Attualità

Legge sugli sprechi alimentari: gli operatori apprezzano (ma non sempre la conoscono)

La legge sugli sprechi alimentari è stata approvata lo scorso agosto. Abbiamo chiesto l'opinione dei commercianti e del settore no-profit. Tutti apprezzano l'iniziativa, ma non sempre la conoscono.

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L’attenzione generale al tema degli sprechi alimentari non manca. Ma ognuno tende a muoversi per conto proprio e secondo la propria sensibilità. E, soprattutto, non sono molti gli esercizi commerciali che, a Monza, conoscono la nuova legge approvata definitivamente in Senato lo scorso 2 agosto. Il testo normativo, composto da diciotto articoli, prevede facilitazioni per i cittadini e le aziende, dai ristoranti ai supermercati fino ai piccoli negozi, che vogliono donare le eccedenze di cibo a chi ne ha più bisogno. Come, ad esempio, la possibilità per i Comuni di ridurre la Tari sulle utenze non domestiche a chi decide di darsi da fare su questo fronte. La legge contro gli sprechi alimentare era molto attesa dalle onlus e dagli operatori della filiera della solidarietà. Ma, evidentemente, deve ancora essere recepita completamente dal primo anello della catena, i singoli commercianti.

Spalto10L’impressione, infatti, è che due mesi non siano stati ancora sufficienti per diffondere i principi della recentissima norma. “Ne ho sentito parlare, ma sinceramente non conosco i dettagli – ci conferma Giampietro Meroni, consigliere dell’Unione Commercianti di Monza e circondario e referente per il Commercio del Distretto di Monza – in linea di principio la nostra associazione è assolutamente d’accordo con questa legge. Non a caso – continua – noi, qui a Monza, in un certo senso, c’eravamo mossi in anticipo, con la campagna ‘Tenga il resto’, per sensibilizzare i cittadini contro lo spreco alimentare e per il recupero dei pasti non completamente consumati”. L’iniziativa, promossa dal Comune di Monza e realizzata in collaborazione con Confcommercio di Monza e il Consorzio nazionale per il recupero degli imballaggi in alluminio (Cial), in effetti, era partita già nel 2014. Il capoluogo della Brianza fu il primo in Italia a mettere in campo un progetto di questo tipo. Una trentina di locali, tra ristoranti, pizzerie, bar e pubblici esercizi, hanno fatto richiesta delle vaschette di alluminio, distribuite gratuitamente, per permettere ai clienti di portare a casa le eventuali eccedenze delle consumazioni. “Tenga il resto” aveva una durata prestabilita di un anno. Ed era nata anche nel clima di Expo 2015. Che, con il tema centrale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, poneva l’accento proprio sull’1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato e sugli 870 milioni di persone denutrite nel mondo. Poi, però, della campagna promossa dal Comune di Monza e della sua opera di educazione per dare valore e importanza a quello che mangiamo, si sono un po’ perse le tracce. “Noi siamo subentrati alla vecchia gestione del locale a febbraio di quest’anno e non sappiamo nulla di questa iniziativa – spiega ‘Spalto10’, uno dei ristoranti in centro a Monza, che aveva aderito a ‘Tenga il resto’ – in ogni caso siamo sensibili al tema degli sprechi, ma, fino ad ora, non ci siamo rivolti ad associazioni come la Caritas. Abbiamo non tanti coperti e, quindi, poche eccedenze – continua – ma a fine serata diamo del cibo ai giovani extracomunitari che abitano nel nostro stesso palazzo”.

In Brianza il giudizio sulla legge contro gli sprechi alimentari da parte degli operatori, profit e non-profit, del settore alimentare resta moltocolletta-banco-alimentare positivo. “Siamo in un’epoca in cui bisogna incentivare i consumi e non gli sprechi – afferma Alberto Zanardo, segretario della Fisar-Monza (Federazione italiana sommelier, albergatori, ristoratori) – quindi tutto quello che va in questa direzione è ben accetto. Dobbiamo studiare ancora la nuova norma, ma cerchiamo di fare la nostra parte – continua – ad esempio tutti gli anni diamo il nostro supporto ad una cena di beneficenza organizzata dall’Opera San Francesco”. Chi conosce molto bene i dettagli della nuova legislazione in materia è il Banco Alimentare della Lombardia, che ha la sua sede a Muggiò. “Il grande merito è quello di mettere a sistema e semplificare una serie di precedenti norme in tema fiscale ed igienico-sanitario – afferma Marco Magnelli, direttore dell’associazione – ci trovano pienamente in sintonia anche gli aspetti culturali ed educativi”. Gli sprechi alimentari, che in Italia costano 12,5 miliardi di euro, sono, infatti, un tema delicato. E per affrontarlo bisogna partire dall’educazione dei più giovani e dal sensibilizzare l’opinione pubblica. “In Lombardia ci sono 670mila indigenti, un numero in aumento rispetto all’anno scorso – spiega Magnelli – metà di queste persone sono italiane ed un terzo minori”. Il lavoro da fare, quindi, è davvero tanto. “Noi distribuiamo 17mila tonnellate di alimenti ed aiutiamo poco più di 200mila persone – chiarisce il direttore del Banco Alimentare della Lombardia – mi auguro che con la nuova legge e i tavoli di discussione, di cui facciamo parte, si abbiano ancora più risultati concreti”. Molto dipenderà anche dai fondi a disposizione. Il testo appena approvato in Parlamento prevede, nel 2016, 2 milioni per il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti. E un milione all’anno per i prossimi tre anni per far partire progetti innovativi per la riduzione degli sprechi e l’impiego delle eccedenze. “Ci vogliono le risorse adeguate per le infrastrutture logistiche come i magazzini e le celle frigorifere dove conservare il cibo recuperato o il carburante per i furgoni da mandare in giro per la raccolta – afferma Magnelli – questa resta un punto ancora aperto. Altrimenti – continua – il rischio è di aumentare il cibo in eccedenza, ma non riuscire poi a distribuirlo a chi ne ha bisogno”.

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