Politica

Lazzate, la paura dei profughi infiamma il consiglio comunale

Giovedì 27 il consiglio comunale ha discusso di una mozione fuori dall'ordine del giorno: lo scopo, chiedere al prefetto di bloccare il progetto accoglienza dell'associazione D&G Research.

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Dopo la manifestazione anti profughi del 25 luglio, innescata dalla notizia dell’acquisto di due appartamenti del centro da parte delll’associazione D&G Research, che si occupa di migranti sul territorio brianzolo, il consiglio comunale di giovedì 27 luglio a Lazzate è tornato ad affrontare il tema della (non) accoglienza discutendo la mozione presentata dalla Lega Nord, intitolata eloquentemente “Stop al centro profughi nel borgo”. Ancora non si sa quanti richiedenti asilo arriveranno e quando, ma lo scopo, preventivo, è già chiaro: chiedere al prefetto, tramite il sindaco, la sospensione del progetto di accoglienza, per motivi di ordine pubblico e di sicurezza, oltre che per l’assenza di una verifica di compatibilità d’uso degli appartamenti.

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Mancando i tempi tecnici per inserirla all’ordine del giorno, la mozione sarà votata in un prossimo consiglio comunale, indetto ad hoc: per il momento è servita a chiarire, o meglio a ribadire, gli intenti dell’amministrazione lazzatese, contribuendo a scaldare gli animi dei numerosi cittadini venuti ad assistere alla seduta consiliare. Interessati, anzi, preoccupati: attrezzati con magliette che recitavano, verde su bianco “Lazzate ai lazzatesi / Non molliamo di un centimetro”, sfoggiate anche da alcuni dei consiglieri leghisti, i lazzatesi hanno più volte interrotto il capogruppo dell’opposizione Giacomo Gregori e la consigliera Serena Pavanello (lista civica Lazzate in comune) che invitavano ad atteggiamenti più cauti sull’argomento accoglienza. «Dobbiamo sempre tener presente che questo che vediamo noi è solo un estremo rivolo di un problema gigante, che non riguarda Lazzate ma tutto il mondo – aveva infatti rimarcato Gregori parlando dell’immigrazione -. Dovremo farci i conti nei prossimi anni, e non serve a niente illudere le persone che sia possibile fermarlo con 4 manifesti. E poi – ha aggiunto polemicamente -, il comune può davvero esentarsi dall’accoglienza, che è anche un obbligo richiesto dallo Stato? Anzi, è sensato pensare che un comune possa fare qualcosa solo perché lo richiedono i cittadini? Perché allora non decidiamo tutti di smettere di pagare le tasse?».

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Con l’unica eccezione di Gregori, il consiglio comunale di Lazzate si è mostrato compatto: «Sarà anche un evento epocale, ma è impossibile che solo fino a qualche anno fa gli arrivi fossero molti di meno: l’Italia però ha deciso di aprire le porte e mostrarsi pronta all’accoglienza, e questo è il risultato – ha ribattuto l’assessore Andrea Monti -. Non vogliamo vivere in un comune dove si fa una retata ogni settimana. Il prefetto non può portarci via quello che abbiamo costruito: a noi amministratori di Lazzate spetta tutelare la nostra tranquillità, non risolvere i problemi del terzo e quarto mondo». «Quello che sta succedendo nel nostro paese è grave, e vogliamo contrastarlo in tutti i modi – ribadisce il sindaco Loredana Pizzi -. Sappiamo che quello dell’accoglienza è tutto un business: in questa tragedia non me la sento di non fare nulla. E anche se non riusciremo, almeno avremo tentato».

Per cercare di impedire che i due appartamenti di via Volta diventino un alloggio per i richiedenti asilo, l’amministrazione guidata da Loredana Pizzi ha già predisposto un’ordinanza per evitare il transito di furgoni nelle vie circostanti, con lo scopo di bloccare il trasporto di “cose o persone”. Contemporaneamente è stata avviata una verifica sulla destinazione d’uso degli appartamenti, che secondo il Pgt si troverebbero in una zona residenziale, mentre il progetto di accoglienza prevede delle attività che, più che alla locazione, sono assimilabili all’area ricettiva e socio-assistenziale. Sempre nell’attesa di una risposta concreta da parte del prefetto Giovanna Vilasi, che però si fa ancora attendere: «Non solo non ci ha avvisato – spiega Monti – ma dopo tre giorni dalla notizia non ci ha nemmeno risposto, nemmeno con una telefonata informale, nemmeno dopo una manifestazione di piazza partecipata come quella di martedì: significa che il prefetto non calcola il sindaco».

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