del 4 marzo. “Voti puliti” è un invito al voto, non una campagna elettorale per un candidato in particolare: e Monti dovrebbe solo esserne contento».

Perché votare è così importante per contrastare la criminalità organizzata? «Non è solo importante: è il primo strumento contro il malaffare – spiega Garofalo -. Per esempio, usare le preferenze è il modo migliore che hanno le persone per scegliere chi non è affiliato alle mafie, sabotando i loro piani per infiltrarsi negli enti pubblici piazzando i loro uomini attraverso il voto di scambio, la gestione delle preferenze e la composizione stessa delle liste». E se non conosco nessuno dei candidati? «Ci sono studi universitari che dimostrano che paradossalmente anche scegliendo a caso è molto improbabile che la nostra preferenza vada a un mafioso, come se, in un certo senso, li riconoscessimo». Questo per le regionali, dove gli elettori potrebbero fare la croce sul rispettivo simbolo e scrivere “Monti” o “Garofalo” come preferenza, ma per Camera e Senato le cose sono un po’ diverse: «Colpa di una legge elettorale pessima, che sicuramente verrà dimostrata incostituzionale almeno in qualche sua parte – continua Garofalo -, perché tutto è affidato all’organizzazione dei partiti. Così il rischio è che i vertici scelgano in base al criterio della fedeltà e non della competenza, come sembra aver fatto il Pd».

Tra Lega e Leu, però, pare che almeno un punto di contatto ci sia. «Dovrebbero essere i partiti stessi a regolare le infiltrazioni malavitose nella politica, bloccando subito le persone poco chiare – sostiene Monti -. D’altra parte, tra partiti-azienda facilmente scalabili, come Forza Italia, e partiti sul web, l’impostazione tradizionale in cui per arrivare ai vertici dovevi fare gavetta sta sparendo. Anche il Pd è sempre più personalista, tutto costruito intorno a Renzi: ed è logico che in situazioni così possa arrivare dal nulla quello che viene candidato perché porta di sicuro 100 preferenze, a cui però prima o poi dovrà ricambiare il favore». «Giusto investire sui partiti radicati sul territorio, come ha insegnato la sinistra – continua Garofalo. Che insiste -: Spero che adesso Monti rifletta: è stupido dividersi di fronte a un problema che ci riguarda tutti».

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