Quote rosa: sale al 15,8% la percentuale di donne ai vertici aziendali

Aumenta la percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società europee quotate in borsa. È questo il dato che emerge dai dati parziali pubblicati il 25 gennaio dalla la Commissione europea. Questi dati, se paragonati a quelli dell'anno precedente, mostrano un aumento significativo: la percentuale di donne ai vertici aziendali è salita al 15,8%, contro il 13,7% del gennaio 2012.


Aumenta la percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società europee quotate in borsa. È questo il dato che emerge dai dati parziali pubblicati il 25 gennaio dalla la Commissione europea. Questi dati, se paragonati a quelli dell’anno precedente, mostrano un aumento significativo: la percentuale di donne ai vertici aziendali è salita al 15,8%, contro il 13,7% del gennaio 2012.

I dati rivelano un incremento sia sul piano non esecutivo sia per quanto riguarda quello esecutivo: le amministratrici non esecutive risultano essere in media il 17% (contro il 15% di gennaio 2012) e quelle esecutive il 10% (contro l’8,9%).

Buone notizie per l’Italia, che registra l’aumento maggiore (4,9%) e la Francia (2,2%), che diventa il primo paese dell’Unione ad avere più di una donna ai vertici delle principali società quotate. Entrambi i Paesi hanno introdotto le quote rose.

L’aumento interessa però tutti gli Stati membri dell’Unione europea, con la sola esclusione di Bulgaria, Polonia e Irlanda. Il calo principale (4%) si registra in Bulgaria, mentre la percentuale di donne nei CdA rimane invariata in Polonia e Irlanda (rispettivamente 12% e 9%).

L’incentivo e lo stimolo a rafforzare la presenza femminile tra i vertici aziendali provengono da una proposta di direttiva della Commissione del 14 novembre 2012. Tale proposta fissa come obiettivo una presenza femminile del 40% tra gli amministratori non esecutivi entro il 2020 per le società europee quotate in borsa, ed entro il 2018 per quelle pubbliche. La direttiva impone alle imprese europee che ancora non hanno raggiunto la percentuale sopra citata lo sviluppo di una nuova procedura di selezione, che conceda la giusta attenzione alle candidate con le necessarie qualifiche. Essa pone inoltre l’accento su meriti e qualifiche: le candidate non vengono prese in considerazione solo perché donne, ma contemporaneamente non possono essere scartate in quanto tali. Gli Stati membri sono chiamati all’utilizzo di adeguate e dissuasive sanzioni nei confronti delle società che non rispettano tale direttiva.

I dati parziali riportati dalla Commissione sono stati annunciati al Forum economico mondiale di Davos dalla Vicepresidente Viviane Reding e Commissaria europea per la Giustizia, in una seduta pubblica sulle donne nel processo decisionale economico, in presenza di Christine Lagarde, direttrice generale del Fondo monetario internazionale.

La Vicepresidente ha dichiarato: “L’esempio di paesi come Belgio, Francia e Italia, dove le misure legislative introdotte di recente cominciano a dare i primi frutti, dimostra inequivocabilmente la validità di un intervento normativo limitato nel tempo. La proposta di direttiva che abbiamo presentato spingerà le imprese a sfruttare i talenti esistenti e permetterà di promuovere l’equilibrio di genere ai vertici delle aziende di tutto il mercato interno”.

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