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Lissone, costruttore assolto dalle accuse di corruzione: “il fatto non sussiste”

Era stato condannato per corruzione ma si era sempre professato innocente. La Corte D’Appello gli ha dato ragione e lo ha assolto “perché il fatto non sussiste” e la Suprema Corte ha confermato il secondo verdetto.

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Era stato condannato per corruzione ma si era sempre professato innocente. La Corte D’Appello gli ha dato ragione e lo ha assolto “perché il fatto non sussiste” e la Suprema Corte ha confermato il secondo verdetto.
Il costruttore Lino Lacchei è stato processato, insieme ad altre quattro persone accusate a vario titolo di corruzione per alcuni interventi edilizi a Lissone, nel 2013 a Monza e condannato.
Le accuse si erano basate su presunti illeciti inerenti il Piano Integrato di Intervento per 50mila metri cubi a Lissone, su cui le indagini sono iniziate nel 2006. Tutti gli imputati a processo avevano sempre protestato la propria innocenza, e dalla sentenza era immediatamente partito il ricorso in Appello.
Nel giugno del 2014 la Corte D’Appello di Milano ha ribaltato la sentenza del Tribunale di Monza, assolvendo il costruttore Lino Lacchei dalle accuse “perché il fatto non sussiste”.
Da quanto si apprende, la sua assoluzione è stata recentemente confermata anche dalla Corte di Cassazione.

 

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