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Tragedia in quota, gli alpinisti si stavano preparando per la scalata al “Bianco”

Stavano preparando una scalata al Monte Bianco. Un allenamento, quindi, sarebbe il motivo alla base della spedizione finita in tragedia e che ha visto scomparire tra i ghiacci del monte Disgrazia quattro alpinisti brianzoli.

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Stavano preparando una scalata al Monte Bianco, un’impresa che aspettavano di affrontare da tempo. Un allenamento, quindi, sarebbe il motivo alla base della spedizione finita in tragedia e che ieri mattina ha visto scomparire tra i ghiacci del monte Disgrazia in Valtellina gli alpinisti Alberto Peruffo, Giuseppe Ravanelli, Giuseppe Gritti e Mauro Mandelli, tutti brianzoli.

Erano conoscitori della montagna, un gruppo di esperti. Qualcosa però, mentre erano in cordata sulla parete sud del Monte Disgrazia, è andato storto e i quattro alpinisti sono precipitati nel vuoto, trovando la morte, ieri mattina.
«Conosco bene la famiglia di Gritti, hanno sempre partecipato alle iniziative di paese, lui era impiegato Atm (l’azienda dei trasporti milanesi) – racconta il Sindaco di Mezzago (Monza e Brianza), Giorgio Monti – erano in preparazione per andare sul Bianco, tutti esperti che facevano montagna da un bel po’, Ravanelli era stato anche presidente del CAI di Sulbiate. Siamo addolorati per questa disgrazia, soprattutto per le mogli e i figli di queste persone».

Gritti ne lascia due, come Peruffo. Con loro erano partiti anche altri due alpinisti, che però a un certo punto hanno deciso di non proseguire nella scalata per la via normale del monte Disgrazia, una delle vette più importanti della Valtellina, per le condizioni proibitive del tempo con una bufera di neve e un vento gelido.

L’ex parroco di Veduggio con Colzano (Monza), paese dove Peruffo è cresciuto, ricorda l’alpinista come una “persona di cuore”, attiva nel sociale e molto attaccata alla moglie e alle sue due figlie. «Era una persona davvero valida, con una profonda spiritualità» racconta Don Naborre Nava, 79 anni «lo conoscevo da molti anni, aiutava in chiesa, in parrocchia era molto attivo e si preparava per il diaconato. L’ho sposato io, ha una famiglia meravigliosa, una moglie e due figlie che adorava. È una tragedia, e nelle tragedie è importante ricordare quanto di buono e bello le persone ci hanno lasciato, come nel caso di Alberto». A Veduggio, ieri sera, l’agonia ha risuonato nell’aria, in segno di lutto.

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