Economia

Confindustria, il Tribunale congela la fusione con Milano

I giudici di piazza Garibaldi hanno accolto il ricorso del fronte del no. Procedura sospesa in attesa del giudizio di merito previsto il 6 luglio

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Battuta d’arresto per la fusione fra Assolombarda Milano e Confindustria Brianza. Il Tribunale di Monza ha congelato la procedura avviata a maggio per creare una sola grande associazione industriali. Dopo il ricorso presentato dal fronte del no,  i giudici brianzoli hanno deciso di sospendere la procedura fino a che l’intero incartamento non verrà valutato nel merito: l’udienza è stata fissata per il prossimo 6 luglio.

Per i vertici di via Petrarca, convinti sostenitori del matrimonio con Milano, è un brutto colpo. Il fronte del no, che raggruppa la quasi totalità del comitato della piccola industria, rappresentativo di circa 800 imprese, oltre a diverse aziende storiche del territorio, invece esulta.

“La delibera con la quale è stata data via libera alla procedura contiene elementi di illegittimità – spiegano -. I giudici, dopo avere letto il ricorso, hanno ritenuto che ci fossero quantomeno gli estremi per sospendere il tutto in attesa di valutare nel merito la situazione”. Il progetto avviato dal presidente Andrea Dell’Orto prevede la fusione fra l’associazione milanese, che conta il maggior numero di iscritti, e quella brianzola, la più antica d’Italia.

Il tutto, in ossequio alla riforma Pesenti. Obiettivo: offrire alle aziende del territorio più opportunità di fare business anche sui mercati esteri e servizi all’avanguardia. I dissidenti, tuttavia, non ci stanno. Preferirebbero una soluzione più soft che potrebbe prendere la forma e la sostanza di un’aggregazione.

Il ricorso, accolto dal Tribunale, ha congelato tutto. Dell’Orto, però, non si arrende. “La delibera è regolare e non capisco come si possa discutere in Tribunale un tema interno a Confindustria – conclude il presidente -. La questione è stata ampiamente discussa e affrontata, anche durante un Open Day che ho convocato a maggio. Rimango aperto al dialogo, ma anche convinto della bontà della fusione”.

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