Donne, motori e imprenditoria. Intervista ad Alessandra Pirola

Era un'officina, nel lontano 1944, e oggi è una concessionaria che commercializza e ripara tre delle marche automobilistiche più importanti del mondo: Volkswagen, Audi e Porsche.

Pirola

Era un’officina, nel lontano 1944, e oggi è una concessionaria che commercializza e ripara tre delle marche automobilistiche più importanti del mondo: Volkswagen, Audi e Porsche. La Pirola Francesco e Figli Spa, con sedi a Monza e Desio, è un’azienda storica del territorio, con una sessantina di dipendenti, capace di curare a tutto tondo i propri clienti attraverso le divisioni vendita, service e carrozzeria. Ad aprirci le porte della società è Alessandra Pirola, classe 1974, da circa dieci all’interno dell’organigramma.

L’azienda fu fondata da mio nonno, Pirola Francesco, il 26 aprile del 1944, inizialmente come officina di riparazione generica. Nel corso degli anni abbiamo acquisito i contratti di concessione dei marchi che rappresentiamo, arrivando alla realtà odierna con sedi a Monza e Desio, quest’ultima interessata dallo sviluppo più importante, anche per gli spazi a disposizione.

Come vive un’imprenditrice under 40 i difficili anni lavorativi nei quali stiamo vivendo?

Pirola4Sono entrata una decina di anni fa in azienda e non ho vissuto i cosiddetti “anni d’oro” del settore, che mi sono stati raccontati. In questo momento ritengo che le logiche che valevano negli anni di forte sviluppo commerciale vissuti da mio padre non esistano più, paradossalmente si prefigura un ritorno alla generazione precedente a quella dei nostri padri, dove si è partiti da zero e tutto era da inventare. La sfida è continuare a lavorare con passione. È mia intenzione scrivere ancora tante pagine della storia della mia azienda, grazie all’esperienza di mio padre, la condivisione con mia sorella, ma soprattutto grazie al supporto e alla professionalità di persone capaci e determinate: i nostri collaboratori.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi dell’imprenditoria al femminile?

Il settore nel quale lavoro è declinato al maschile e, nonostante tra le nuove generazioni ci siano molte donne, non è scontato ottenere fiducia. Non è così facile togliersi l’etichetta da “figlia del titolare”, nonostante gli indiscutibili vantaggi legati all’opportunità di avere un posto di lavoro e un ruolo di responsabilità, occorre dimostrare ancor più di meritare la poltrona sulla quale si è seduti, giorno dopo giorno.

Come definiresti il mondo del lavoro brianzolo?

Sicuramente legato alla tradizione e alle famiglie, caratterizzato da imprenditori caparbi, tenaci e capaci. Vedo inoltre una sorta di filo conduttore che accomuna le imprese del territorio e le lega tra loro. Anche attraverso le iniziative di Confindustria Monza Brianza, esiste la volontà concreta di “fare rete” per combattere la situazione odierna e uscire dalla crisi scricchiolanti ma non dominati.

Che consigli daresti a un giovane, magari scoraggiato dal mondo del lavoro, che decidesse di intraprendere oggi una carriera imprenditoriale?

Innanzitutto mi complimento con i giovani che decidono, nonostante il momento difficile, di proporsi e rischiare in prima persona. Andando oltre le classiche frasi fatte sulla determinazione, consiglierei di fare il passo con un’idea forte ed innovativa da sviluppare. Negli ultimi anni sono sorte diverse realtà sull’onda dei contributi pubblici, molte delle quali rivelatesi fuochi di paglia. Un’ idea solida, grinta, passione e relazioni: questi i miei consigli.

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