Politica

Case chiuse, Romeo della Lega prova a buttare giù la porta

L'esponente del Carroccio ha chiesto che una proposta di legge per l'abolizione venga calendarizzata a gennaio nella commissione Affari Istituzionali e nel giro di un mese potrebbe arrivare al voto nell’aula del Consiglio Regionale

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Case chiuse no, case chiuse sì. Il dibattito è sempre d’attualità e in queste ore è stato ulteriormente portato alla ribalta dal consigiere regionale della Lega, Massimiliano Romeo. L’esponente del Carroccio ha infatti presentato al Pirellone una proposta di legge per riaprire le case chiuse dalla legge Merlin. “Sull’abrogazione della legge Merlin si va avanti senza indugi – ha detto Romeo -. Ho già chiesto che la nostra proposta venga calendarizzata a gennaio nella commissione Affari Istituzionali e nel giro di un mese potrebbe arrivare al voto nell’aula del Consiglio Regionale”. La proposta di Romeo parte da alcune considerazioni. Prima fra tutte, il fatto che in sostanza le case chiuse esistono già.

 “Troppo comodo far finta di non vedere e continuare a rifiutarsi di regolamentare finalmente questo fenomeno, come già avviene in altri Stati europei, quali Olanda, Germania, Austria, Svizzera e Gran Bretagna – ha aggiunto il consigliere -. Non condivido quanto affermato dal capogruppo Ncd Parolini secondo il quale l’abrogazione della Merlin non è una emergenza e che l’avvio di un referendum costerebbe troppo ai cittadini”. Una seconda considerazione portata avanti da Romeo riguarda invece i bambini.

“I dati di Save the children dicono che l’Italia è il paese europeo con il maggior numero di minori costretti a prostituirsi, e questo va impedito con nuove leggi che tolgano altresì la prostituzione dalle strade e che introducano ferrei controlli su tutto il territorio – conclude Romeo -. Inoltre sono in continuo aumento le diagnosi di infezione da HIV, con la Lombardia che con il 27,6% dei casi, detiene il triste primato nel Paese.

Anche per questo la nostra proposta, che rende possibili gli accertamenti sanitari, deve essere vista in maniera positiva. Circa la questione economica è facile ribattere, agli esponenti dell’Ncd, che le risorse ottenute dall’imposizione fiscale sarebbero di decine di volte superiori agli eventuali costi di un referendum”.

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