Contenzioso tra Rsa San Francesco e il comune di Nova: lettera

Riceviamo e pubblichiamo la lettera giunta questa mattina alla nostra redazione.
Riceviamo e pubblichiamo la lettera giunta questa mattina alla nostra redazione.
“Gent.mo Direttore,
le scrivo in merito al contenzioso che è in atto tra la casa di riposo “ San Francesco” e il comune di Nova Milanese. La questione ha già trovato spazio sulle pagine del Suo giornale. Per questo interessamento non posso che esprimere un personale ringraziamento anche a nome di coloro che, quotidianamente, sono impegnati nell’esercizio di un’attività di aiuto e sostegno in favore di persone fragili.
Tuttavia ho ritenuto necessario inviarLe questa nuova lettera per fornire un quadro più esaustivo del benessere che la RSA contribuisce a generare nell’ambito territoriale in cui opera.
Sono certo che non si tratti di argomenti di poco conto in un periodo storico, come quello attuale, caratterizzato da diffusa preoccupazione per il futuro del Paese. Eppure, se Lei ed i suoi Lettori avrete la pazienza di leggere queste poche righe, vi renderete conto degli effetti benefici che la mia scelta imprenditoriale ha prodotto. Una scelta maturata poco più di quindici anni fa, allorquando decisi di investire ogni mia risorsa, economica e personale, in un settore in cui è dirimente la presenza di soggetti, pubblici e privati, in grado di assumersi la responsabilità di prendersi cura di chi rischia l’esclusione sociale.
In considerazione di ciò, devo precisare che il contenzioso avviato dal Comune di Nova Milanese, del quale ho appreso solo grazie alla carta stampata, non ha avuto né avrà alcuna ripercussione sulla comunità come invece qualcuno ha scorrettamente fatto intendere. La passione e l’impegno di coloro che operano nelle RSA non verranno mai meno perché a tutti è chiaro che, a prescindere dalle beghe burocratiche, la missione dell’associazione e della cooperativa non è mai stata messa in discussione né sarà oggetto di ripensamento. Rispondere alla domanda di salute e di assistenza sociale espressa dal territorio resta un punto saldo del nostro agire.
Al di là, quindi, della questione relativa agli 11 posti letto riservati al settore servizi sociali del comune (che diverrano 12 solo a partire da ottobre prossimo), intendo mettere l’accento su altri aspetti di sicuro rilievo. Con questo non intendo tralasciare un punto essenziale della mia condotta e di quella dei miei più stretti collaboratori: l’obbligo morale, prima ancora che giuridico, di onorare gli impegni assunti attraverso qualsivoglia atto formale sottoscritto con la Pubblica Amministrazione. Tuttavia, arrivati a questo punto, è necessario porre l’attenzione sulla miopia, che si staglia evidente agli occhi di chi riesca a vederla, di avviare un contenzioso costoso per la collettività, e sull’incapacità di “leggere” i numeri che la RSA produce, da un lato, in favore della comunità novese in termini di posti di lavoro; e, dall’altro, a vantaggio dell’ente comunale sotto il profilo economico e finanziario.
Tutto questo si traduce in dati statistici e di bilancio che farebbero la gioia di qualsiasi funzionario pubblico e da cui ci si attenderebbe umana gratitudine e non aperta ostilità…
Eccoci, dunque, al punto.
Innanzitutto è bene far presente che l’associazione e la cooperativa sociale non perseguono fini di lucro e contribuiscono in modo significativo al gettito erariale del Comune. Sto parlando di cifre che, nel quadriennio 2013-2016, ammontano a oltre 380 mila euro per il pagamento della sola IMU ed a € 112mila per la sola TARI. È come se la ONLUS coprisse, da sola, l’intero costo per la cultura. Si sommino a questi denari anche i 3mila euro annui che i 39 lavoratori residenti a Nova Milanese (39 su 160!) versano nelle casse dell’ente sottoforma di addizionale comunale.
Si aggiunga, inoltre, il beneficio economico generato dagli undici posti letto riservati: oltre € 300mila l’anno che, allo scattare del dodicesimo, supereranno i € 330mila! A questi importi si devono addizionare le pensioni che il “palazzo” incassa da coloro che sono ricoverati nella casa di riposo.
Un ultimo dato – “ultimo” certamente non per la rilevanza della cifra – è rappresentato dai 600 milioni delle vecchie lire, oltre 300mila euro di oggi, già a suo tempo versati allo stesso ente pubblico per il “prato” su cui, in seguito, sono sorti luoghi di presa in carico delle fragilità e da cui sono derivati centinaia di posti di lavoro.
Tralascio volutamente i numeri riguardanti l’indotto generato dalla residenza. Mi limito a far presente che, dietro ad essi, si celano ulteriori ed altrettanto positive ricadute su Nova Milanese e sui territori limitrofi.
Dinanzi a tutto questo, credo in molti si staranno domandando: com’è possibile che l’operato di un imprenditore possa divenire oggetto di un contenzioso basato su un’interpretazione, capziosa e cavillosa, dell’articolo di una convenzione? Com’è possibile che il denaro dei cittadini possa essere così malspeso? È questo il modo di ripagare l’impegno profuso da una persona che ha sacrificato la sua intera vita per creare il maggior benessere possibile, ovunque abbia deciso di posare la pietra di ogni nuova iniziativa imprenditoriale? Perché, dunque, ci stiamo confrontando su questi temi anziché dedicarci a cose più costruttive? È più grave non accettare acriticamente un diktat di qualche funzionario o, com’è avvenuto, che la segnalazione di un posto letto vacante, riservato al Comune, cioè alla cittadinanza novese, non sia stata ritenuta degna neanche di una risposta?
“Non mi piacciono gli uomini irriconoscenti nell’azione e filosofi solo a parole”, recita un antico adagio. È chiaro che, di fronte a tale astio, il progetto di un nuovo investimento su Nova Milanese, finalizzato ad ampliare la RSA, di cui avevo già entusiasticamente reso partecipe alcuni amministratori locali, è da considerare del tutto tramontato, con buona pace della mia ben nota intrapredenza imprenditoriale e, ca van sans dire, delle altre decine di nuovi impieghi che avrei potuto garantire.
Cav. Mario Pozzoli