Dall’8 marzo al 26 aprile, il Museo d’Arte Contemporanea di Lissone ospita la mostra di Paolo Ventura (Milano, 1968), dal titolo D’Armi e D’Uomini.
L’esposizione è parte del programma culturale “Era una notte“, promosso dal Comune di Lissone, in occasione del primo centenario della dichiarazione di guerra all’Austria e all’Ungheria da parte dell’Italia.
La rassegna, curata da Walter Guadagnini e Alberto Zanchetta, direttore del Museo, presenta una selezione di opere che Paolo Ventura ha realizzato ispirandosi ai tempi eroici e funesti della Grande Guerra, affiancate da fotografie dell’epoca (provenienti dal Comando Supremo e dal Ministero della Marina), documenti e cartoline, tessere di riconoscimento e prime edizioni del movimento futurista.
Agli istrionici futuristi, che consideravano la guerra come «sola igiene del mondo», Ventura ha dedicato una serie di immagini che suggellano lo spirito di esacerbato interventismo tipico dei primi decenni del Novecento.
Se “Morte e resurrezione di Giovanni D” , opera inedita stampata su veline applicate direttamente a parete, rivela un soldato immolato alla causa, ne “I gemelli” si nota lo stesso Paolo Ventura e il fratello gemello indossare le divise militari dell’Austria e dell’Italia mentre duellano per “Amor di Patria”.
Le atmosfere surreali di Paolo Ventura trasmettono un velo di ironica – ma pur sempre inquieta – malinconia; le sequenze fotografiche raccontano storie brevi, semplici e allo stesso tempo inaspettate, ambientate in scenari che non sono altro che lo studio dell’artista, in cui sono stati allestiti i fondali da lui dipinti.
La fotografia di Ventura non “registra” passivamente l’esistente ma ricrea un immaginario dove i protagonisti, le scene e i costumi mescolano le fantasmagorie del tardo Settecento con le “memorie” del conflitto armato.
L’artista accompagnerà le immagini con testi scritti di proprio pugno, oggetti della sua collezione e costumi di scena che si avvicenderanno con autentici cimeli bellici (borracce, elmetti, pinze tagliafili) creando un’alternanza tra la pura finzione e ciò che è effettivamente reale. Tra soldati infagottati nelle loro uniformi e truppe che combattono ai confini delle proprie nazioni, la mostra intende creare una frenesia bellica che ci ricorda i tanti eroi e le troppe vittime della Grande Guerra, ma soprattutto quell’indole guerrafondaia che non cesserà mai le ostilità, così come testimonia la serie de “Il soldato di Napoleone” in cui si avverte il peso dei conflitti che hanno vessato il corso di tutta la storia umana.
Giorgio de Chirico aveva detto che «le guerre, una volta cominciate, pare che non debbano finire mai, come le disgrazie e le sofferenze che suscitano».
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