Attualità

Pedale Monzese, la storica società ciclistica compie 90 anni

Intervista a Gerosa e Albani fra ricordi e anneddoti. La ricorrenza cade con la centesima edizione del giro d'Italia. Pronti festeggiamenti e un libro

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Quasi cent’anni trascorsi in sella a una bicicletta, dal 1927 al 2017 fra salite, discese e volate al cardiopalma. Il Pedale Monzese, gloriosa società fondata quando il ciclismo era ancora epico,  spegne quest’anno la sua novantesima candelina. E lo fa in un’occasione decisamente speciale: la partenza dell’ultima tappa della centesima edizione del Giro d’Italia in programma oggi, domenica 28 maggio all’Autodromo di Monza.

Per celebrare in maniera adeguata la ricorrenza, i vertici della società hanno messo a punto un mini ciclo di eventi che sono iniziati sabato
sera 27 maggio in piazza dell’Arengario con la presentazione del libro “Pedali tra i cordoli” nell’ambito delle manifestazioni programma dal Comune di Monza e da Regione Lombardia.

Il 3 giugno ci sarà poi la coppa Città di Monza e Trofeo Schiatti, al quale sono già iscritti oltre 200 ciclisti, e infine il 20 è in programma una cena conviviale con mostra di foto storiche e trofei. Sarà l’occasione giusta per lasciarsi andare a ricordi e aneddoti e per dare una lucidata alle medaglie e ai trofei in bacheca.

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La storia del Pedale è stata fatta da centinaia di appassionati, ma inevitabilmente la memoria corre a due nomi che hanno anche fatto la storia del ciclismo italiano. Giorgio Albani e Fiorenzo Magni, due campioni cresciuti con la maglia del Pedale come seconda pelle. Amici nella vita, nemici in sella. Il primo vincitore di sette tappe al Giro d’Italia e della maglia tricolore del 1956; il secondo mattatore di tre edizioni consecutive del giro delle Fiandre, impresa che gli è valso il soprannome di Leone delle Fiandre. “Erano amici – ha spiegato  Roberto Albani, vice presidente del Pedale e figlio di Giorgio -, ma non hanno mai corso nella stessa squadra. Magni non voleva, diceva che mio padre costava troppo in termini di sponsor e che due vincenti nella stessa equipe non ci potevano stare”.

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I due, però, erano inseparabili e ogni mattina uscivano insieme per l’allenamento quotidiano. “Il ciclismo era la loro vita – ha aggiunto Federico Gerosa, il presidente -, hanno tracciato il solco all’interno del quale si sono poi formate intere generazioni di ciclisti”. Terminate le rispettive carriere, Magni fu commissario tecnico della nazionale fra il 1963 e il 1966, mentre Albani divenne il direttore sportivo della Molteni, dove fino al 1976 corse Eddy Mercx. “Fra i due era una lotta continua – prosegue Albani -. Mio padre gli diceva che se voleva durare non c’era bisogno di vincere sempre, ma il belga appena montava in sella partiva come un treno”. Non a caso, Mercx venne ribattezzato il “Cannibale”.

Con il passaggio in città del Giro in via Tognini, dove ha sede il Pedale, sono tutti i fibrillazione. “E’ una coincidenza perfetta – spiega Gerosa -. Noi, il Giro, la festa, cosa chiedere di più?”. Coincidenza che secondo Albani rende anche omaggio a una terra che vanta un legame molto stretto con la bicicletta. “Sarà per la particolare conformazione geografica del territorio – ha sottolineato -, o per la proverbiale vocazione al sacrificio dei brianzoli, fatto sta che da queste parti sono nati e cresciuti grandi ciclisti”. Senza dimenticare come da queste parti lavorino fra le più importanti aziende produttrici di bici di corsa: Colnago, Casati, De Rosa e Atala, giusto per fare qualche nome.

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