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Uccisa, decapitata e la testa gettata nel cestino. L’atroce fine della promoter

Ha fatto tutto da solo, secondo quanto ha raccontato agli inquirenti. Il suo avvocato "la testa gettata nel cassonetto".

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L’avrebbe uccisa da solo, nel suo orto, per poi decapitarla e seppellirla in una buca profonda quaranta centimetri, coperta da legname e foglie. Poi ha gettato la testa nel cassonetto dell’immondizia, insieme alle armi usate per il delitto. Questa la versione resa da avuto Clericó, 65 anni di Garbagnate Milanese, reo confesso dell’omicidio di Marilena Rosa Re, promoter 58 enne di Castellanza. Il 65 enne, ex magazziniere all’Esselunga di Solaro, sua moglie cassiera dello stesso negozio, proprio a Solaro aveva conosciuto Marilena, spesso impegnata in vari centri commerciali anche brianzoli nella sua attività di promoter.

“Ha detto di aver gettato la testa nel cassonetto ma non ricorda quale”, ha spiegato l’avvocato di Clericò, Daniela D’Emilio, da oggi assistita anche dall’avvocato Franco Rovetto. Dopo aver cambiato più volte versione, l’uomo fino a ieri aveva sostenuto di aver solo seppellito il corpo nel suo orto a Garbagnate Milanese, ma che ad uccidere la donna fossero state altre persone, le dichiarazioni di Clericó andranno comprovate da ulteriori accertamenti. I Ris di Parma oggi sono entrati nella sua abitazione di Garbagnate Milanese, dove fino allo scorso 11 settembre, giorno in cui è stato fermato, il 65 enne viveva con la moglie Alba. Nel suo garage sono state trovate tracce ematiche, che lui ha spiegato essere “sangue del cane con le pustole che si gratta”, ma che i carabinieri della scientifica analizzeranno approfonditamente. Clericó aveva dichiarato che le tracce di sangue trovate sui suoi jeans, trovati in lavanderia dai carabinieri di Busto Arsizio e Varese, erano di conigli che lui era solito macellare, sempre nel suo appezzamento di terra. L’altra sera, in un interrogatorio reso al Pm Rosaria Stagnaro e ai Carabinieri di Busto Arsizio in carcere, l’uomo ha raccontato agli inquirenti di aver ucciso Marilena Re da solo, utilizzando alcuni utensili in corso di individuazione (roncole, seghe e attrezzi da giardino) e con gli stessi avrebbe poi decapitato la vittima. Clericó non ha tuttavia chiarito il movente dell’omicidio ed il motivo per cui la donna lo avrebbe seguito sulla propria autovettura la mattina del 30 luglio scorso, sebbene il fatto di aver speso i soldi (90mila euro derivanti da una vendita di un immobile) che la donna gli aveva affidato, è per l’accusa la spiegazione più attendibile. Sulla base delle dichiarazioni dell’indagato gli inquirenti stanno comunque compiendo approfonditi accertamenti anche sul contributo di eventuali altre persone.

Oltre all’abitazione dell’indagato, i Ris hanno eseguito accertamenti anche a casa di Marilena Re, a caccia di ulteriori indizi, utili a definire dove la donna sia stata effettivamente uccisa e a comprovare le dichiarazioni del 65 enne. Davanti all’abitazione dove la donna è stata vista in vita per l’ultima volta, questo pomeriggio c’erano anche il marito Carlo e la figlia Eleonora.

 

Immagine di repertorio

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