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Monza, Pista di via Boccaccio: ultimo appello. O il “tempio” dell’hockey sarà demolito

Da luogo di grandi eventi sportivi a rifugio per tossicodipendenti: ecco cosa è diventata la mitica pista di pattinaggio all’aperto di via Boccaccio, teatro di tutti e sette gli scudetti vinti dall’Hockey Club Monza.

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Da luogo di grandi eventi sportivi a rifugio per tossicodipendenti: ecco cosa è diventata la mitica pista di pattinaggio all’aperto di via Boccaccio, teatro di tutti e sette gli scudetti vinti dall’Hockey Club Monza. Il mancato accordo per la sua gestione tra il Consorzio Villa Reale e Parco di Monza, proprietario dell’area, e le società rotellistiche cittadine ne ha causato il totale abbandono.

Di chi la colpa? Lasciamo ai lettori farsi un’idea dopo un breve ricordo di cosa è stata quella pista e le interviste agli attori del mancato accordo.

monza-pista-pattinaggio-hockey-internazionale-boccaccioLa pista di via Boccaccio fu realizzata in soli quattro mesi nel 1936, cioè tre anni dopo la nascita dello Skating Hockey Club Monza (poi divenuto HC Monza) per volontà di Ambrogio Mauri, Gianni Radaelli, Luigino Kullmann e Federico Fossati, costretti a giocare le partite sotto la galleria del cinema Centrale, ribattezzato il salone delle dodici colonne. Tra Monza e i pattini a rotelle fu amore a prima vista e la tradizione, nonostante le mode e l’ultradecennale mancanza di spazi in città dove praticare l’hockey e il pattinaggio, resiste ancora adesso grazie a diverse associazioni sportive dilettantistiche, la più antica delle quali è lo Skating Club Monza, sorta nel 1947 e per sei volte campione d’Italia di artistico. All’epoca l’impianto di via Boccaccio (oltre alla pista era successivamente stata realizzata anche una tribuna) era considerato uno dei migliori del suo genere in Europa. I monzesi si appassionarono sempre di più all’hockey e alle sue squadre cittadine (dopo il Monza ne sorsero altre) e al sabato sera di primavera ed estate (una volta si giocava nella bella stagione) divenne abituale per gli sportivi recarsi a piedi alla pista “in processione” attraverso i vialetti dei Boschetti Reali. Su quella pista i biancorossi conquistarono ben sette scudetti (1951, 1953, 1956, 1961, 1965, 1966, 1968) e numerosi trofei nazionali e internazionali. Il cambiamento delle regole, con lo spostamento del campionato nel periodo invernale e dunque in sedi coperte, decretarono l’inizio della fine della struttura di via Boccaccio. Erano i primi anni ’70. L’abbandono, il degrado, l’abbattimento della tribuna, il “sacrilegio” dell’occupazione dell’area da parte del disco restaurant Barrio Barracuda e di nuovo il degrado sono le ultime tappe del calvario. Il locale da ballo all’aperto era stato infatti sfrattato nel 2011 perché col passaggio della proprietà dell’area dai Comuni di Monza e Milano al consorzio si doveva procedere con la realizzazione del parcheggio per i pullman dei turisti in visita alla Villa Reale e al Parco, come da progetto di recupero dell’architetto Giovanni Carbonara. L’Amministrazione comunale guidata da Marco Mariani, su sollecitazione delle società rotellistiche, aveva però convinto il consorzio a restituire l’area in gestione a chi ha dato maggiormente lustro, “autodromisti” a parte, alla storia sportiva della città. La direttiva politica è stata poi confermata dall’attuale Amministrazione retta da Roberto Scanagatti. L’accordo, però, è saltato.

monza-pista-pattinaggio-hockey-boccaccio-bambinoA denunciarne l’affossamento è Andrea Brambilla, il presidente dell’Hockey Roller Club Monza, l’unica società di hockey su pista ancora operativa (nel frattempo la città ha vinto altri quattro scudetti con il Sodalizio Hockeystico Roller Monza): “Tre anni fa avevamo presentato al consorzio una proposta di recupero da 45mila euro che prevedeva il rifacimento della pista, la sistemazione del casotto e la creazione di nuovi spogliatoi tutto a carico della società di hockey. Il consorzio ci aveva risposto chiedendoci un affitto annuale di 46mila euro! Di fronte al nostro stupore, e al fatto che gli abbiamo evidenziato che senza copertura la pista è utilizzabile solo da aprile a settembre, la cifra è scesa a 23mila euro. In seguito ad alcuni chiarimenti riguardo alla nostra attività sportiva (la squadra di punta è in terza serie, ndr) la cifra è ulteriormente calata a 6mila euro, ma non ci siamo ancora. Insomma, il consorzio non considera il nostro investimento sulla pista e il fatto che la nostra è un’associazione dilettantistica senza scopo di lucro. Ci aspettavamo il comodato gratuito almeno per i primi 6 anni, naturalmente con l’impegno a mantenere la struttura in buono stato. Si vede che preferiscono avere lì i balordi tra i cespugli anziché i pattinatori. E sì che il volantino elettorale di Scanagatti parlava di ‘attenzione e rivalutazione degli sport minori’… A Viareggio, al Circolo Ancora, c’è una pista più piccola dove per tutta l’estate di giorno si tengono camp di hockey per ragazzi mentre alla sera si organizzano partite e tornei come noi siamo abituati a vedere per il calcio a 5. Perché non far diventare anche la nostra via Boccaccio un luogo di aggregazione per tanti ragazzi e genitori? Il consorzio pensa che noi dalla pista vogliamo guadagnarci, ma non è assolutamente vero. È il consorzio che vuole lucrare da quel sito, ma allora può sempre pubblicare un bando per la gestione del solo chiosco!

monza pista hockey via boccaccio 1La questione è monitorata dall’Amministrazione comunale tramite il consigliere delegato allo Sport, Silvano Appiani: “Il Comune nella vicenda ha un ruolo da mediatore perché la competenza è del Consorzio Villa Reale e Parco di Monza essendo la pista di via Boccaccio all’interno delle mura dei Giardini Reali. Certo è che la situazione di degrado non ci fa piacere, così come quella esistente nei Boschetti Reali. Solo che per questi c’è un progetto di riqualificazione che a breve verrà attuato, mentre lungo il perimetro sud dei Giardini c’è un ‘buco nero’. È un problema che non si riesce a risolvere anche perché la pista può essere usata solo in estate dal momento che la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Lombardia non consente la posa di una copertura. Di conseguenza la richiesta di pagamento di un canone annuale per la sua gestione fa fatica a essere accettata dalle società rotellistiche. Qualcuno però deve ora prendersi la briga di gestirla questa pista perché così com’è l’area non può rimanere. Riguardo all’accusa di scarsa attenzione e rivalutazione degli sport minori da parte dell’Amministrazione comunale, la rispedisco al mittente. È da tempo che mi sto muovendo per realizzare in città una ‘casa del pattinaggio’: all’inizio del prossimo settembre il progetto dovrebbe essere pronto da sottoporre alle società rotellistiche. Si tratterà di una tensostruttura di ultima generazione che già la Federazione Italiana Pallavolo promuove presso i propri associati. Sarà dotata di tribune rimovibili per una capienza di qualche centinaio di spettatori (per ospitare partite di regular season di Serie A1 sono necessari 800 posti, per finali scudetto 1500 posti, ndr). L’ubicazione dovrebbe essere quella dell’attuale ciclodromo di via Rosmini, che verrebbe smantellato perché poco utilizzato”.

monza-pista-pattinaggio-boccaccioTornando alla pista di via Boccaccio, il direttore generale del consorzio Lorenzo Lamperti preannuncia la distruzione dell’impianto: “Noi eravamo pronti a pubblicare un bando per la gestione della pista, in modo che le società rotellistiche potessero rispondere positivamente alla nostra volontà di venire incontro alle loro esigenze, dato che il consorzio è di proprietà anche del Comune di Monza, la cui volontà è di aiutare le associazioni cittadine. Però non so per quale motivo le società sportive interessate alla gestione della pista hanno rifiutato la nostra proposta. Alcuni mesi fa avevamo allora deciso di unificare il bando per la gestione della pista con quello per la gestione del circolo per il tennis (situato poche decine di metri più a est, ndr). Anche in questo caso, però, la cosa non è stata portata avanti, stavolta per volere dell’Amministrazione comunale che sperava ancora di recuperare il rapporto interrotto con le società rotellistiche. Secondo loro chiederemmo una somma troppo alta? Devono capire che il consorzio non è un ente morale, ma un ente che vive dei proventi delle concessioni. Se vogliono recuperare le spese del canone basta che gestiscano anche il chiosco. Comunque se la proposta di valorizzazione della pista non interessa loro, ne prendiamo atto e utilizzeremo l’area in altro modo. Stavamo giusto considerando che sarebbe il punto d’accesso ai Giardini Reali privilegiato quando diverranno a pagamento. Potremmo insediare lì il punto informazioni. Una cosa è certa: l’attuale degrado è inaccettabile, così come le accuse di responsabilità dello stesso da parte del consorzio”.

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