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Rapinavano portavalori armati fino ai denti: sgominata la banda del “Carillon” #video

Tredici arresti, tutti residenti in Brianza ed implicati a vario titolo in almeno 14 rapine ai danni di portavalori, esercizi commerciali ed uffici pubblici.

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Vent’anni di carcere dopo aver ucciso un carabiniere e tentato di ucciderne un secondo, è uscito di galera per “buona condotta” ma ha fatto poi perdere le proprie tracce rimettendosi “in pista” a capo di un’associazione a delinquere dedita a vari reati tra cui rapine, porto e detenzione di armi da fuoco clandestine e da guerra, ricettazione, riciclaggio, traffico di droga, sequestro di persona e favoreggiamento personale.

E’ questa la storia di G.M., 61enne di origine genovese, e dei suoi undici complici, tutti residenti in Brianza ed implicati a vario titolo in almeno 14 rapine ai danni di portavalori, esercizi commerciali ed uffici pubblici, tra le province di Monza, Milano, Como e implicati in analoghi presunti illeciti in Liguria, Marche e Svizzera.

L’indagine del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Monza, sotto la guida del Tenente Colonnello Giuliano Gerbo, è iniziata nel 2004, in seguito ad una rapina pluriaggravata perpetrata in danno di un furgone portavalori davanti all’ufficio postale di Cesano Maderno per un totale di 120.000 euro di danno.

Lo scorso ottobre, grazie ad intercettazioni di una delle persone coinvolte, gli investigatori hanno iniziato a chiudere il cerchio su quella che si è poi rivelata una vera e propria banda organizzata dedita alle rapine con a disposizione un vero e proprio arsenale.

La banda è stata tenuta sotto controllo e per evitare che i malviventi mettessero in atto alcuni colpi, individuato l’obbiettivo i carabinieri hanno simulato delle emergenze per “cinturare” la zona e scoraggiare i criminali. L’idea ha avuto successo ed il 4 ottobre, proprio mentre erano in procinto di rapinare un centro commerciale, 4 dei dodici banditi sono stati arrestati. Tra loro, ben protetto da un giubbotto antiproiettile, c’era anche G.M., ritenuto appunto dai carabinieri la “mente” del gruppo. La banda, che utilizzava per spostarsi auto prese a noleggio, cambiava spesso utenze cellulari e poi rubava furgoni ai quali scambiava le targhe per mettere a segno i colpi, ha dato del filo da torcere agli investigatori. Senza lasciarsi scoraggiare e “dando fondo ad impegno e genialità” (come dichiarato in incontro stampa dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Monza Luisa Zanetti), gli investigatori sono riusciti a stare loro dietro, fino ad individuare il loro covo e pianificare gli arresti.

Qualche giorno dopo sono finiti in manette altri due componenti della banda, subito dopo una rapina perpetrata presso la Sala Scommesse SNAI di Paderno Dugnano (con il recupero di 16.000 euro di denaro rubato ed il sequestro di due pistole e di 1,5 kg di droga). Le indagini sono arrivate a scoprire la presenza della banda in Svizzera, dove è stata consumata una rapina ai danni di un’area di servizio. Ieri mattina il Gip del Tribunale di Monza, su richiesta dal Pm titolare dell’inchiesta Donata Costa e dei carabinieri, ha emesso una misura di custodia cautelare nei confronti di 12 persone (di cui sei già detenute) per i reati di associazione a delinquere, favoreggiamento personale, porto di armi clandestine rapina pluriaggravata ricettazione sequestro di persona tentato omicidio detenzione, spaccio sostanze stupefacenti e detenzione segni distintivi in uso alle forze di polizia.

In Brianza, in totale, i colpi messi a segno dalla banda sono stati sei e precisamente un assalto a portavalori a Busnago, il 2 dicembre scorso (con il ferimento di una guardia giurata), in supermercato a Seveso il 6 giugno scorso, dove con un fucile AK47 un rapinatore ha sparato contro una pattuglia dei carabinieri, a un altro portavalori a Cesano Maderno il primo agosto scorso, a un distributore di benzina a Varedo, il 3 ottobre, ad un distributore “reteitalia” il 30 ottobre a Limbiate e ad un punto Snai il 29 novembre 2014.

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Durante le perquisizioni nel covo della banda, sono state sequestrate otto pistole, un Kalashnikov, due fucili, una carabina, silenziatori, giubbotti anti-proiettile e 450 colpi.

Tra gli arrestati anche due donne (l’ex moglie del braccio destro del capo banda a cui erano intestate schede telefoniche e la vicina di casa, che si prestava a custodire le armi) e un tecnico informatico incensurato di Limbiate che, perso il lavoro, ha scelto di dedicarsi alla delinquenza.

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