Politica

Bandiera spagnola a Monza, la replica dei Catalani sull’indipendenza

Il referendum sull'indipendenza della Catalogna continua a far discutere a Monza. Dopo la nostra intervista a Javier Jorquera Alcaide, ecco la replica dei "catalani" in Brianza.

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La bandiera spagnola, appesa da un mese e mezzo al balcone di un palazzo signorile di piazza Citterio ha incuriosito in tanti. Molti, infatti, si sono chiesti chi e perché, in questo modo simbolico, abbia voluto portare anche a Monza il tema, ancora scottante, del referendum sull’indipendenza della Catalogna.

Il 17 Novembre il deposto presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, rifugiato a Bruxelles, è comparso, per la prima volta, davanti alla giustizia belga, che dovrà decidere sulla richiesta spagnola di estradizione. In attesa dei prossimi sviluppi della vicenda, con le elezioni regionali già previste per il 21 dicembre, MBNews, pochi giorni fa, ha pubblicato l’intervista a Javier Jorquera Alcaide. Che ha spiegato perché ha messo la bandiera della Spagna sul balcone della sua abitazione monzese (leggi qui). Le reazioni dei lettori, divisi tra indipendentisti e nazionalisti, non si sono fatte attendere. E, così, abbiamo potuto scoprire che a Monza vivono anche dei Catalani o, comunque, persone che si stanno organizzando per sostenere la causa di questa Regione situata all’estremità nord-orientale della penisola iberica.

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Al primo gruppo appartiene la Mireira, nativa di Barcellona, venuta in Italia per amore e nel capoluogo della Brianza 29 anni fa. Ma ancora molto legata alle proprie origini. Tanto da rivendicare, con orgoglio e un po’ di ironia, che un suo antenato, Emili Guanyavents i Jané, ha composto il testo dell’inno catalano “Els Segadors”. E’, invece, di Concorezzo, ma si riconosce nella battaglia per l’indipendenza della Catalogna, Marco Melzi. Che è presidente del Comitato catalano, nato il 27 ottobre, giorno in cui il Governo di Madrid, guidato dal premier Mariano Rajoy, ha deciso di applicare l’articolo 155 della Costituzione e, quindi, commissariare il Governo della Catalogna. Un gruppo di persone che sul web e sui social, ma anche con manifestazioni di solidarietà e serate informative, come la prossima in programma a Carugate il 29 novembre, sta raccogliendo contributi sul tema da più parti d’Italia e della Spagna.

“Quando ho visto la bandiera spagnola esposta sul balcone in Piazza Citterio, nel massimo rispetto delle opinioni di tutti, la cosa mi ha fatto sorridere – racconta Mireia – in un primo momento, di pancia, ho pensato che avrei esposto la bandiera catalana repubblicana, detta “senyera”, ma poi mi sono detta che l’importante è portarla nell’anima”. Un confronto democratico e, assolutamente, pacifico, è anche il pensiero del Movimento catalano. “Il signor Javier ha fatto benissimo, è nel pieno dei suoi diritti poter esprimere in questa maniera la propria posizione e appartenenza – afferma Melzi – Fa piacere notare che anche dalle nostre parti vediamo apparire dai balconi l’estelada, bandiera simbolo della lotta catalana. Purtroppo, invece, dalla Catalogna ci scrivono che, specialmente nei piccoli centri, le persone cominciano ad avere paura della polizia e dell’autorità giudiziaria – continua – per cui alcuni stanno togliendo dai balconi le bandiere”.

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Sul referendum per l’indipendenza e sullo scontro Barcellona-Madrid, il giudizio dei catalani, purosangue e “acquisiti”, è piuttosto netto. “Vietare, ostacolare e negare l’esistenza del Referendum dell’1 Ottobre e reprimerlo con la spietata ed efferata violenza della polizia nazionale, è stato un gravissimo errore da parte di Rajoy – afferma la signora Mireia – altri gravi errori sono stati l’attuazione dell’articolo 155 della Costituzione e l’ingiustificato imprigionamento dei leader indipendentisti e dei ministri del Governo catalano da parte di giudici fanatici e collusi con la politica corrotta del partito di Rajoy”. Le conseguenze di quanto accaduto fino a questo momento non sembrano spegnere le ragioni dell’indipendenza catalana. “Puigdemont, con una scelta ponderata e concordata tra i membri del governo catalano, legittimamente in carica, è andato in Belgio per far sì che non venissero zittite in modo brutale le loro voci – sostiene il presidente del Movimento catalano – oggi a Barcellona sono in gioco i valori basilari della democrazia, della libertà e rappresentatività”. E le motivazioni alla base della volontà della Catalogna di staccarsi dalla Spagna sono anche legate alla corruzione. “Si sono raggiunti livelli scandalosamente inusitati per un paese democratico del secolo XXI – afferma Mireia – insabbiamenti, distruzioni di prove, suicidi sospetti di imputati e/o vergognose assoluzioni da parte della magistratura spagnola, con implicati molti partiti politici di tutto il territorio spagnolo: dal Partito Popolare con il caso Gurtel, cioè pagamenti in nero a Rajoy e ad altri membri dell’attuale Governo da parte del tesoriere, al PSOE, Ciudadanos e perfino la Casa Reale”.

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In questo momento così complicato è difficile dire quali possano essere gli sviluppi futuri della vicenda. “Troppi colpi di scena si sono succeduti in questo ultimo mese – afferma Melzi – rimane però la preoccupazione e il dubbio sulla reale democraticità delle elezioni convocate da Madrid per il 21 dicembre. Il governo spagnolo – continua – ha già chiaramente espresso che, anche nel caso vincessero i movimenti pro-referendum, procederà automaticamente ad una nuova applicazione del 155. Con che spirito le persone andranno a votare?”. Se anche a Monza le opinioni dei catalani su quanto sta accadendo a poco più di un’ora di aereo dall’Italia sono decisamente divergenti con quelle dello spagnolo Javier Jorquera Alcaide, sul referendum per l’autonomia della Lombardia, che si è svolto lo scorso 22 ottobre, le posizioni sono molto più vicine. “Non ha niente a che vedere con la Catalogna” chiarisce Mireia. “Giusto ribadire che le due cose sono diverse nella forma e nella sostanza” aggiunge il presidente del Movimento catalano.

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