Arcore: siamo ancora sicuri? Dibattito e proposte #video

21 settembre 2017 | 01:35
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Arcore: siamo ancora sicuri? Dibattito e proposte #video

Un incontro per parlare dei recenti episodi accaduti nel paese di Arcore e di possibili soluzioni per permettere una migliore convivenza e integrazione.

“Arcore: siamo ancora sicuri?” Questa la domanda che ha dato via al dibattito di ieri sera, martedì 19 settembre, presso la sala di via Sant’Apollinare ad Arcore. A rispondere alla domanda gli interventi di Andrea Foffano, docente di sicurezza e intelligence presso l’ASCE di Venezia, l’On. Elena Centemero, presidente della Commissione Equality and Non Descrimination del Consiglio d’Europa, Luca Travascio Presidente del Comitato di Frazione Bernate Boschi e Cristiano Puglisi, Capogruppo Forza Italia Comune di Arcore.

“Una serata di dibattito, nata in seguito agli episodi verificatosi ad Arcore” – introduce Puglisi – ” in cui si parlerà di sicurezza e convivenza con immigrati presenti nel nostro territorio ma anche dell’argomento sicurezza per le donne”. E così è stato.

A prendere la parola Andrea Foffano che, presentando alcune soluzioni a recenti episodi di microcriminalità e devianza sociale quali la rissa accaduta il 6 settembre a Bernate e denunce di ragazze vittime di attenzioni indesiderate, spiega: “Per ottenere sicurezza è necessario il contributo degli enti territoriali che permettano di combattere il degrado evitando la nascita di zone dismesse  in cui la sicurezza è latitante o assente.” Parla chiaro Foffani che suggerisce l’impiego di maggior illuminazione di zone poco controllate e l’attivazione di un monitoraggio sociale. “Ciò che bisogna contrastare è il fenomeno di devianza sociale che può degenerare in casi di microcriminalità che hanno molto impatto sulla vita quotidiana della comunità. Spesso la mancata integrazione di immigrati con la cultura locale ha causato episodi di stupro e molestie verbali nel confronti di donne“.

“Donne trattate prevalentemente come oggetti” gli fa eco Elena Centemero “i paesi di origine degli immigrati presenti nel nostro Paese, sono principalmente quelli che si affacciano sul Mar Mediterraneo, da cui provengono soprattutto maschi dai 20 ai 37 anni. Nella loro cultura sono accettati matrimoni precoci per volere delle famiglie, e mutilazioni genitali femminili a cui sono tuttora sottoposte molte figlie di persone integrate nel nostro territorio. Questa diversa concezione della donna spesso sfocia in violenze,  2333 registrate nel semestre gennaio – luglio 2017 di cui 904 ad opera di immigrati, molte di natura domestica. Le denunce riguardano solo donne italiane mentre violenze nei confronti di donne della stessa nazionalità dei migranti non vengono effettuate e non si possiedono dati a riguardo. Spesso chi compie questi atti, ha già avuto precedenti dello stesso tipo. Per questo bisogna avere informazioni sul background delle persone accolte nel nostro territorio e avvicinarli alla nostra cultura”.

“Ciò che è importante, è possedere informazioni riguardo gli immigrati che arrivano nel nostro paese” – annuncia Foffano “spesso accolti in centri in cui ci si basa soltanto su dichiarazioni spontanee e non verificate. Vigilare sui flussi tramite una collaborazione internazionale tra i paesi di arrivo e partenza e poter accedere alle banche dati riguardanti i soggetti in questione, sarebbero d’aiuto per decidere un percorso integrativo corretto”.

“Un percorso integrativo tuttora nelle mani delle cooperative, due nel caso di Bernate, che si occupano dei 21 rifugiati presenti nella frazione Arcorese.” spiega Luca Travascio, che aggiunge “Fanno il loro dovere, ma il problema è che non ci sono programmi adeguati di gestione di queste persone che, disoccupate e poco integrate nella società,  sono più soggette ad atti di devianza e al fenomeno di ghettizzazione e nascita di zone off limits. Una delle soluzioni proposte dal Comitato è impiegarle nell’ambito sociale, come prendersi cura del verde del nostro paese e di coltivare un’area a “km 0″ a favore dei più bisognosi.”

Di tutt’altra opinione Enrico Perego, esponente Lega ed ex sindaco di Arcore che afferma: E’ impossibile integrare gli immigrati in quanto servirebbe troppo tempo e il tasso di nuovi arrivi e nascite è sempre più alto – e aggiunge – “dovremmo bloccarli come atto di responsabilità verso noi stessi, le nostre famiglie e i loro figli” taglia corto Perego definendola un’invasione programmata a spese delle persone”.

Per Foffano la soluzione è aiutarli a casa loro. “La creazione di possibili joint venture nei punti di partenza dei flussi e l’investimento in opportunità economiche, sociali e lavorative cambierebbero la situazione nei paesi d’origine a cui, con l’immigrazione viene sottratta forza lavoro. In questo modo le partenze diminuirebbero sensibilmente” ipotizza Foffano affrontando il fenomeno alla radice.