Processo Infinito, si attende la decisione d’Appello
Una condanna esemplare per dare atto alla Giustizia di aver smantellato la rete ‘ndranghetista del Nord Italia, senza lasciare spazio alle recriminazioni dei 110 imputati del processo Infinito che, ad oggi, potrebbero cercare la strada della Corte Costituzionale per far annullare la sentenza di primo grado causa errore di forma.
Sono stati condannati in primo grado a scontare centinaia di anni di galera, gli esponenti delle “locali” calabresi che in Brianza avevano ricostruito un’organizzazione paritetica a quella della ‘Ndrangheta in Calabria, su cui la Procura di Monza ha indagato per anni, fino a riuscire a ricostruire l’organigramma della rete e portare alla sbarra oltre 100 persone per svariati reati, tra cui alcuni di sangue.
Per aver depositato in due momenti diversi la motivazione alla sentenza di primo grado, a causa di una stampante rotta, il Gup ha rischiato di vedere vanificare in pochi attimi il lavoro di Procura ed investigatori, apparentemente sanabile in Appello, come giudicato dalla Cassazione cui si sono rivolti gli avvocati della difesa. Venerdì scorso, durante l’udienza di Corte d’Appello, i Pm milanesi hanno chiesto ai giudici la conferma alle condanne di primo grado.
Il verdetto finale sarà dunque tutto nelle loro mani, fermo restando la possibilità che gli avvocati della difesa si appellino con successo alla Corte Costituzionale, contro la decisione della Cassazione di consentire all’Appello di sanare il vizio di forma del deposito della sentenza di primo grado.