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Il monzese Zangari presidente della Carrarese. “Buffon sarà mio socio”

Un monzese è il nuovo presidente della Carrarese Calcio. Si chiama Salvatore Zangari, ha 55 anni, abita nel quartiere Regina Pacis e di professione è imprenditore multistasking.

salvo zangari

Un monzese è il nuovo presidente della Carrarese Calcio. Si chiama Salvatore Zangari, ha 55 anni, abita nel quartiere Regina Pacis e di professione è imprenditore multitasking.

Palermitano di nascita (è tifoso dei rosanero), vive nel capoluogo della Brianza dal 1989 e proprio col Monza ha iniziato il suo percorso di dirigente sportivo. Dopo le esperienze a Lecco e a Sesto San Giovanni ha deciso di provare a fare il presidente di una società professionistica. La neonata Carrarese 1908, che ha rilevato al Tribunale fallimentare il titolo sportivo di Divisione Unica di Lega Pro dalla Carrarese, avrà lui al timone del club in virtù della sua quota di maggioranza relativa, pari al 40% del capitale sociale.

Lo abbiamo intervistato in anteprima mentre si trovava in un locale milanese in compagnia del noto manager Lele Mora, durante un “break” del calciomercato. Innanzitutto, perché un palermitano di nascita e monzese d’adozione si è interessato alla Carrarese?
“Aldilà della passione per il calcio, che non conosce confini, sono rimasto piacevolmente colpito dalla gente di Carrara che ho conosciuto grazie al fatto di godere da anni di una casa a Marina di Massa. Con loro ho creato buone relazioni fino al punto che l’imprenditoria locale mi ha coinvolto in questa operazione di rilancio della Carrarese, a partire dal salvataggio del titolo sportivo professionistico. Purtroppo la stessa cosa non si è verificata un anno fa col Monza, né prima né dopo il fallimento, nonostante i messaggi di disponibilità inviati all’imprenditoria brianzola”.

Chi saranno i suoi nuovi compagni d’avventura?
“Una società di carraresi costituita appositamente i cui soci saranno perlopiù imprenditori del settore lapideo (dovrebbero essere 6 soggetti con quote uguali, ndr). Uno di loro molto probabilmente sarà Gigi Buffon”.

Il portiere della Juventus e della Nazionale, che da ragazzo era un ultrà dei gialloblù toscani, è stato socio unico e successivamente socio di minoranza della fallita Carrarese. Reinserirlo nella nuova società è una scelta coerente?
“Sì, perché è una persona molto capace. La Carrarese è fallita quando lui era socio di minoranza, dunque non è responsabile di quanto avvenuto”.

Anche lei è stato spesso socio di minoranza, a cominciare dal Monza Brianza 1912: come mai aveva creato una cordata per acquistarlo dal Gruppo Begnini nel 2009?
“C’era il club professionistico della città in cui vivevo, e vivo tuttora, in vendita e la molla della passione per il calcio era scattata. Poi gli amministratori locali e alcune persone che conoscevano sia noi che i componenti dell’altra cordata (quella finanziata dagli olandesi Clarence Seedorf e Jan Lagendijk, ndr) ci avevano fatto incontrare e così io mi ero accontentato del 20% e i miei soci del 29%. Speravo da consigliere di essere comunque l’attore principale nel settore giovanile, però dopo poco tempo avevo compreso che con la parte di maggioranza non ci si intendeva sulle scelte da operare né lì né in prima squadra. Nella stagione successiva la mia cordata aveva ridotto la propria quota al 12% ma la decisione, dopo l’esonero di Alessio De Petrillo, di non affidare la panchina alla coppia formata da Fulvio Saini e Riccardo Monguzzi (ai quali era stato preferito Corrado Verdelli, con cui la squadra aveva poi avuto un pessimo rendimento finendo col retrocedere in Seconda Divisione, ndr) mi aveva indotto a dare le dimissioni. In generale quella monzese non era stata un’esperienza positiva”.

Anche quella successiva nel Lecco 1912 era finita con una retrocessione, ma in Serie D…
“Ero entrato con una mia società, Zetaprojects, con la quota del 20% per gestire il settore giovanile. A un certo punto, però, a causa delle mancanze del socio di maggioranza ero stato costretto a supportare anche la prima squadra. Nonostante i miglioramenti in classifica non si era riusciti a mantenere il professionismo. A fine stagione avevo proposto al socio di invertire le parti, ma la risposta era stata negativa”.

In ogni caso Salvo Zangari era poi ripartito dalla Serie D, con la Pro Sesto…
“Sì, la società era appena stata promossa. La Zetaprojects aveva acquisito l’80% delle quote lasciando a Nicola Radici il 20%. Finalmente a Sesto San Giovanni sono stato socio di maggioranza ricoprendo la carica di presidente fino a un anno fa. Due anni fa già avevo ridotto la mia quota per far entrare Mauro Ferrero e nell’ultima stagione ho fatto il consigliere col solo 15% delle quote”.

Come mai si è disimpegnato dal club biancoceleste?
“La passione per il calcio c’è, l’interesse per la società c’è, ma l’Amministrazione comunale mi ha risposto ‘no’ alla richiesta di concessione pluridecennale della gestione dello stadio Breda. Per permettere l’autosostentamento dei club calcistici (che notoriamente sono quasi tutti in passivo coi conti, ndr) è necessario concedere loro un lungo periodo di gestione degli stadi in modo che possano investire in attività commerciali”.

Le piacerebbe un giorno tornare al Monza?
“Sì, sarebbe bello. Qui vivo con la mia famiglia e qui si svolge la gran parte della mia vita sociale”.

E al Palermo ha mai pensato?
“Non esageriamo. Ho proprio qui davanti a me il presidente Maurizio Zamparini e so quante disponibilità ci vogliano. Poi è troppo distante da Monza”.

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