Attualità

“La mobilità ciclistica è drammatica”: Monza in Bici lancia un appello

Dopo i due tragici incidenti che hanno coinvolto i giovanissimi Elio Bonavita e Matteo Trenti, la viabilità monzese è finita sotto la lente di ingrandimento dell'assocazione Monza in Bici.

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Dopo i due tragici incidenti che hanno coinvolto i giovanissimi Elio Bonavita e Matteo Trenti, la viabilità monzese è finita sotto la lente di ingrandimento dell’assocazione Monza in Bici. «Il primo pensiero è per Elio e Matteo e per le loro famiglie: ora per i loro ragazzi non possiamo fare più nulla. Sentire affermazioni come “la nostra città non è adatta alla circolazione delle biciclette” ci fa capire perché a Monza ci sia una mobilità ciclistica ferma agli anni ’60, quando il mito dell’automobile si affacciava nelle nostre vite».
Una lettera fiume, quella dell’associazione monzese, che dal 2002 ha eletto come suo cavallo di battaglia come sia possibile vivere con meno inquinamento, meno rumore, più spazio a disposizione dei cittadini, più sicurezza. «Possiamo e dobbiamo dare sicurezza ai ciclisti, ai ragazzi, ai bambini, di uscire di casa in bici divertendosi, e di tornare senza problemi dai luoghi di lavoro e di studio. – preseguono – Non possiamo accontentarci di 50 metri di ciclabile che finisce nel nulla, quando le poche ciclabili esistenti sono abbandonate senza manutenzione. Quando per recarci alla stazione ferroviaria dobbiamo affrontare situazioni viabilistiche ai confini della decenza o siamo costretti ad interrompere le nostre pedalate per cartelli assurdi di “fine pista ciclabile” ».
Drammatica”, così Monza in Bici definisce la situazione della mobilità ciclistica a Monza. Dopo l’ultimo tragico incidente ora chiedono a gran voce di agire: «Tragedie come queste si possono evitare, non sono fatalità: ma bisogna agire, non bastano parole e dichiarazioni.  Dovremmo essere un paese avanzato, che progetta un futuro migliore. L’EXPO porterà i cittadini del mondo a Milano (e speriamo anche a Monza), ma con quale faccia ci presenteremo a chi sta riducendo le auto, a chi progetta quartieri senza più macchine, a chi ha chilometri in continua espansione di metropolitane, di piste ciclabili? Non serve spendere miliardi: in tutta Europa ormai le ciclabili si fanno tracciando corsie ciclabili con della semplice vernice.  Siamo con Elio e Matteo e con i loro familiari. L’unica speranza è che tutti noi impariamo da tragedie come questa in modo che non si ripetano mai più».
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