Attualità

Maxi blitz dei carabinieri: bloccato traffico di cocaina

La droga importata dalla Spagna arrivava in Italia grazie all'ndrangheta.

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Cocaina in grandi quantità dalla Spagna e una rete di traffico collegata alla malavita lombarda. È questa l’organizzazione criminale smantellata da una maxi operazione dei carabinieri di Milano e dei Ros, che all’alba di oggi hanno arrestato ventuno persone in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Milano, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, e di numerosi episodi di traffico di cocaina.

Gli arresti sono stati eseguiti in simultanea tra le province di Milano, Monza e Brianza, Alessandria, Catanzaro, Perugia, Roma, Varese, Vercelli e la Germania. A far partire l’inchiesta, nel 2015, è stato l’arresto in fragranza di uno degli arrestati, fermato nel milanese con trenta chili di cocaina. Da lì gli inquirenti sono risaliti al sodalizio criminale radicato in Arluno (Milano), su cui premono i tentacoli ‘ndrangheta territoriale, denominata “Gallace”, egemone nel territorio di Guardavalle (Cz) e con ramificazioni sia in Lombardia che nel Lazio, e che secondo la Dda gestiva l’importazione e il traffico della cocaina dal Sudamerica. Al vertice dell’organizzazione, stando all’inchiesta, c’era Vincenzo Gallace, recentemente condannato con sentenza definitiva alla pena dell’ergastolo con isolamento diurno in qualità di mandante dell’omicidio premeditato di  Carmelo Novella (importante esponente della ‘ndrangheta ritenuto capo de “La Lombardia”) avvenuto a San Vittore Olona (MI) il 14 luglio 2008.
La base logistica del sodalizio è stata individuata ad Arluno, in  un complesso abitativo costituito da diversi appartamenti riuniti attorno ad una corte, utilizzato sia per lo stoccaggio della sostanza stupefacente che per riunioni. Si tratta di un luogo strategico che,  in quanto particolarmente appartato e dotato di un unico accesso da una stradina stretta a fondo chiuso, facilmente controllabile.
Da quanto chiaramente emerso dalle indagini, l’associazione, certamente operante sin dal 2013, esercitava un’attività diversificata nell’ambito della compravendita della cocaina, forte di stabili contatti con diversi fornitori esteri (perlopiù colombiani) e che si avvaleva sia per il trasporto della sostanza stupefacente che per il trasporto del denaro in contante strumentale agli acquisiti, di diverse autovetture munite di doppiofondo solitamente intestate a soggetti incensurati ma comunque riconducibili al sodalizio, così come accertato dai sequestri avvenuti il 26 settembre ed il 20 novembre 2015, nonché di una rete di officine e carrozzerie in grado di effettuare le modifiche strutturali ai mezzi e le “bonifiche” volte a rintracciare la presenza di microspie.
Altra caratteristica peculiare del sodalizio è rappresentata dall’uso di telefoni blackberry a cui vengono associate delle schede sim statunitensi.
Si tratta di un sofisticato sistema di comunicazione che garantisce avrebbe garantito una maggiore copertura dalle  intercettazioni, in quanto munito di un software che permette, da un lato, di criptare e rendere dunque non intercettabile il contenuto delle comunicazioni telematiche e, dall’altro lato, di cancellare da remoto le conversazioni in caso di intervento delle Forze dell’ordine.
L’indagine ha accertato inoltre, tramite servizi di ocp, intercettazioni e sequestri, la disponibilità in capo agli indagati non solo di significative quantità di cocaina ma anche di ingenti quantitativi di denaro.
È stata, in particolare, documentata l’esistenza di una trattativa diretta all’importazione dall’estero, verosimilmente dalla Colombia, di un ingente quantitativo di cocaina ed è stata monitorata la consegna in Spagna di 1.250.000 euro in contanti ad emissari di cartelli colombiani, destinata all’acquisto di una grossa partita di cocaina. Tale operazione vedrebbe coinvolta l’associazione nel ruolo di “capocordata”, ovvero di collettore del denaro, di interlocutore con i fornitori stranieri e di organizzatrice del trasporto che, da quanto emerso, sarebbe dovuto avvenire tramite aeroplano. Uno dei partecipi del sodalizio è, infatti, un dipendente di una compagnia aerea in grado di accedere all’interno dell’Aeroporto Internazionale di Milano “Malpensa”, al fine di facilitare il trasporto e l’arrivo della droga.

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