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Omicidio Lea Garofalo: Cassazione conferma i quattro ergastoli

Confermate le condanni per gli assassini di Lea Garofalo, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza emessa a maggio dalla Corte d’Appello di Milano, nei confronti di cinque imputati

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Confermate le condanni per gli assassini di Lea Garofalo, la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza emessa a maggio dalla Corte d’Appello di Milano, nei confronti di cinque imputati, tra cui Carlo Cosco, compagno di Lea e padre della figlia Denise.

lea-garofalo-targa-monzaVenticinque anni per uno degli imputati, il primo fidanzatino di Denise, ed ergastolo per tutti gli altri, anche per suo padre. Lea Garofalo, picchiata ed uccisa in un appartamento di Milano e poi bruciata in un campo a Monza, nel quartiere San Fruttuoso, aveva alzato la testa nei confronti dell’ambiente criminale a cui apparteneva il padre di sua figlia, non voleva che Denise crescesse respirando la malavita. Questa la sua unica “colpa”, aver lasciato Carlo Cosco portandosi via la loro bambina, per cercare per entrambe una vita migliore. Il coraggio di Lea, di non tirarsi indietro davanti alla Giustizia e denunciare quanto di sua conoscenza, è stato per la 40enne mamma la firma della propria condanna a morte.
Il 24 novembre del 2009, con la scusa di voler vedere sua figlia, Cosco attira Lea a Milano (la donna e la figlia erano andate a vivere in Calabria). Accompagnata l’allora ragazzina da alcuni parenti, mamma coraggio stava camminando quando è stata rapita, per poi essere torturata ed uccisa. Nel 2013 Lea è stata insignita dell’Ambrogino d’Oro, massima onorificenza del Comune di Milano.

Denise, oggi 22enne, si è costituita parte civile nel processo contro suo padre, il suo ex fidanzatino e gli altri complici. Oggi Lea Garofalo ha vinto.

In foto la targa che il Comune di Monza ha apposto all’ingresso del cimitero del quartiere di San Fruttuoso

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