«Mi ammazzo», urla l’uomo salito sull’Arengario
Si è arrampicato per protesta sulla torre dell’Arengario in pieno centro cittadino a Monza. Un gesto estremo dettato dalla disperazione che ha fatto vivere momenti di tensione e apprensione.
Sono da poco passate le ore 19.30 di ieri, 20 novembre, quando l’uomo di mezza età, è salito sul ponteggio del monumento, armato di megafono, minacciando di gettarsi nel vuoto.
I fatti. L’uomo, che per tutto il tempo ha tenuto una corda legata intorno al collo, ha raccontato di essere un collaboratore di giustizia originario di Bari. Ex imprenditore nel ramo sanitario, si sarebbe rifiutato di pagare il pizzo denunciando i suoi aguzzini e divenendo così un testimone scomodo per la mafia. «Avevo un’azienda con 90 dipendenti. Con le mie dichiarazioni ho persino fatto arrestare un maresciallo. Ho denunciato e lo Stato mi ha abbandonato» ha gridato.
Un fiume in piena l’uomo dall’alto della torre: sempre stando al suo racconto, lui e la sua famiglia composta da tre figli (due femmine di 24 e 20, un maschio di 30) e una moglie, sarebbe attualmente senza copertura. «La mia vita è rovinata – ha detto l’ex imprenditore – Mia moglie venti giorni fa ha tentato il suicidio ed è stata ricoverata nel reparto di psichiatria. Mia figlia, che avrebbe dovuto sposarsi, è caduta in depressione». Ha poi detto di trovarsi in estrema difficoltà economica «Nessuno ci ha aiutato, solo i carabinieri ci sono stati vicini dandoci supporto. Il Ministero degli Interni ci ha lasciati soli. Il boss che ho denunciato alle autorità ci ha minacciati: mia moglie è stata persino picchiata brutalmente. È per amore dei miei figli se oggi mi ammazzo».
Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i pompieri e gli uomini della polizia locale di Monza. Tra le autorità anche il sindaco Roberto Scanagatti. «Tutto ciò che chiedo è di poter tornare al mio paese, di poter riprendere la mia vita e di stare sereno con mia moglie e i mie figli». Ha poi chiesto espressamente di poter parlare con i carabinieri.
Alle ore 20,45 la discesa al termine di una trattativa condotta dal maresciallo della caserma di Monza Alfredo Mugavero. L’ex impreditore rischia ora una denuncia per procurato allarme.
Secondo le prime ricostruzioni nel 2008 sarebbe già stato protagonista di una vicenda analoga: si sarebbe cosparso di benzina minacciando di darsi fuoco nella sua azienda per chiedere tutela. Per alcuni giorni si sarebbe anche allontanato di casa.
(Foto by V.V.)
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