Niente più Pedemontagne. Può ormai considerarsi fallita l’idea lanciata dall’ex ministro Antonio Di Pietro, attualmente presidente di Pedemontana, che aveva proposto di realizzare lungo la futura autostrada, con la terra ricavata dagli scavi, delle collinette (prontamente soprannominate Pedemontagne), per risolvere in maniera economica il problema del trasporto della terra scavata dal tracciato. D’altra parte Gianmarco Corbetta, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, lo chiedeva già a gennaio: «Non era più serio ammettere che non ci sono le condizioni per proseguire l’opera e che il project financing è totalmente fallito?». L’incontro tenutosi in Regione giovedì 30 marzo sembra infatti aver chiarito che la realizzazione delle Pedemontagne sarebbe complicata sia da problemi di autorizzazioni, sia dal pesante impatto visivo che avrebbero sul pianeggiante paesaggio brianzolo. Di Pietro ha, d’altra parte, rassegnato le dimissioni, per non sommare il vitalizio da parlamentare con lo stipendio da presidente: lascerà l’incarico a fine aprile.
Di Pedemontana si parlerà ancora il 7 aprile, quando Di Pietro incontrerà l’assemblea dei sindaci in Provincia. In sospeso c’è ancora la questione diossina, dal momento che i terreni intorno a Seveso risultano tuttora contaminati dopo il disastro Icmesa del 1976. Tanto che per molti, ambientalisti prima di tutto, la soluzione migliore resta quella di bloccare il cantiere: «Noi continuiamo a dirlo – afferma per esempio Alberto Colombo, di Insieme in Rete -: l’unica soluzione applicabile per risparmiare è la rinuncia al completamento di quest’inutile autostrada, che è pure senza copertura economica». «Stiamo parlando di un progetto da concretizzare durante i lavori di realizzazione delle tratte mancanti dell’autostrada, tratte che non hanno ancora visto l’approvazione dei progetti esecutivi e che mancano completamente dei necessari finanziamenti – conclude Corbetta -. Insomma, stiamo parlando di un progetto al momento ancora ben di al di là dall’essere realizzato. La soluzione più intelligente a tutti i problemi di Pedemontana resta quella di fermare l’opera là dove è arrivata e lavorare sul miglioramento del trasposto pubblico e della rete viaria esistente».