Cultura

Cultura in Brianza, l’esperta Forlanelli Rovati: “Mancano coordinamento e iniziative”

Qual è lo stato della cultura in Brianza? Tra buone potenzialità e scarso spazio ai giovani, ecco l'opinione di Giovanna Fornalli Rovatrice, fondatrice della casa editrice Johan & Levi.

giovanna-forlanelli-mb (Copia)

Un ragazzo intelligente e dalle grandi capacità, ma troppo disorganizzato e anche un po’ svogliato per riuscire a sfruttare tutte le sue qualità. Questa è l’immagine che potrebbe venire in mente quando si parla di cultura in Brianza. Un territorio contrassegnato per decenni come luogo industriale e produttivo. Che, però, ha anche tesori artistici di grande pregio. Purtroppo, ancora oggi, non completamente valorizzati. Forse, allora, è giunta l’ora di fare il punto della situazione. Dire chiaramente, se ci passate il gioco di parole, qual è lo stato dell’arte a Monza e dintorni. E, da qui, partire verso nuovi orizzonti.
Per farlo ci siamo affidati ad un’esperta del settore, Giovanna Forlanelli Rovati. Che, oltre ad essere general manager di Rottapharm Biotech, nel 2005 ha fondato una casa editrice indipendente, la Johan & Levi, dedicata all’arte contemporanea, con sede proprio nel capoluogo brianzolo. E’, inoltre, un’appassionata collezionista. E ha le idee piuttosto chiare su quello che sarebbe necessario fare per far decollare l’offerta culturale in Brianza.

Johan-and-Levi-arte-spazio-ok“Prima di tutto ci vuole un coordinamento tra le varie iniziative presenti sul territorio – afferma Fornanelli Rovati – questo potrebbe consentire di avere un calendario unico ed evitare sovrapposizioni tra i vari eventi. Poi – continua – sarebbe fondamentale una comunicazione congiunta, che darebbe più peso a tutto il settore e costituisce la base del cosiddetto marketing culturale e territoriale”. Proprio su questi aspetti la situazione in Brianza sembra piuttosto deficitaria. “L’impressione è che manchi una politica chiara ed un vero polo attrattore – sostiene l’editrice della Johan & Levi – ci sono realtà interessanti, come il Museo d’arte contemporanea di Lissone, che si sta facendo conoscere con mostre piccole e ben organizzate, ma non sono messe in rete tra loro”. E l’impressione è che il discorso valga in provincia come nel capoluogo. “A Monza il binomio Cappella degli Zavattari-Museo del Duomo è veramente unico, ma resta a sé stante – spiega la Forlanelli Rovati – non c’è relazione nemmeno con i vicini Musei civici, riaperti due anni fa e dedicati proprio all’arte del territorio, ma ancora nel pieno delle polemiche per le spese e lo scarso pubblico”.

Le criticità si acuiscono, poi, se ci si focalizza sulla promozione dei giovani artisti locali. “L’Ipsia e la Scuola d’Arte sono un’ottima palestra, non supportata, però, da un sistema strutturato di bandi e borse di studio – afferma la general manager di Rottapharm Biotech – ci sono pochi spazi per i giovani, uno potrebbe essere la Galleria civica, dove si punta, però, più su artisti locali di una certa età, mentre varrebbe la pena, magari, fare un concorso e permettere a giovani della città di avere l’opportunità di esporre le proprie opere”. Anche perché sono proprio le occasioni a mancare per chi decide di intraprendere una carriera artistica. E anche quando ci sono, hanno connotati particolari. Come nel caso della Biennale Giovani Monza. “Ha più un respiro nazionale e non a caso nell’edizione del 2017 le Accademie italiane diventano i principali partner dell’iniziativa per creare un primo ponte di collegamento tra le aule d’insegnamento e la carriera artistica – spiega l’editrice della Johan & Levi – in un senso più generale, comunque, anche la Biennale non è favorita da un meccanismo che negli anni l’ha spostata dalla Villa Reale all’Arengario per poi trovare sede, nella prossima edizione, al Serrone”.

Se, quando si parla di cultura in Brianza, i colori scuri sembrano prevalenti, come ci insegna la teoria dell’arte, anche i colori chiari hanno il monza-villa-reale-ville-aperte-2014-mb1-600loro spazio. Per fortuna. “La riapertura della Villa Reale due anni fa è un elemento molto positivo – sostiene la Forlanelli Rovati – ha creato un interesse generale e dato entusiasmo ad associazioni e piccole start up per l’organizzazione di eventi in città. La Villa Reale ha fatto capire che Monza non è solo il Parco e l’Autodromo – continua – è diventata anche luogo di mostre interessanti, soprattutto legate alla fotografia, che possono essere fatte con budget relativamente limitati e sono più facili da organizzare rispetto all’esposizione di opere di un Manet o Picasso”. Anche su questo versante, comunque, resta ancora molto da fare. “Ora c’è da lavorare sul collegamento tra la Villa reale e le altre attrazioni della città – afferma la collezionista d’arte – io non voglio fare un discorso politico, ma è compito delle istituzioni locali e di chi ha le competenze trovare il modo di farlo”. Il bacino d’utenza, d’altro canto, è considerevole. “Una ricerca di Confindustria Lombardia ha messo in evidenza che la Brianza è uno dei territori più attivi della Regione sul fronte dell’industria creativa – spiega Forlanelli Rovati – qui c’è voglia di vedere mostre, spettacoli ed eventi, ma spesso si finisce per convergere su Milano”. E, proprio in relazione al capoluogo meneghino, il futuro potrebbe riservare importanti novità. “Nello sviluppo dell’arte le infrastrutture fanno molto – continua – se veramente, come si dice, ci sarà il prolungamento della metropolitana fino a Monza, potrebbero esserci interessanti benefici”. Per il momento, sperare non costa niente.

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.
Più informazioni
commenta