Ambiente

Aria irrespirabile in Lombardia. Monza: 31 giorni “neri”

Ieri anche Milano ha consumato la franchigia annuale dei 35 giorni ammessi dalla legge per il superamento del limite di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10.

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L’aria a Monza, come nel resto della Lombardia, continua ad essere irrespirabile. Sono 31 i giorni “neri” registrati nel capoluogo brianzolo. Dati che fanno preoccupare quelli diffusi da Legambiente. Per 8 albe consecutive i livelli di Pm10 nella città di Teodolinda hanno superato i limiti (60,48 media pm10 da inizio 2017).

Ieri, poi, anche Milano ha consumato la franchigia annuale dei 35 giorni ammessi dalla legge per il superamento del limite di 50 microgrammi per metro cubo di Pm10. Da oggi il capoluogo lombardo è fuori legge, così come Cremona, che registra il 42esimo giorno di sforamento da inizio anno. Nell’ultima settimana a Milano non è passato giorno senza che almeno una centralina Arpa registrasse valori sopra i limiti e a Brescia e Cremona sono addirittura 11 i giorni consecutivi di aria malsana. Una situazione che mette in evidenza come, non solo non esistano misure strutturali per combattere lo smog, ma che anche il Protocollo Aria si sia dimostrato fallimentare.

La Commissione Europea ha avviato la seconda fase della procedura di infrazione contro l’Italia e altri Paesi Europei rispetto all’eccesso di biossido di azoto anche per l’area padana dovuto, in particolare, alla mobilità soprattutto legata ai motori diesel. Il Governo italiano ha tempo due mesi per dichiarare quali azioni metterà in campo per non essere multata e censurata nuovamente.

“Siamo di fronte all’ennesima dimostrazione che, nonostante le continue sollecitazioni, Regione Lombardia si è dimostrata incapace di agire in maniera risolutiva sulla questione inquinamento dell’aria – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Torniamo ancora a chiedere la convocazione urgente di un Tavolo Aria che coinvolga tutti i Comuni dell’area critica per la definizione di nuove e più stringenti misure strutturali, che non si fermino al mero intervento d’emergenza. L’area padana è salita sul banco degli imputati attraverso l’apertura di una procedura d’infrazione per quanto riguarda il biossido di azoto. Ma ancora una volta la Regione non ha bloccato i diesel, che rappresentano la fonte principale di emissione, come invece previsto da una delle misure contenute nel Piano Aria. Lo smog non si ferma ai confini territoriali: solo l’azione unitaria può contrastare una situazione che rischia di diventare drammatica per la salute dei cittadini”.

 

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