Prodotti verdi: la Commissione propone norme comuni più chiare

Quante volte facendo la spesa ci si è imbattuti nei tanto discussi "prodotti verdi"? Etichette colorate raffiguranti fiori e germogli, accompagnate da slogan eco, bio, o addirittura "naturali". Un vero e proprio labirinto di simboli e certificazioni nel quale i consumatori e le aziende devono orientarsi. Secondo studi recenti, quasi la metà degli acquirenti è confusa dal flusso di informazioni sull'ambiente.


Quante volte facendo la spesa ci si è imbattuti nei tanto discussi “prodotti verdi”? Etichette colorate raffiguranti fiori e germogli, accompagnate da slogan eco, bio, o addirittura “naturali”. Un vero e proprio labirinto di simboli e certificazioni nel quale i consumatori e le aziende devono orientarsi. Secondo studi recenti, quasi la metà degli acquirenti è confusa dal flusso di informazioni sull’ambiente.

Lo smarrimento non è però solo di chi compra. Anche diverse federazioni industriali e aziende che vogliono certificare il basso impatto ambientale dei loro prodotti hanno invocato un approccio europeo unico. La Commissione ha deciso di rispondere a queste richieste con la proposta del 9 aprile “Costruire il mercato unico dei prodotti verdi”.

Volta a fornire informazioni ambientali comparabili e trasparenti, a dare fiducia ai consumatori, agli investitori e alle imprese, questa proposta intende standardizzare le normative e le pratiche in materia di prodotti “verdi” all’interno dell’Unione. A tal fine, la Commissione ha identificato una metodologia per misurare le proprietà ecologiche per tutto il ciclo di vita rispettivamente dei prodotti e delle organizzazioni. Queste metodologie non sono obbligatorie: spetterà quindi agli Stati membri e alle organizzazioni interessare applicarle su base volontaria.

Principio cardine dell’Unione è quello di legiferare in funzione dei bisogni reali della popolazione. Per questo, la Commissione ha deciso di avviare una fase di prova volontaria della durata di tre anni, durante i quali verranno consultate diverse parti interessate per l’eventuale elaborazione di norme che siano specifiche ai settori e prodotti ai quali si applicano.

I soggetti interessati possono partecipare alle consultazioni tramite i portali internet dedicati ai prodotti (Product Environmental Footprint) e alle organizzazioni (Organisation Environmental Footprint).

Solo in una seconda fase, previa analisi dei risultati raccolti durante i tre anni di prova, la Commissione potrà proporre un quadro legislativo dettagliato ed esclusivo, perché aziende e consumatori non debbano più perdersi nell’intricato labirinto della green economy.

Lo stesso Commissario per l’Ambiente Janez Potočnik ha sottolineato come la via per favorire una crescita sostenibile sia la certificazione di prodotti “conosciuti e riconoscibili” dai consumatori, perché sia possibile fare scelte coscienti, in maniera facile e veloce. Inoltre, omogeneizzando le pratiche, verranno ridotti i costi amministrativi che gravano attualmente sulle imprese. Commercializzare prodotti a basso impatto ambientale deve rappresentare un potenziale profitto per l’industria, non un rischio. Esse devono poter vantare la qualità dei loro prodotti senza dover far fronte a eccessive barriere amministrative.

La politica dell’Unione in materia sta evolvendo, seguendo il processo d’integrazione politica ed economica che ha caratterizzato l’Europa degli ultimi decenni. Se il mercato unico dei prodotti verdi è l’ultima proposta della Commissione, una delle prime risale al 1992, con il marchio europeo Ecolabel. Da allora l’Ue ha registrato oltre 1357 prodotti “verdi”, certificati a livello europeo, sotto norme uguali per tutti. Benché il numero crescente di aziende che chiedono di utilizzare il logo Ue sia un segno positivo, nonché segnale di una strategia vincente, resta ancora molto da fare.

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.
commenta