Politica

Trump presidente, la reazione dei politici brianzoli tra dubbi e lezioni da imparare

L'elezione di Donald Trump a presidente degli Usa tiene banco ovunque. Ne abbiamo parlato con i politici brianzoli. C'è chi è preoccupato, ma qualcuno vede anche spunti interessanti.

donald trump presidente stati uniti - web

Rispetto per l’esito legittimo del voto, ma più di una perplessità sul futuro. Sono i sentimenti prevalenti della politica brianzola di fronte all’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America. Il tycoon di New York ha prevalso nettamente sulla democratica Hillary Clinton in maniera del tutto inaspettata. Almeno a sentire i sondaggi della vigilia e i pareri dei principali network televisivi e testate giornalistiche americane.

Tutti davano per certo il successo dell’ex first lady. Anche la sera prima del voto l’ascesa alla Casa Bianca della prima donna candidata alla presidenza degli Usa sembrava non essere in discussione. Invece, come tutti sanno ormai, è andata diversamente.

E così, anche a guardare la situazione dalla Brianza, tra i primi sconfitti alle elezioni americane ci sono proprio analisti, opinionisti e presunti vaticinatori. “Crediamo ancora ai sondaggi, ma ormai è chiaro che succede tutto il contrario di quello che dicono” afferma Andrea Monti, Capogruppo della Lega Nord nel Consiglio provinciale di Monza e Brianza. Dall’altra sponda politica, gli fa eco la sindaco di Arcore, Rosalba Colombo, rieletta a giugno di quest’anno e sostenuta dal Pd e da una coalizione di centro sinistra. “I sondaggi – afferma – contano niente, in Italia, come negli Usa”. Scanagatti-Roberto-new-mbLa Clinton, però, non ha perso sicuramente per colpa di chi prevedeva la sua vittoria. Scendendo nel dettaglio del risultato elettorale, le ragioni sono molto più profonde e ancora da analizzare in tutta la loro complessità. “Non ha vinto Trump, ma hanno perso la Clinton e il Partito democratico a stelle e strisce – afferma l’Assessore comunale all’Istruzione, Personale e Servizi al Cittadino, Rosario Montalbano – la candidatura della Clinton non mi ha convinto sin dall’inizio, credo che gli americani si siano stancati dei ritorni sotto mentite spoglie di dinastie monarchiche. Possibile che su 250 milioni di abitanti  – continua – si dovesse puntare sulla moglie di un ex presidente?”.

Insomma alla quasi 70enne Clinton non è bastato spingere sulla possibile novità della prima donna alla Casa Bianca. “E’ emersa la crisi della vecchia politica – afferma Monti – negli Usa è già arrivata e da noi sta arrivando la coda dell’effetto della globalizzazione, agli americani interessa avere i soldi per mangiare e non che Trump in passato abbia toccato il sedere a qualche donna”.

Ora, comunque, molti devono fare i conti con la preoccupazione generata dall’arrivo del magnate di New York a Washington. “Di fronte alla democrazia, ci si deve inchinare sempre – spiega il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti – certo che se Trump dovesse confermare un decimo di quello che ha detto in campagna elettorale, ci sarebbero grossi problemi sul fronte, ad esempio, dei diritti civili e della politica internazionale”. Le prime dichiarazioni di colui che è stato definito il “Berlusconi d’America”, però, sembrano andare in una direzione positiva. “Spesso si alzano i toni per avere i voti – afferma Scanagatti – poi l’atteggiamento si ammorbidisce alla prova del governo”. A pochi giorni dal voto presidenziale americano, è già partito il tam tam sulle conseguenze della salita al potere del pittoresco Donald. Lo andrea montiscenario, tra nuove barriere alle frontiere, accordi commerciali da rivedere e l’amicizia con Putin nella polveriera Siria, potrebbe essere fosco sul piano internazionale. Anche sul fronte sociale.

“Temo molto le posizioni discriminatorie di Trump verso certe realtà e il suo intento di bloccare il percorso sull’assistenza avviato da Obama – spiega la sindaco di Lissone, Concetta Monguzzi – credo, infatti, che la sicurezza vada cercata in un percorso di inclusione per dare alle persone un luogo in cui poter crescere ed avere un futuro”. Se per il contesto mondiale Trump è, secondo molti, un possibile pericolo, a Monza e dintorni, forse, lo è molto meno. “Non vedo ricadute sul piano economico per la Brianza (nel nostro territorio ci sono 60 aziende guidate da marchi con sede in America,Ndr) – afferma Scanagatti – le aziende si muovono in maniera indipendente dalla politica e semmai il problema è che quest’ultima abbia la capacità di determinare scelte. Per quanto ci riguarda – continua – contiamo di mantenere lo stretto rapporto di collaborazione che si è creato con il Console Generale degli Stati Uniti a Milano, Philip T. Reeker”.
Dagli Usa a Monza, allora, più che sull’economia, una lezione potrebbe arrivare per la politica locale. Di qualsiasi schieramento ed orientamento. “Dobbiamo prendere spunto dall’attenzione ai problemi veri delle persone – afferma il Capogruppo della Lega Nord in Consiglio Provinciale – è questo che ci deve insegnare la vittoria di Trump”. Qualche insegnamento, anche se di diversa natura, sembra esserci anche per il centro-sinistra. “Il Pd deve imparare a non tirare troppo la corda – spiega Montalbano – deve lasciare agli elettori gli spazi democratici a cui hanno diritto”. Un velato riferimento alle tante divisioni interne al Partito democratico per il referendum costituzionale del 4 dicembre?

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