“La situazione portata alla luce dal Rapporto sulla finanza pubblica presentato dalla Corte dei Conti è quella che noi denunciamo da 5 anni, insieme al costo dell’energia che le pmi devono sopportare in Italia e alla difficoltà di accesso al credito sulla base delle norme di Basilea 3” ha dichiarato con amara soddisfazione Paolo Agnelli Presidente di Confimi Industria Confederazione dell’industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata.
Gli fa eco Nicola Caloni, imprenditore brianzolo associato a Confimi, che afferma: “Se si vuole rilanciare il manifatturiero non si può fingere che non ci sia un disequilibrio tra la pressione fiscale e il costo dell’energia che le ditte italiane sono costrette a subire rispetto ai concorrenti esteri. Adesso è anche la corte dei conti che sottolinea la questione.”
Dal rapporto emerge un quadro drammatico dove la pressione fiscale sulle medie imprese in Italia è al 68,4%, 25 punti oltre la media europea, mentre il cuneo fiscale – cioè la differenza tra il costo del lavoro a carico dell’impresa e il netto in busta paga dei lavoratori – è del 49% ed eccede di 10 punti la media Ue. “La domanda che ci poniamo, e che ora sembra essere vidimata anche dalla magistratura tributaria, è come pensiamo in questo contesto di poter essere competitivi?” prosegue Agnelli.
“Ora, per il bene delle nostre PMI che, ricordiamolo, costituiscono oltre il 90% del tessuto produttivo ed economico del nostro paese, non possiamo che lanciare un nuovo invito alla Corte dei Conti” sottolinea Agnelli “che si avvii finalmente un rapporto anche sui costi dell’energia, che in Italia sono i più alti d’Europa”.
In base ai dati Eurostat infatti nella fascia dei consumi delle PMI il differenziale Italia–EU27 è del +87%. “Non solo” ricorda il presidente di Confimi in chiusura “le pmi pagano anche il 61% in più delle grandi imprese di casa nostra e finanziano con il 25% dei loro consumi elettrici le nuove fonti rinnovabili”.
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