Economia

Consumi in Lombardia: i single faticano a fare quadrare i conti

Il vecchio adagio “Meglio soli che male accompagnati” sembra non funzionare almeno in materia di economia domestica. In Lombardia i single faticano di più a far quadrare i conti rispetto alle coppie con figli

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Il vecchio adagio “Meglio soli che male accompagnati” sembra non funzionare almeno in materia di economia domestica. In Lombardia i single faticano di più a far quadrare i conti rispetto alle coppie con figli: 2 su 5 riescono a chiudere il bilancio di casa solo attingendo ai risparmi o indebitandosi (si scende a 1 su 5 per le famiglie). Sono diverse anche le forme di risparmio: per chi non è accoppiato, meglio tagliare sullo shopping (si ripara l’usato e non si acquista il nuovo) piuttosto che rinunciare all’apericena. Solo 1 single su 5 è disposto a sacrificare le uscite fuori (contro 1 famiglia su 3). È quanto emerge dall’indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia”, realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere.

Tra strategie “anti crisi” e nuove abitudini, i lombardi preferiscono non spendere. Chi non è costretto ad attingere dai risparmi preferisce comunque mettere da parte. Il 31% delle famiglie dichiara di aver risparmiato, in crescita rispetto allo scorso anno (22%). Anche se scende il dato dei lombardi che vedono la propria situazione economica in peggioramento rispetto ad un anno fa (dal 49% scende oggi al 35%), le famiglie lombarde ancora non scommettono sul futuro: il 71% non è certo che riuscirà a risparmiare il prossimo anno. È quanto emerge dall’indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia”, realizzata dalla Camera di Commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere.

I risultati della indagine per provincia. Per far quadrare il bilancio familiare a Bergamo riducono le uscite fuori (35%), a Monza e Brianza e a Varese c’è più attenzione nel fare la spesa riducendo gli sprechi (54% e 52%). A Milano il dato più alto di chi non ha fatto modifiche alla propria routine (35%). È quanto emerge dall’indagine “Famiglie e consumi. Monza e Brianza e Lombardia”, realizzata dalla Camera di commercio di Monza e Brianza in collaborazione con DigiCamere.

“Credo che misure strutturali a sostegno della crescita siano non solo necessarie ma anche urgenti per rilanciare i consumi e quindi l’economia – ha dichiarato Carlo Edoardo Valli Presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza – Affiancato al bonus in busta paga, che ha dato ossigeno ma non ancora prospettive a lungo termine alle famiglie, per garantire una dinamicità reale al tessuto economico e sociale, bisogna agire ora sulla pressione fiscale, che oggi penalizza le imprese e incide sulle dinamiche dell’occupazione “.

La Camera di commercio di Monza e Brianza, in collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Carate Brianza, promuove l’iniziativa Prestito Giovane Impresa, una linea di finanziamento agevolato a favore degli imprenditori brianzoli di età non superiore ai 35 anni. Ciascuna impresa che intenda realizzare operazioni di investimento originali, innovative, strutturali a Monza e Brianza potrà chiedere un finanziamento agevolato e garantito al 50% dalla Camera di commercio di Monza e Brianza, fino a un massimo di € 15.000. Termini per la presentazione della domanda:31 dicembre 2014. Info: 039.2807410, www.mb.camcom.it

In due anni grazie al Bando Obiettivo Occupazione, la Camera di commercio di Monza e Brianza ha finanziato 1 milione di euro in contributi a fondo perduto destinati a favorire l’incremento dell’occupazione nelle imprese di tutti i settori economici di Monza e Brianza, attraverso l’assunzione a tempo indeterminato di lavoratori disoccupati, in mobilità e in cerca di prima occupazione, la trasformazione di contratti da tempo determinato in contratti a tempo indeterminato e l’assunzione di lavoratori con contratto di apprendistato. E con il progetto Dote Premialità Assunzione la Camera di commercio di Monza e Brianza con Regione Lombardia in due anni ha permesso a 58 imprese del territorio – di cui la metà femminili – di assumere un centinaio di madri lavoratrici escluse dal mercato del lavoro o in condizioni di precarietà lavorativa.

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