Attualità

Desio, cambio della guardia per il capitano di Infinito

Cambio della guardia al comando della Compagnia di Desio. Il capitano Cataldo Pantaleo è infatti andato via a Milano a dirigere una delle sezioni investigative del Comando Provinciale. Al suo posto arriva da Cologno il tenente Mansueto Cosentino.

pantaleo-desio-by-cc

Schivo e non eccessivamente comunicativo con i giornalisti. Ma di certo uno che il fatto suo lo sa alla grande. Così, in silenzio e senza clamori, il capitano Cataldo (Dino) Pantaleo nei giorni scorsi ha lasciato il comando della Compagnia dei Carabinieri di Desio per trasferirsi a Milano dove dirigerà una delle sezioni investigative del Comando Provinciale.

Il suo curriculum è quello di un carabiniere dalla punta dei capelli fino all’unghia dei piedi. Nasce infatti come carabiniere semplice e poi come maresciallo. Dal 1988 a 1996 è nel Nucleo Operativo di Como, poi fino al 2000 è comandante della stazione dei Carabinieri di Laterza, in provincia di Taranto. Poi il ritorno al Nord da ufficiale. Dal 2001 al 2003 dirige la Tenenza, difficile, di Cologno Monzese e poi fino al 2008 a Sesto San Giovanni  dove inizia a mettere a segno le prime grosse investigazioni antimafia decapitando il clan Paparo della Ndrangheta e si occupa dei primi scandali di corruzione legati alla vicenda di Falck Vulcano.

Dall’ottobre del 2008 a qualche giorno fa viene in Brianza a dirigere la compagnia di Desio. Una città grande con un circondario fatto di fabbriche, piccole e medie imprese, ma con problemi di importanti innesti della criminalità organizzata calabrese da decenni e con le sue connovenze con la politica locale.

Pantaleo, nel silenzio e con modestia, porta avanti un lavoro enorme insieme ai suoi migliori uomini e in collaborazione con il Pm Salvatore Bellomo di Monza e con Ilda Bocassini a Milano. Ed ecco esplodere l’inchiesta Infinito nell’estate del 2010 e tutto quello che, dal punto di vista politico e sociale, è seguito ad essa. Tante le onorificenze ricevute non solo per quell’inchiesta, che lo ha reso “famoso”, ma anche per le altre operazioni antidroga, antirapina e per risoluzioni di casi di omicidio (non ultimo quello di Paolo Vivacqua), l’ultima ricevuta pochi giorni prima di partire da Napolitano: Ufficiale al Merito della Repubblica.

Il capitano Pantaleo non è però solo carabiniere nei fatti, ma anche nei sentimenti e nelle parole. Nel 2008, insieme al giornalista amico Mirco Maggi, ha infatti pubblicato un libro dal titolo Nome in Codice Ombra che racconta la storia toccante e appassionante di Salvatore D’Immè, il maresciallo di Como collega e amico di Pantaleo, ucciso barbaramente durante un’operazione anti rapina. «Un omaggio ad un amico, dovuto e sentito». Così il capitano ha sempre definito questo lavoro importante per far capire alla gente che fare il carabiniere seriamente è ancora rischio della vita per la Patria e la Repubblica.

Non è andato lontano Pantaleo, e sicuramente sentiremo ancora parlare dei suoi successi investigativi, ma a Desio e alla Brianza sicuramente mancherà. I suoi uomini però sono rimasti e continueranno a lavorare in team come lui gli ha insegnato.

 

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