L’industria nostrana guarda all’estero: oltre 1000 aziende attive

Confindustria alla reggianiSono i mercati esteri l'ancora di salvezza delle industrie lombarde. In sintesi è questo il risultato dell'indagine che Confidustria, con la collaborazione di Intesa San Paolo, ha realizzato su di un campione di mille aziende attive oltre confine.


Confindustria alla reggianiSono i mercati esteri l’ancora di salvezza delle industrie lombarde. In sintesi è questo il risultato dell’indagine che Confidustria, con la collaborazione di Intesa San Paolo, ha realizzato su di un campione di mille aziende attive oltre confine.

La relazione è stata presentata oggi nella sede della Reggiani Spa di Sovico. Presenti, Stefano Poliani, presidente Comitato regionale giovani imprenditori e vicepresidente di Confindustria Lombardia con delega all’internazionalizzazione, Renato Cerioli, presidente di Confindustria Monza e Brianza e Francesco Ferri, presidente del gruppo giovani imprenditori di Confindustria Monza e Brianza.

I dati dicono che la capacità delle aziende di affrontare i mercati internazionali e di riuscire a cogliere nuove opportunità non rappresenta più solo un surplus, ma è diventata cruciale per la loro stessa sopravvivenza. In una situazione di totale stagnazione del mercato interno, la presenza sui mercati esteri ha permesso al 15% delle imprese campione di bilanciare le ridotte performance nazionali e ad un ulteriore 10% di chiudere il 2012 con un fatturato totale in crescita.

Buoni risultati, ma non privi di difficoltà dettate innanzitutto dalla stessa dimensione delle aziende, nel Belpaese sono per lo più piccole e medie, e quindi dai costi che l’accesso al mercato estero comporta. Restano poi la poca conoscenza delle regole degli stati esteri e i vincoli culturali a frenare.

«Si vede una luce all’orizzonte ma non si capisce ancora se sia un’alba o un tramonto – ha chiosato Renato Cerioli – Oggi chi punta il dito sulla responsabilità delle imprese circa la crisi sbaglia: questa congiuntura deriva soprattutto da Governi che non hanno avuto il coraggio di fare le riforme. Questo importante conferma la situazione di luci e di ombre (crescenti) che caratterizzano il nostro sistema socio-economico lombardo. Da un lato un mercaFerri alla Regginito interno debole in un Paese poco competitivo, sempre meno attraente per gli investimenti esteri, soprattutto di tipo industriale, dall’altro, un contesto globale in continua crescita che vede l’Europa sempre meno centrale e i Paesi (oramai) sempre più sviluppati che rappresentano una necessità per le nostre aziende e non più una semplice opportunità. Le imprese lombarde ci sono – prosegue Cerioli – stanno investendo e crescono in questi nuovi mercati nonostante tutte le difficoltà che incontrano a causa della dimensione mediamente più piccola che hanno rispetto ai concorrenti stranieri e alla crescente distanza anche di tipo culturale che occorre superare per potersi legittimare in questi nuovi contesti. Serve un sistema-Paese forte».

Gli Stati a cui oggi guardano maggiormente le aziende lombarde sono la Germania, Russia, il Brasile, gli Stati Uniti, la Cina e anche la Corea del Sud. In Europa, oltre alla Germania restano paesi interessanti la Spagna e la Francia.

«Tra le difficoltà di andare all’estero c’è anche quella di non farsi frenare dai propri padri – ha provocatoriamente aperto il suo intervento Francesco Ferri – Dei 250 iscritti al gruppo giovani imprenditori di Confindustria Monza e Brianza un terzo hanno il compito di portare avanti l’impresa di famiglia e oggi, per forza di cose, significa internazionalizzare. Per i giovani quest’idea fa parte del dna perché c’è una maggiore propensione al rischio, perché ci sono delle basi culturali diverse rispetto ad un tempo. Non solo non bisogna farsi frenare al proprio interno, ma proporrei alla banche di creare una forma di finanzamento da hoc per i giovani che vogliono andare all’estero. E se la vostra azienda non è sufficientemente strutturata per fare questo passo, suggerirei di pensare ad un contratto di rete».

Una presentazione che non poteva avere una cornice migliore che l’auditorium dell’azienda Reggiani di Sovico, una realtà che già nel 1997 era andata in Cina e oggi conta altri due stabilimenti nel mondo. «Il quartiere generale è, e resterà, qui in Italia – ha asserito Danilo Reggiani presidente di questa realtà – A sovico facciamo ricerca e sviluppo. Dall’estero importiamo i materiali e cerchiamo nuovi mercati. Non è facile intraprendere un’avventura che ti porta a fare business così lontano, ci sono vincoli culturali e burocratici importanti, ma coi giusti partner, magari esteri, si può fare. Noi siamo in Cina da ben 16 anni e ora commerciamo con 90 paesi nel mondo».

Nella foto in alto da destra: Danilo Reggiani, Marco Mutinelli, Renato Cerioli. Nella foto centrale (da sinistra) Francesco Ferri, Andrea Dell’Orto, Stefano Poliani.

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.
commenta