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Rimborsi in Regione, la Procura chiede l’archiviazione per Civati e altri 32

La Procura di Milano ha chiesto l'archiviazione per Pippo Civati e altri 32 tra consiglieri ed ex consiglieri della Regione Lombardia accusati di peculato nell'inchiesta sui rimborsi elettorali

PIPPO CIVATI A MONZA

Oltre al monzese Pippo Civati, tra i candidati alle primarie del Partito Democratico, compaiono anche i nomi di Rosi Mauro, Raffaele Cattaneo, Sara Valmaggi, Enrico Marcora e Alessandro Alfieri. Nelle motivazioni della richiesta di archiviazione da parte della Procura di Milano per i rimborsi elettorali in Regione si fa riferimento alla «scarsa rilevanza economica del totale dei rimborsi richiesti per l’acquisto di beni non coperti da apprezzabile giustificazione. Infatti la modestia di alcune spese, rende l’approccio dell’indagato estraneo a quella volontà di approfittamento illecito delle risorse pubbliche».

Lungo l’elenco di spese escluse dai pm di Milano Alfredo Robledo, Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, nella richiesta di archiviazione nei confronti delle 33 persone. Questo è quanto si apprende attraverso una nota stampa: “La scrupolosa e attenta analisi della numerosissima documentazione, il vaglio delle giustificazioni offerte dagli indagati, l’interpretazione sistematica delle norme di legge e di regolamento in materia, ha condotto a far ritenere giustificabili le spese sostenute per l’acquistodi diversi beni o servizi tra cui quello di telefoni, computer, accessori informatici, il pagamento di bollette telefoniche per contratti Consip o convenzionati con l’ente, spese per la formazione e informazione politica, spese per la partecipazione a seminari, corsi, convegni e relative spese sostenute in tali occasioni (taxi, treni, ristoranti).

 

 

E ancora spese legate all’organizzazione di eventi relativi all’attività politica del consigliere, spese di locazione per la segreteria politica e pranzi e cene “se contestualizzati nell’ambito di un evento di rilievo politico esterno, di rappresentanza del gruppo consiliare di appartenenza o della commissione consiliare di cui l’indagato è membro”.

 

 

Da ritenersi penalmente non rilevanti anche le spese per pranzi che “pur non rientrando in un concetto di rappresentanza in senso stretto e pur non collegati ad un evento ufficiale, il consigliere ha indicato precisamente come momento di incontro esterno, finalizzato alla trattazione di temi di politica regionali, con soggetti indicati o identificabili, appartenenti ad altre istituzioni territoriali”.

 

 

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