GAV, speciale “Un astro alla volta”: Marte

Marte, dopo Venere il pianeta più vicino alla Terra, ha colpito la fantasia degli uomini per lungo tempo. Il suo splendore e il suo colore rosso lo rendono ben riconoscibile.

gav foto di gruppo

Non starò a raccontarvi la rava e la fava di Marte dio della guerra o degli ominidi verdi che nei libri di fantascienza venivano chiamati “marziani” e nemmeno dei famosi canali di Cassini, grazie ai quali per un certo periodo si era fantasticato su forme di vita marziane.

Marte, dopo Venere il pianeta più vicino alla Terra, ha colpito la fantasia degli uomini per lungo tempo. Il suo splendore e il suo colore rosso lo rendono ben riconoscibile. L’osservazione al telescopio permette di distinguere alcuni dettagli, come le calotte polari estese durante l’inverno marziano e quasi assenti durante l’estate, e la presenza di un’atmosfera di trasparenza variabile in relazione alle condizioni meteorologiche. L’apparizione e la scomparsa di estese nuvolosità e di certi cambiamenti stagionali, avevano fatto pensare alla presenza di vegetazione, ipotesi poi smentita dalle sonde spaziali che hanno mostrato il volto desertico ed inospitale del pianeta. Certi aspetti comunque contribuiscono a far ritenere Marte simile alla nostra Terra.

L’identkit di Marte lo possiamo riassumere in quest dati:

Distanza media dal Sole (Ua) 1,5
Massa (Terra =1) 0,175
Densità media (Terra=1) 0,532
Periodo di rivoluzione 686,98 gg.
Raggio equatoriale 3.393 km.
Velocità orbitale media 24,13 km/sec.
Numero satelliti 2 ( Fobos e Deimos)

Una caratteristica che esalta questa somiglianza è la durata del giorno marziano, quasi eguale a quello terrestre, cioè di 24h 37min 22sec. Nonché l’alternarsi delle stagioni in modo singolarmente analogo a quanto avviene sula Terra. Infatti l’equatore di Marte, è inclinato sul piano dell’orbita di 25°, quasi come quello terrestre che è di 23,5°.

Tuttavia, l’anno marziano dura 687 gg. pari a 23 mesi terrestri; quindi ogni stagione su Marte durerebbe in media circa 5,75 volte mesi terrestri. Inoltre l’orbita di Marte è assai più ellittica di quella della Terra con distanze dal Sole che variano da 295 milioni di km. all’afelio a 206 milioni di km. al perielio.

La temperatura al suolo è di circa 40° sotto lo zero, per risalire a quasi 30° sopra lo zero a 200 km. di altezza, e ciò grazie all’assorbimento della radiazione solare ultravioletta. La variazione giornaliera di temperatura è molto più marcata che non sulla Terra dove l’atmosfera agisce da volano termico. Basti pensare che, su Marte, in estate a mezzogiorno, la temperatura può arrivare a raggiungere i 10° sopra lo zero, per poi scendere la notte a -70°; ai poli comunque la temperatura si attesta a circa -120°.

L’atmosfera di Marte è estremamente rarefatta e completamente priva di gas più leggeri; appare intrisa di polveri che le conferiscono una caratteristica colorazione arancione-marrone. Composta essenzialmente per il 95% di diossido di carbonio, 2,6% di azoto, 1,6% di argon e 1,6% di ossigeno. Mancando l’ozono, le radiazioni solari ultraviolette letali per ogni forma di vita conosciuta, raggiungono la superficie.

Ma che fine ha fatto l’atmosfera di marte? Sembra che il pianeta non sia riuscito a tenersi stretta la propria atmosfera e ciò a causa della sua bassa gravità (circa 1/3 di quella terrestre).

Il guscio di gas essenzialmente anidride carbonica, che oggi avvolge Marte sarebbe notevolmente rarefatto rispetto al passato cioè in periodi immediatamente successivi alla formazione del pianeta. Il progressivo assottigliamento dell’atmosfera non avrebbe quindi permesso all’acqua liquida di continuare a restare in superficie.

A favore di questa ipotesi ci sono le osservazioni della sonda Mars Reconnaissance lanciata dalla Nasa il 12 agosto 2005. Il suo obiettivo era l’analisi dettagliata del pianeta Marte allo scopo di individuare un potenziale luogo di atterraggio per future missioni sul pianeta.

Poco si conosce dell’interno di Marte. La sua densità media di 3,95 g/cm3 di poco superiore a quella della Luna, indica una composizione più simile a quella del nostro satellite che non a quella della Terra. La presenza di un nucleo ferroso solido accerta l’esistenza di un campo magnetico, stimato comunque debolissimo ( inferiore a 3 decimillesimi di quello terrestre) dalla sonda americana Mariner4. Non è chiaro però se si tratti di campo magnetico generato dall’interno oppure indotto dal vento solare. Neppure la sonda sovietica Phobos che aveva a bordo un magnetometro, è stata in grado di risolvere questo problema.

La superficie del pianeta assomiglia ai deserti terrestri di colore rosso ( ossidi di ferro), depositi sabbiosi ricchi di ferro (14%) e silicio 15-20% con tracce di altri elementi quali calcio, alluminio titanio magnesio ecc. Dagli scavi effettuati dalle sonde si evince che il suolo possiede consistenza granulosa che ricorda la regulite lunare.

Le immagini inviate prima dalla sonda Viking 1 ed in seguito da Pathfinder, Spirit e Opportunity, ci mostrano un panorama arido anche se in un remoto passato la situazione doveva essere ben diversa come dimostrano la presenza di letti di fiumi asciutti.

La marcata differenza tra l’emisfero meridionale, disseminato di numerosi crateri e quello settentrionale caratterizzato da estese pianure, è una caratteristica non facilmente spiegabile.

Le calotte polari che si riducono a seconda delle stagioni, sono le particolarità più facilmente osservabili da Terra anche con modesti telescopi. Tra i 60° nord e l’equatore, le formazioni più notevoli sono le grandi pianure Vastitas Borealis, Arcadia Planitia, Acidalia Planitia, Utopia Planitia e Chrise Planitia dove atterrò la Viking1.

Alla luce di quanto rilevato dalle osservazioni compiute dalle sonde spaziali, i crateri di Marte sono sia di origine vulcanica che da impatto. Come quelli lunari sono generalmente quasi circolari circondati da anelli sopraelevati mentre la zona circostante è sparsa di detriti espulsi al momento dell’impatto.

Tra i più grandi e ben conservati vi sono i bacini da impatto Hellas di ben 2000 km di diametro e il bacino Argyre di 1200 km. di diametro. Come per la Luna si ritiene che la maggior parte degli impatti sia avvenuta almeno 3,8 miliardi di anni fa.

A proposito di vulcani, su Marte ce ne sono di notevoli dimensioni: l’Olympus Mons situato a 20° sud che si innalza per 26 km (quasi tre volte il ns. Everest). Di forma quasi perfettamente circolare con un diametro di 600 km. ed un’enorme caldera di 90km. Da sottolineare Il complesso dei monti Tharsis, e Elysium Mons situato nella Utopia Planitia. Quest’ultimo più piccolo di Tharsis ma caratterizzato da grandi canali che si estendono per centinaia di km. In direzione nord ovest. Probabilmente il calore del vulcano sciolse il ghiaccio e l’acqua scavò i canali. Sia l’Elyseum Mons che il complesso Tharsis sono vulcani a scudo come quelli delle isole Hawaii, formati quasi esclusivamente da lava molto fluida. I vulcani di Marte sono molto simili a quelli terrestri fatta eccezione per le dimensioni che risultano assai maggiori. Ciò probabilmente dovuto a mancanza di tettonica a zolle: Mentre sulla Terra i movimenti delle zolle spostano lentamente il vulcano fuori della regione in cui si trova il magma, su Marte il vulcano resta stabilmente sopra la sorgente del magma stesso e continua a crescere via via che altro magma raggiunge la superficie.

I due robot gemelli Spirit e Opportunity che atterrarono su Marte rispettivamente il 4 e 24 Gennaio 2004 Sono due “ automobiline” a sei ruote del peso di 185 Kg in grado di percorrere 100 mt. Al giorno durante le quattro ore centrate sul mezzogiorno locale, quando l’illuminazione solare è tale da produrre sufficiente energia per muovere il veicolo. Ciascuna delle sei ruote ha un proprio motore elettrico che consentono al rover di sterzare ed anche ruotare su se stesso. Max velocità raggiungibile 5 cm al secondo con la possibilità di evitare gli ostacoli a mezzo di telecamere interagenti con il software di controllo. Purtroppo i segnali radio impiegano circa 12 minuti per percorrere la distanza Marte -Terra il che complica e non rende facile il controllo remoto dei rover. Spirit e Opportunity erano stati progettati per durare soltanto pochi mesi sulla superficie del pianeta e invece i due robot della Nasa, sbalordendo i loro stessi progettisti, sono tuttora in funzione ( almeno Opportunity).

Infatti, le specifiche dei rover prevedevano che essi avrebbero funzionato per almeno novanta giorni. Tali specifiche sono state ampiamente superate e Spirit ha continuato a marciare sul suolo marziano per tutto il 2006, festeggiando in data 4 gennaio 2010 i 6 anni di lavoro sulla superficie marziana, dimostrando una incredibile resistenza alle intemperie che si verificano sul pianeta.

Opportunity, dopo aver analizzato per circa due anni il cratere Victoria è fortunosamente sopravvissuto a tempeste di polvere e sbalzi termici, continuando il suo percorso verso il cratere Endeavour, raggiungendolo nel 2011 e….continua ancora oggi a trasmettere dati.

L’ultimo rover inviato su Marte dalla Nasa il 26.11.2011 è il “Curiosity”, che raggiunse il pianeta il 06 Agosto 2012. Subito dopo “l’atterraggio”, il rover ha cominciato ad inviare delle immagini dalla superficie. La missione ha lo scopo di investigare sulla passata e presente capacità di Marte di sostenere la vita. Durante il campionamento di rocce argillose Curiosity ha evidenziato molecole organiche. Tuttavia ciò non significa che adesso abbiamo la certezza della vita su Marte, malgrado sia accertata l’esistenza in tempi remoti di un lago, di acqua, sul fondo di un cratere marziano denominato Gal. Si tratta comunque di un indizio molto importante. E tutto ciò grazie al rover Curiosity, due volte più lungo e cinque volte più pesante (900 kg) dei rover Spirit e Opportunity, che si avvale di strumenti scientifici, più avanzati rispetto alle precedenti missioni. Potremmo continuare con innumerevoli altre notizie certamente non basterebbe un libro.

Chi volesse saperne di più, possiamo solo augurare…. buona lettura. Cieli sereni a tutti.

Questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione di MBNews, ma è un comunicato proveniente da fonte esterna (Gav Villasanta) e pubblicato integralmente.

Foto gentilmente concessa da Gav Villasanta

 

 

 

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