Economia

Confindustria Monza e Brianza. Tutto ciò che non è stato chiesto al Presidente sulla fusione

Non smette di crederci nella bontà dell'operazione che porterebbe alla fusione per incorporazione della "sua" associazione di imprenditori con Assolombarda. Perchè?

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Andrea Dell’Orto, presidente di Confindustria Monza e Brianza, non smette di crederci nella bontà dell’operazione che porterebbe alla fusione per incorporazione della “sua” associazione di imprenditori con Assolombarda.

Una prospettiva che ha aperto un confronto tra posizione opposte, una sorta di “Guelfi” e “Ghibellini”, dove da una parte si sono schierati quelli del sì (leggi qui per approfondire) e dall’altro quelli che preferirebbero non fondersi con Milano (leggi qui).

Ecco allora quattro domande (scomode) di MBNews a cui il presidente non ha voluto sottrarsi in nome della trasparenza con la quale vuole portare avanti il suo mandato e questa operazione specifica.

Se la fusione tra la Confindustria Monza e Brianza, l’associazione di industriali più antica d’Italia, e Assolombarda è per lei cosa giusta, che cosa ancora non è riuscito a spiegare agli associati per convincerli? 

Credo che non sia chiaro che se l’obiettivo è l’aggregazione,  la forma della fusione per incorporazione ha dei  vantaggi fiscali non trascurabili e, sopratutto  se si vuole fare questo passaggio questa è l’unica forma di cambiamento reale e non teorica.
Forse, non siamo riusciti a spiegare che nel seguire ciò che la riforma Pesenti ci suggerisce di fare, manterremo l’autonomia del presidio territoriale e in contemporanea raggiungeremo un livello di rappresentanza di alto livello.

Con la sua presidenza Confindustria Monza e Brianza ha scelto di impegnarsi per sostenere in modo netto il territorio: è entrata a far parte del Consorzio del Parco di Monza, nella gestione dell’Autodromo e nel supportare un settimanale locale in crisi. Spingere per portare la confindustria locale a fondersi con quella di Milano non è in contraddizione rispetto queste scelte? 

Assolutamente no. Ci stiamo muovendo al passo coi tempi: Monza e Brianza oggi fanno parte dell’area metropolitana ed è più logico per noi entrare a pieno titolo in questa dimensione. Si tenga poi presente che Milano è da sempre presente a livello istituzionale sulle “questioni” locali. Per esempio per quanto riguarda l’autodromo Sias è una società di Aci Milano e il comune di Milano ha delle quote nel Consorzio del Parco. La fusione porterebbe Milano ad interessarsi maggiormente a questi nostri asset, puntando ad un loro rilancio.

C’è chi ha anche detto che lei vuole portare avanti questa manovra anche per un ritorno, un guadagno, di tipo personale. Si sbagliano? Perchè? 

Chiarisco che non ne avrò nessun ritorno personale. Ho solo l’ambizione di riuscire a fare qualcosa di importante e di storico per la nostra associazione. L’obiettivo è fare l’interesse del territorio e delle aziende che vi operano. L’unico interesse personale che ho è di fare il bene di Monza e Brianza. Ricordo per esempio che per ricoprire la carica di Amministratore delegato di Sias, la società che gestisce l’autodromo, non percepisco nessun emolumento.

Entro maggio lei vorrebbe aver chiuso questa partita con Assolombarda e sempre a maggio il suo mandato biennale scade. Se l’operazione non andasse in porto lei rinuncerà a candidarsi nuovamente come presidente di Confindustria Monza e Brianza? 

Sicuramente l’operazione di fusione tra Confindustria Monza e Brianza e Assolombarda è uno dei punti principali del mio programma. Se non riuscissi a realizzarlo non le nascondo che una riflessione sulla mia ricandidatura la farei, ma adesso è presto per fasciarsi la testa in quanto ci sono ancora una serie di passaggi istituzionali, e quindi di votazioni determinanti per l’esito. Ora vediamo cosa accadrà.

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