Attualità

Nipoti torturate e uccise, la testimonianza contro violenza sulle donne

Dall’America alla Brianza per parlare della sua storia e portare avanti una campagna contro la violenza sulle donne,

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“Una mamma e la sua bambina di sei anni sono state uccise a coltellate a New Richmond”. Attacca così sui giornali americani la cronaca della morte di Courtney L. Bradford, 30 anni, e di sua figlia Jasmine di dieci, stuprata e bruciata viva dall’ex compagno di sua madre, lo scorso settembre. Dall’America alla Brianza per parlare della sua storia e portare avanti una campagna contro la violenza sulle donne, è la loro zia Shanna Damien. La donna, volata in Italia in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha deciso di collaborare con la onlus italiana “Bon’t Worry” (fondata da Bo Guerreschi) di cui è vicepresidente in Italia e in America, ed insieme a lei ha fondato la “Bon’t Worry International Foundation” in Usa.

Sono passati poco più di due mesi e Shanna fatica a parlare senza commuoversi di quanto accaduto. Il suo racconto, poi, è davvero difficile da credere. Purtroppo quando si leggono le cronache locali, ci si accorge che un essere umano a volte si rende responsabile di crimini indicibili.
Courtney , sua figlia Jasmine e il fratellino di cinque anni vivevano insieme in una villetta nel quartiere residenziale di New Richmond, Texas. Lo scorso 2 settembre il padre del più piccolo dei bimbi di Courteney lo stava riaccompagnando a casa dopo una giornata trascorsa insieme. Arrivato fuori dalla porta della villetta però, l’uomo ha notato del fumo provenire da sotto la porta di casa e ha chiamato i soccorsi. All’interno, tra il primo e il secondo piano, i poliziotti hanno trovato due cadaveri. In camera da letto, con numerose coltellate alla schiena e al fianco, Courtney era priva di vita. In cucina, con solo la maglietta del pigiama addosso, anche la piccola Jasmine era morta. Uccisa da pugni e coltellate alla testa. Segni di bruciature di sigarette, stupro e principio di incendio, martoriavano il suo piccolo corpicino. Più tardi i medici legali confermeranno che la bambina è stata bruciata mentre era ancora viva.
Accusato del brutale duplice omicidio è Cristian D. N., 37 anni e sud Americano. E’ stato fermato mentre guidava l’auto della sua ex diretto a un hotel prenotato con la sua carta di credito. La zia di Courtney, Shanna, è una famosa addestratrice di cavalla da corsa. Cinque giorni fa è arrivata in Brianza per partecipare, in qualità di membro dell’associazione Bon’t Worry, ad un convegno organizzato dalla Onlus al Devero Hotel di Cavenago Brianza. Mentre mostra le foto dei sui nipoti e racconta la loro storia, Shanna non riesce a trattenere le lacrime “E’ doloroso non averle qui. Non riuscire a vedere Jasmine crescere e andare al liceo, all’università, innamorarsi. Un dolore ancora più grande è sapere che suo fratello vivrà senza sorella e mamma”. Capelli biondi, occhi vispi e teneri, ma pugno di ferro da vera texana, Shanna non vuole mollare “Il dolore non andrà mai via, però ci rende più forti pensare che giustizia sarà fatta”. Anche se il presunto colpevole non è stato arrestato in Texas (che ha però chiesto l’estradizione), dove la pena di morte non gli avrebbe lasciato scampo, probabilmente finirà i suoi giorni in galera in Michigan. “Abbiamo parlato in famiglia dell’accaduto, ma ci sono domande nel nostro cuore che non avranno mai risposte. Il killer nega, ma noi sappiamo sia uno psicopatico e speriamo non sia mai più libero di uccidere. Vorrei la pena di morte, ma purtroppo non è legale nello stato dove è stato fermato. Io però credo in Dio, lo so nel mio cuore che il mio momento del giustizio arriverà”. Shanna è volata in Brianza, al fianco di Bo Guerreschi, fondatrice della onlus “Bon’t Worry” (a sua volta vittima di violenza da parte del suo ex) “ Ho conosciuto Bo Guerreschi attraverso un social network. Siamo diventate amiche e questa nostra amicizia è cresciuta perché crediamo nelle stesse cose. Bon’t worry è al centro di quello che credo sia necessario per sostenerci e combattere insieme contro gli abusi. Una voce alla volta porterà a milioni di voci, fin quando qualcosa non cambierà seriamente”.

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