Villa Reale di Monza, il “volto tra le pietre”: in corso il suo salvataggio
A che punto è la vicenda circa la testina scovata nel muro dei Giardini della Villa Reale? Si sa da dove proviene? Riassumiamo di seguito alcune informazioni circa il reperto che è stato scoperto nel muro di cinta del Parco Reale, che ha suscitato molta curiosità fra i lettori a seguito della segnalazione fatta dal signor Armando De Giovanni su MB News e della successiva replica fatta dal Consorzio della Villa Reale.
Il fatto è rappresentato dal rinvenimento, nel muro di confine coi Giardini della Villa Reale, poco dopo la Cascina Bastia, di una piccola testa, verosimilmente un puttino, che è affiorata a seguito dello scrostamento dell’intonaco che rivestiva la muratura.
Il Consorzio della Villa Reale, cui lo stesso cittadino aveva segnalato il manufatto un paio di anni orsono, ha avviato subito le pratiche per la valutazione del reperto: i tempi che la burocrazia italiana (purtroppo) impone, hanno fatto però sì che solo a novembre dell’anno scorso siano usciti a visionare il pezzo i rappresentanti della Soprintendenza per i beni architettonici, artistici ed etnoantropologici e della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici di Milano: questi enti, il mese successivo, hanno finalmente autorizzato la rimozione del manufatto e la sua catalogazione, nonché, quando sarà individuata una sede idonea, la sua esposizione.
L’architetto Corrado Beretta del consorzio della Villa Reale, che ha seguito in prima persona questa vicenda, ci ha assicurato il procedere dei lavori: l’intervento dei restauratori professionisti è infatti previsto entro poche settimane.
Avanzare ipotesi circa la storia di questo frammento di statua è certamente prematuro: forse rovinata già in antico, la testina – appartenente, chissà, a una statua dei Giardini della Villa Reale, oppure proveniente da qualche altra località nei dintorni – è stata utilizzata come materiale edilizio per l’innalzamento del muro di cinta del Parco, per il quale del resto vennero impiegati anche altri materiali di recupero (primi fra tutti i mattoni dell’antica cinta muraria di Monza).
In un’ottica di risparmio, la pratica del reimpiego di materiale eterogeneo – quindi anche artistico – per la costruzione di nuove strutture è sempre stata diffusa nei secoli passati e gli esempi, anche a Monza, sono numerosi: lo stesso architetto Beretta ci ricordava il ritrovamento, alcuni anni fa, di porzioni di statue lungo l’argine della Roggia del Principe, appunto all’interno del Parco.
Attendiamo dunque che terminino i restauri per conoscere qualcosa di nuovo su questo piccolo pezzo di storia della città.