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Monza, studente gay discriminato: la famiglia sporge denuncia

Nel pomeriggio di oggi i genitori dello studente che pare abbia subito discriminazione in quanto gay hanno sporto formale denuncia ai carabinieri di Monza.

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Sono arrabbiati e delusi i genitori del sedicenne divenuto suo malgrado protagonista di una vicenda controversa che ha a che fare con una fotografia da lui postata su un social network che lo ritrae abbracciato ad un altro ragazzino. Nel pomeriggio di oggi hanno sporto formale denuncia ai carabinieri.

Scoperta dai compagni di classe, secondo la scuola la foto avrebbe creato scompiglio tra i giovanissimi e per questo avrebbe reso necessario il momentaneo allontanamento del giovane dalla classe per proteggerlo (vedi). Secondo i suoi genitori, invece, il provvedimento sarebbe solo l’ultima discriminazione della scuola nei suoi confronti, perché gay. Sulla vicenda intanto, la politica si è mobilitata con esponenti di Pd e Forza Italia che l’hanno definita “oltraggiosa”, unitamente al presidente di Arcigay.

“Mio figlio è seguito dai servizi sociali, siamo andati noi dall’assistente sociale appena saputo dell’accaduto e le abbiamo chiesto di venire a scuola. Lei ha risposto che se il preside ha bisogno di parlarle deve scriverle formalmente cosa che non è ancora avvenuta – racconta il padre del ragazzo – io sono suo padre, noi siamo la sua famiglia anche se io non ho formalmente la tutela legale. Sembra che il preside non mi abbia risposto per questo, eppure quando andavo a parlare con  i professori della tutela non si è mai preoccupato nessuno. Sono mesi che chiediamo al preside un incontro, non ha mai avuto tempo”. Secondo il padre del sedicenne, gli episodi discriminatori sono iniziati un anno fa “quando mio figlio si è dichiarato, sono iniziati i problemi. Gli è stato chiesto un tema di cinque pagine per spiegare il significato dell’essere gay, glielo ha chiesto il preside in persona. Abbiamo lasciato correre, non volendo pensare male – continua l’uomo – poi però c’è stata una lite con dei compagni che hanno insultato mio figlio e il trattamento è stato diverso. Lui si è beccato due giorni di sospensione, mentre chi lo ha insultato è stato solo raccomandato di andare a pulire la casa della nonna come punizione. In seguito alcuni tutor della scuola avrebbero consigliato al mio ragazzo di cercare di tenere un atteggiamento meno effeminato per evitare problemi. E’ la sua natura e una richiesta del genere è inaccettabile”. Poi, dopo la pubblicazione dal parte del sedicenne di una foto su un social network, è successo il parapiglia “dicono di averlo fatto uscire per tutelarlo, a parte a noi non lo ha detto nessuno, ma non era in uno spazio apposito, era in corridoio – continua il padre del ragazzino – la foto comunque era una foto delle vacanze, dove lui e il suo fidanzato sono abbracciati, nessun atteggiamento sessualmente esplicito. Se fosse stata la foto di due ragazzini di sesso differente? In classe poi non è scattata proprio alcuna lite, ci sono molti suoi compagni pronti a testimoniarlo”.

Sporta la denuncia, ora si tratta di capire se il sedicenne resterà a scuola o meno “Non vogliamo assolutamente fargli cambiare scuola, gli piace, mancano solo due anni e sarebbe un peccato – conclude l’uomo –  Sarà lui a decidere comunque. E’ un ragazzo forte, per fortuna, forse vivace e per questa ragione ogni tanto si merita la sgridata, ma non certo di essere sbattuto fuori dalla classe per una foto con il fidanzato. Cosa facciamo, eliminiamo il problema cacciandolo fuori? Ad ogni modo in questo momento mia moglie sta sporgendo denuncia”.

Sulla vicenda l’onorevole Elena Centemero (FI) ha dichiarato di voler presentare un’interrogazione parlamentare “Se le discriminazioni sono sempre odiose, quelle che avvengono a scuola sono particolarmente gravi. Per questo, presenterò quanto prima un’interrogazione parlamentare affinché il Miur faccia chiarezza su quanto denunciato dal padre di un ragazzo che, in un istituto di Monza, sarebbe stato costretto a restare fuori dalla classe perché omosessuale e affinché lo stesso istituto possa chiarire quanto realmente avvenuto”. Lo dichiara, in una nota, la deputata e responsabile scuola e università di Forza Italia, Elena Centemero. “Credo fermamente nel valore educativo della scuola, nel ruolo che i docenti svolgono nella crescita umana e personale dei giovani, nell’importanza di insegnare non solo nozioni ma anche il rispetto verso il prossimo e una corretta educazione all’affettività. Per questo, se confermati, fatti come quello denunciato a Monza non possono e non devono accadere. Si faccia, quindi, chiarezza sia per il rispetto del ragazzo sia per il valore educativo che la scuola ha”, conclude.

«È un fatto gravissimo, inconcepibile, per il quale chiediamo l’intervento fermo e severo del Miur», dichiara Flavio Romani, presidente di Arcigay. «Spetta infatti al Ministero – prosegue Romani – inviare tempestivamente i propri ispettori. Qualora le circostanze fossero confermate, e il modo in cui il dirigente scolastico rivendica i suoi provvedimenti pare lasciare pochi dubbi, sarebbero doverose l’immediata interruzione di qualsiasi forma di accreditamento pubblico e l’applicazione di qualsiasi strumento per sanzionare una pratica discriminatoria grave, perché violenta nel messaggio e estremamente dannosa. Non esiste alcun catechismo che in Italia valga più della nostra Carta costituzionale».

Sulla vicenda anche il deputato del Pd Alessandro Zan (PD), gay dichiarato: “A Monza, in un ente cattolico di formazione professionale riconosciuto dalla Regione Lombardia, un ragazzo di sedici anni verrebbe lasciato per ore fuori dalla classe perché gay. Una vicenda che, se confermata, risulterebbe di una gravità inaudita, poiché sottoporrebbe il minore a un trattamento degradante e discriminatorio, violando il suo diritto all’educazione ma ancor prima la sua libertà e dignità. Ho informato con un’interrogazione i Ministri dell’Interno e per gli Affari regionali dell’accaduto affinché venga subito disposto un accertamento nell’istituto, al fine di individuare e perseguire comportamenti intollerabili che contrastano con i più elementari diritti umani.”

“La vicenda raccontata dalla stampa, se confermata, è molto grave e merita tutta l’attenzione dell’Assessorato regionale all’Istruzione che deve e può intervenire, oltre che con verifiche e controlli, per ribadire che la scuola lombarda si riconosce nei principi costituzionali della non discriminazione”, così Gianmarco Corbetta, consigliere del Movimento 5 Stelle della Lombardia. “Certo sui principi dell’accoglienza e della non discriminazione non aiuta la battaglia antigender messa in campo dalle forze reazionarie che guidano la Regione Lombardia. Il bilancio delle politiche antidiscriminatorie in ambito scolastico della Regione Lombardia resta pesantemente in rosso. L’Assessore Aprea se ci fosse dovrebbe battere un colpo”, conclude Corbetta.

Il commento arriva anche dal primo cittadino di Monza: “Se il caso di discriminazione denunciato dalla madre dovesse essere confermato sarebbe un fatto di una gravità inaudita, di cui la scuola dovrà rispondere, perché nessuna discriminazione è mai accettabile, tanto più in un luogo deputato alla formazione dei giovani – dichiara Roberto Scanagatti -. Poco prima che emergesse la notizia – aggiunge il sindaco -, la madre si è rivolta ai nostri servizi sociali per segnalare l’accaduto. Pur non essendo il ragazzo sotto la nostra tutela, i nostri uffici hanno immediatamente contattato la scuola perché è giusto che la madre sappia esattamente ciò che è successo”.

Ultimo aggiornamento ore 8.40 del 30 settembre

 

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