Opinioni

Rapine in villa degli ultimi anni, le violenze e le condanne

Violentati nella privacy della propria casa, alcuni vengono picchiati mentre le loro donne stuprate. I tanti casi, le condanne e gli ultimi avvenimenti

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Violentati nella privacy della propria casa, alcuni cittadini vengono picchiati mentre le loro donne stuprate, a causa di un orologio di troppo nel cassetto o per la “sfortuna” di essere riusciti a costruirsi una villetta, dopo anni di duro lavoro.

Questa è la panoramica delle numerose rapine violente in abitazione, o furti divenuti tali, che ormai affollano le pagine dei nostri giornali. In questi ultimi mesi però, qualche vittima ha iniziato a reagire. A Vaprio D’Adda e Rodano i proprietari di casa hanno sparato e, seppur dichiarando apertamente di non aver mai voluto essere costretti a farlo, hanno ucciso due rapinatori. “Ho avuto paura, non sapevo chi avevo davanti” ha dichiarato il primo “hanno minacciato di spezzare le dita alla mia bambina”, il secondo. Francesco Sicignano, Vaprio D’Adda, attualmente è indagato per omicidio volontario. Rodolfo Corazzo, Rodano, ha ricevuto venerdì l’avviso di garanzia per eccesso colposo di legittima difesa.Difficile trovare il bandolo della matassa quando la criminalità comune si fa così violenta e le persone iniziano ad avere seriamente paura.
Guardando al passato, in episodi in cui i rapinati non hanno avuto modo di reagire, la palla è passata poi nelle mani della giustizia. Alcune delle vicende narrate qui sotto hanno avuto tristi epiloghi per le vittime. I malviventi però, non hanno mai ricevuto condanne superiori a dieci anni. Molti di loro sono già fuori.
“Parla, dicci dove sono soldi e gioielli o continuiamo”. Così iniziò l’incubo della famiglia Biffi di Aicurzio, nel novembre di dieci anni fa. Esattamente dieci giorni fa, oggi. Cesare Biffi, sua moglie e suo figlio furono sorpresi in casa da quattro rapinatori. Erano rumeni e vivevano in un campo di Cinisello Balsamo. Quattro giovanissimi dal volto inumano, quattro persone che stuprarono e picchiarono una donna di cinquantanove anni fino a sfondarle la mascella. Quella donna oggi è morta. Il dolore, l’umiliazione e la paura non le hanno permesso di vincere un cancro che l’ha colpita pochi mesi dopo l’accaduto e in due anni se l’è portata via. Cesarino è stato in ospedale con le costole rotte, il loro figlio minore con una caviglia rotta e le urla di sua madre nelle orecchie. Il maggiore, che era fuori, rientrando ha messo in fuga i rapinatori.
La vita di quella famiglia non è più stata la stessa da allora. Lo stesso gruppo aggredì e picchiò un prete nella sua canonica, qualche giorno più tardi. Il più aggressivo dei malviventi non fu mai arrestato, riuscì a sfuggire alla cattura e probabilmente oggi è al sicuro nel suo paese. Per gli altri quattro le condanne sono state lievi. Oggi sono tutti a piede libero. Il massimo della pena è stato otto anni in contumacia per il capo branco mai preso.

E’ già libero anche uno dei i rapinatori che tre anni fa picchiarono l’immobiliarista Gianfranco Camnasio, 68 anni, di Meda, durante una rapina nella sua casa, bottino: 500 euro. L’imprenditore ha quasi perso un occhio per le botte ricevute, la sua compagna non si è mai ripresa dalla paura della pistola puntata alla testa. I rapinatori, italiani, se la sono cavata con condanne a cinque anni e due anni. Il più giovane di tutti in carcere non ci è mai entrato. Domiciliari perché incensurato e perché si è costituito.
Non va meglio nel resto d’Italia. Nel 2012 la contessa Mary Manfrin Rusconi morì a 48 ore dalla rapina subita nella sua villa di Siena. I tre rapinatori albanesi responsabili del colpo la picchiarono e trascinarono per la casa per i capelli, a ottantacinque anni. Il pm chiese l’ergastolo, ma il giudice condannò i tre a pene per massimo sei anni di reclusione. Uno di loro stava cercando la fuga in Lombardia e fu fermato a Cernusco sul Naviglio.

Durante una rapina ad un centro wind, nel vicentino, i titolari furono pestati a sangue per rapina. I due responsabili, un ghanese e un italiano, non hanno fatto nemmeno un giorno di carcere da quando sono stati individuati. Solo una denuncia, tanto che uno di loro è tornato a minacciare la moglie del proprietario del negozio.
C’è chi per la paura muore. Chi per il dolore si ammala, e muore. I responsabili se la cavano con poco.

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