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Provincia, ‘Ndrangheta e cornetti: sotto la lente appalto ristorazione

Secondo un esposto presentato in Procura il servizio di fornitura distributori e gestione bar avrebbe a che fare con pregiudicati.

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Un caffè al veleno per la Provincia di Monza. Secondo un esposto presentato alla Procura della Repubblica la cooperativa sociale che ha vinto l’appalto per la fornitura di distributori automatici e per la gestione del servizio bar e ristorazione all’interno della sede di via Grigna, avrebbe a che fare con personaggi legati al mondo della criminalità organizzata e il bar sarebbe gestito dalla moglie di un boss della ‘ndragheta.

Il servizio di ristorazione e fornitura distributori è stato affidato nel 2015 a una cooperativa di Varese, la Mar Multiservizio. Il problema, secondo quanto indicato nell’esposto, nascerebbe dal fatto che attorno alla coop graviterebbero alcuno soggetti che hanno avuto diversi guai con la legge: associazione a delinquere e truffa ai danni di enti previdenziali, associazione a delinquere di stampo mafioso e via di questo passo. Inoltre, la donna deputata alla gestione del bar e a servire i caffè ai dipendenti sarebbe la moglie di uno di questi pregiudicati.

La reazione della Provincia – La notizia ha provocato un piccolo terremoto negli uffici della Provincia, che ha precisato la posizione attraverso un comunicato. “La Provincia precisa che il contratto è stato stipulato il 3/3/2015 con il legale rappresentante della Cooperativa stessa – ha scritto l’ufficio Stampa -. Ciò a seguito di regolare procedura selettiva destinata a cooperative sociali di tipo B, iscritte all’albo regionale, per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate, tra cui disabili e soggetti in carico ai servizi sociali”. E ancora: “La società, con sede a Varese, ha superato i controlli ex-lege previsti dalla procedura di gara, e risulta oggi affidataria – tra l’altro – di analoghi servizi di ristorazione anche per altri enti pubblici a Brescia e a Mantova. La Provincia conferma di aver fornito agli inquirenti già un mese fa gli atti utili allo sviluppo delle indagini in corso”.

Sulla questione è intervenuto anche Gianmarco Corbetta, consigliere regionale Movimento Cinque Stelle. “Questa vicenda ha dell’incredibile e dimostra come ci siano ancora troppi buchi nella difesa contro le infiltrazioni mafiose – ha commentato il consigliere -. Buchi nel codice degli appalti ma buchi anche nei sistemi di controllo. E’ mai possibile che nessuno se ne fosse accorto fino ad oggi? E il sistema di certificazione antimafia perché non ha funzionato?”.

 

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