18 fusioni per 56 Comuni: Il Consiglio vota all’unanimità le proposte di referendum

25 settembre 2013 | 11:36
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18 fusioni per 56 Comuni:  Il Consiglio vota all’unanimità le proposte di referendum

Via libera all’unanimità del Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, a 18 proposte di referendum per la fusione di 56 comuni lombardi nelle province di Bergamo, Como, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese.

Via libera all’unanimità del Consiglio regionale, presieduto da Raffaele Cattaneo, a 18 proposte di referendum per la fusione di 56 comuni lombardi nelle province di Bergamo, Como, Lecco, Mantova, Pavia, Sondrio e Varese.

Le 18 proposte di referendum per la fusione (relatori Stefano Carugo e Giulio Gallera del PdL) hanno già avuto il parere favorevole delle Commissioni Affari Istituzionali e Riordino delle Autonomie. Interessano complessivamente 7 Comuni nella provincia di Bergamo, 23 in quella di Como 10 in quella di Sondrio, 8 a Varese, 4 a Pavia e 2 rispettivamente a Lecco e Mantova. Rinviata invece in Commissione la diciannovesima proposta di referendum per la fusione dei Comuni mantovani di San Giorgio e Bigarello, in attesa del parere della Giunta che ancora non si è espressa sul provvedimento. Il rinvio, proposto dai relatori Stefano Carugo e Giulio Gallera, è stato approvato dal Consiglio con la precisazione, voluta dal Partito Democratico, che la proposta di referendum approdi comunque in aula il prossimo 8 ottobre, in modo da garantire i tempi tecnici per l’eventuale partecipazione dei due Comuni all’election day di dicembre. Contrario invece il Movimento Cinque Stelle “Blocchiamo un procedimento e ritardiamo un iter – ha detto Dario Violi – senza che ci siano motivazioni ostative reali. Per questo diciamo no al rinvio in Commissione”.

Prevista dalla nostra Costituzione, la fusione consiste in un processo di accorpamento e soppressione di più Comuni preesistenti e finalizzato ad istituire un nuovo Comune (con una denominazione nuova, che sarà anche questa oggetto del quesito referendario) col duplice obiettivo di ridurre i costi della macchina amministrativa e allo stesso tempo migliorare i servizi erogati ai cittadini. Dopo i referendum l’iter della fusione prevede l’eventuale formalizzazione di un progetto di legge da sottoporre al parere degli Enti locali interessati e al voto del Consiglio regionale.

Ampio il dibattito sviluppatosi attorno all’intervento del capogruppo della Lega Nord Massimiliano Romeo, che chiedeva di attendere i pareri delle Province e delle Comunità montane prima di procedere. Il dubbio procedurale è stato sciolto con una nota degli uffici legislativi che hanno confermato che la “circostanza che i pareri non siano ancora pervenuti non osta alla deliberazione del Consiglio regionale sulle proposte di referendum”. “Il voto odierno – ha precisato Massimiliano Romeo (LN) – non è un voto favorevole alla fusione, ma è un atto dovuto ai fini di consentire alle popolazioni coinvolte di esprimere le proprie intenzioni attraverso un referendum. Non siamo contrari a un provvedimento che abbiamo sostenuto anche in Commissione. Solo preferivamo sentire Province e Comunità montane prima di votare”. I relatori delle proposte, i pidiellini Giulio Gallera e Stefano Carugo hanno sottolineato l’importanza di un voto celere. “I pareri degli enti locali – ha spiegato Giulio Gallera – viaggiano in parallelo e non possiamo ritardare un processo che viene chiesto dagli stessi Comuni. I progetti di fusione rientrano in una politica più generale di questa amministrazione che va verso la riduzione delle spese pubbliche pur mantenendo i servizi al cittadino”. “Portando in Aula queste proposte di referendum – ha continuato Stefano Carugo – abbiamo dato piena attuazione al mandato consegnato alle Commissioni da questo Consiglio. Votare a favore significa dare voce ai cittadini e conoscere la loro opinione sulle proposte di fusione presentate dalle amministrazioni”. “Dare il via libera a questi provvedimenti – ha sottolineato Fabio Pizzul (PD) – significa rispettare la volontà dei cittadini e delle stesse amministrazioni che chiedono di fondersi perché hanno strutture e costi non sostenibili”. “Avremmo preferito – ha detto Stefano Bruno Galli (Lista Maroni) – sentire il parere degli enti locali visto che la fusione è certamente lo strumento migliore, perché premette una consultazione popolare, ma resta comunque una misura da utilizzare con equilibrio e delicatezza”. Per Dario Violi (M5S) “Non si può immaginare di votare contro perché oggi non entriamo nel merito della fusione ma decidiamo solo sull’indizione del referendum per conoscere l’opinione dei cittadini”.

Durante il dibattito sono intervenuti anche i Consiglieri regionali Anna Lisa Baroni e Alessandro Fermi (PDL), Pietro Foroni (Lega Nord), Fabio Angelo Fanetti e Lino Fossati (Lista Maroni), Alessandro Alfieri, Enrico Brambilla e Corrado Tomasi (PD), Paola Macchi (M5S).

Qui di seguito Comuni e Province, per i quali l’Aula ha a approvato l’indizione del referendum ai fini della fusione.

Bergamo

Sant’Omobono Terme e Valsecca

Brembilla e Gerosa

Covo, Fara Olivana con Sola e Isso

Como

Bellagio e Civenna

Drezzo, Gironico e Parè

Faloppio, Ronago e Uggiate Trevano

Claino con Osteno, Corrido, Porlezza, Valsolda e Val Rezzo

Lenno, Ossuccio, Tremezzo e Mezzegra

Menaggio, Grandola ed Uniti, Plesio e Bene Lario

Musso e Pianello del Lario

Lecco

Verderio Inferiore e Verderio Superiore

Mantova

Virgilio e Borgoforte

Pavia

Cornale e Bastida de’ Dossi

Pieve del Cairo e Gambarana

Sondrio

Grosotto, Mazzo di Valtellina, Tovo di Sant’Agata, Vervio e Lovero

Chiavenna, Mese, Gordona, Menarola e Prata Camportaccio.

Varese

Maccagno, Pino sulla sponda del Lago Maggiore e Veddasca

Cassano Valcuvia, Ferrera di Varese, Grantola, Masciago Primo e Mesenzana

fonte: ufficio stampa consiglio regionale della Lombardia