Buon compleanno, “Lampi”. Un decennio di musica sopra le righe

monza-copyright musicamorfosi ph AntonelloLongo 53-mb"Il tempo è un bastardo", perché non lo si può fermare. Chi ci prova rimane deluso, a mani vuote. Tutto scivola via e la musica non fa eccezione. Le emozioni che regala, le connessioni e i rapporti con chi, come e dove la si ascolta inesorabilmente svaniscono. "Il tempo è un bastardo", ma non importa.


monza-copyright musicamorfosi ph AntonelloLongo 53-mb“Il tempo è un bastardo”, perché non lo si può fermare. Chi ci prova rimane deluso, a mani vuote. Tutto scivola via e la musica non fa eccezione. Le emozioni che regala, le connessioni e i rapporti con chi, come e dove la si ascolta inesorabilmente svaniscono. “Il tempo è un bastardo”, ma non importa.

Perché i “Lampi”, questo il nome della stagione musicale ideata da Saul Beretta e prodotta da Musicamorfosi, hanno trovato la soluzione al problema. E la spiegheranno al pubblico in quattro appuntamenti, di cui tre sono prime assolute.

Imminente il primo, fissato a sabato 2 febbraio: il Teatro Villoresi, alle 21, accoglierà per l’unica data italiana “Lichtblick + Stabat Mater” con Markus Stockhausen, Angelo Comisso, Christian Thomè e Coro Latomas: si tratta di una rivisitazione in chiave jazz dell’antichissima tradizione compositiva nata attorno allo Stabat Mater. Il 23 marzo sarà la volta della Giovanni Falzone Contemporary Orchestra con “Sempre Verdi”, segue il 20 aprile “700 Pop”, quando Vanni Moretto condurrà l’Orchestra Atalanta Fugiens, e conclude la rassegna l’11 maggio Mario Brunello con “Il tempo è un bastardo”.

Entusiasta di festeggiare il decimo compleanno della rassegna musicale il suo direttore artistico, Saul Beretta.

“Il tempo è un bastardo”: titolo, questo, tanto curioso quanto provocatorio.

Esattamente. Cerchiamo di indagare come il tempo cambi la percezione della musica del passato. Ci siamo concentrati sulla musica classica, e in particolare sui sinfonisti milanesi del 1700, perché davvero hanno subito i soprusi e le angherie del tempo: così come molti dei loro nomi sono stati dimenticati dalla storia, altrettante produzioni sono cadute nel dimenticatoio. Purtroppo, poi, al giorno d’oggi la musica classica è difficilmente fruibile su larga scala.

Il vostro, quindi, può essere definito un processo di attualizzazione?

Proprio così. Lavoriamo sulla musica del passato con un occhio particolare, cerchiamo di far conoscere e apprezzare dei repertori che in prima battuta possono rivelarsi ostici, ma che, se ben convogliati, possono costituire una fonte di infinito piacere. Vogliamo avvicinare al nostro progetto quante più persone possibili: la commistione tra passato e presente, tradizione e contemporaneità è una buona chiave per riuscirci.

2003 – 2013: dieci anni di successi e un pubblico in costante crescita.

È un traguardo davvero importante quello del decimo compleanno, ne siamo orgogliosi. Tutto è iniziato nel 2003, quando mi è stato chiesto di inventare una stagione di concerti da realizzare nel Teatrino di Corte della Villa Reale di Monza: ho pensato subito di proporre qualcosa di originale, insolito. Il progetto è piaciuto e, con il passare degli anni, ha attirato sempre più pubblico. Dal teatrino ci siamo spostati al Binario 7 e infine al Teatro Villoresi.

Perché la rassegna è stata chiamata “Lampi”?

Perché non è un vero e proprio festival. Sono appuntamenti occasionali e particolari, dei veri e propri lampi che si scaricano sui teatri, sconvolgendoli.

Qual è il target del vostro pubblico?

Molto vario: suscitiamo l’interesse dei trentenni così come dei sessantenni. Abbiamo anche stipulato delle convenzioni con le università, per permettere ai più giovani di avvicinarsi ai nostri spettacoli. Quanto alla provenienza geografica, oltre ai monzesi, bisogna segnalare una buona fetta di brianzoli, altrettanti milanesi e qualche piccolo gruppo che decide di arrivare per i “Lampi” da Roma, Venezia e dalla Svizzera. Il fatto che molti degli spettacoli siano prime assolute stimola la partecipazione.

Qual è il rapporto con la realtà di Monza?

Nel 2003, quando mi è stato proposto l’incarico, non avevo idea di quanto la città di Monza potesse essere ricettiva. La nostra è stata una vera e propria scommessa culturale e Monza è stata in grado di sorprenderci: il successo ci ha accolto da subito.

Cosa ti aspetti dal concerto di sabato?

Speriamo di regalare un’emozione incredibile. Si tratta di uno spettacolo molto particolare, che unisce mistico e laico, che mescola un testo forte a un linguaggio moderno e tonale.

Per informazioni e prenotazioni: http://lampi.musicamorfosi.it

In fotografia (gentilmente concessa da Ufficio Stampa Musicamorfosi) Markus Stockhausen.

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