“GB”, neo-Provincia della “Grande Brianza”: ora o mai più?

ornaghi-renato-praa- de-magioster- per-semper-mbHic Rhodus, hic salta! Se mai esistesse la lobby dei brianzoli che contano e che pesano nelle alte sfere italiche, questa lobby credo dovrebbe iniziare a muoversi, provando concretamente a proporre (se non imporre, se mai ne avesse la forza) la realizzazione pratica di un'idea che credo sia nella testa di tutti i brianzoli, ma purtroppo ascoltabile sulle labbra di pochissimi, in particolare nell'ambito politico: l'idea di una neo-Provincia avente sigla GB, ovvero "Grande Brianza".


ornaghi-renato-praa- de-magioster- per-semper-mbHic Rhodus, hic salta! Se mai esistesse la lobby dei brianzoli che contano e che pesano nelle alte sfere italiche, questa lobby credo dovrebbe iniziare a muoversi, provando concretamente a proporre (se non imporre, se mai ne avesse la forza) la realizzazione pratica di un’idea che credo sia nella testa di tutti i brianzoli, ma purtroppo ascoltabile sulle labbra di pochissimi, in particolare nell’ambito politico: l’idea di una neo-Provincia avente sigla GB, ovvero “Grande Brianza”.

In questo clima ormai caotico, ove girano variegate e fantasiose proposte di accorpamenti o di deroghe agli accorpamenti provinciali provenienti da Roma, dal Pirellone e dalle Province di Como, Lecco, Monza e Brianza, nessuno – dico nessuno – che abbia avuto l’ardire di mettere sul tavolo l’idea più ovvia ed elementare del mondo, ovvero la realizzazioneex-novo e finalmente – di una neo-Provincia che raggruppi quello che è dei territori più dinamici e vivi nonché una delle poche locomotive d’Italia ancora non defunte, la “Grande Brianza” per l’appunto.

Una neo-Provincia – la Grande Brianza – che cioè prenda sotto il suo cappello tutti i Comuni che si sentano “genuinamente brianzoli”, a prescindere dall’attuale Provincia di appartenenza.

Lo posso testimoniare direttamente: c’è grande insofferenza in tanti Comuni brianzoli del lecchese e del comasco a un’idea di accorpamento verso le Province di Varese o di Sondrio, o peggio ancora di Bergamo. Oggi più che mai la terra di Brianza vuole credere in sé stessa. E in sé stessa, nei propri valori fondanti – non altrove – vuol trovare le energie per uscire dal guano della crisi che ci attanaglia.

C’è poco da fare: il sentimento identitario della terra brianzola – pur divisa da una diaspora storica in tre ambiti provinciali – è così forte da far emergere come evidente e lampante un fortissimo iato e scarto culturale (oserei anzi dire, quasi ideologico) verso le altre terre prealpine e lacustri che la circondano – pur splendide, intendiamoci! – del varesotto, del lario o alpine, verso cui vorrebbero farla confluire.

L’ultima bordata in ordine di tempo contro la Brianza viene dalle rive occidentali del lago di Como, da cui con non poca spocchia arriva un’affermazione tanto antipatica quanto ingiusta e che denota quanta ignoranza ci sia dei valori e dell’orgoglio insiti nell’essere genuini abitanti della terra brianzola. La bordata è questa: “Monza capoluogo di una ipotetica neo-Provincia CO + MB? Ma non scherziamo, Monza (e la Brianza) è solo un autodromo!”

Avete capito? Una maniera neanche tanto elegantemente metaforica – questa – per affermare dalle umide rive del lago di Plinio che la nostra Brianza è uno zero, un circolo vuoto. Che vale come il due di picche quando la briscola è coppe. Che è ancor meno di quello che diceva Metternich dell’Italia al Congresso di Vienna: una mera espressione geografica. Questo pensano di noi, quelli che ci guardano da fuori.

E allora? Allora io almeno voglio dire la mia, prima di diventare abitante di una neo-Provincia sintetica nella quale non mi ritroverò e mai riuscirò a identificarmi: se mai l’orgoglio brianzolo ha ancora ragione di essere, sarà il caso che la lobby brianzola di cui sopra – qualora davvero esista in uno dei nostri salotti buoni – inizi finalmente a ragionare su un’idea di Provincia come quella della Grande Brianza, la quale contempli cioè tutti i Comuni tali da riconoscersi nell’idea e nel sentiment della nostra terra, del nostro “saper fare”.

Ho fatto rapidamente la lista e i conti, stiamo parlando di una area culturalmente ed economicamente forte, ricca e compatta: 140 Comuni dove si produce almeno il 4-5% del pil italiano con 1.300.000 abitanti e in soli 900 km quadrati (rispettivamente il 2% e lo 0,3% dell’Italia). E’ vero, 900 km quadrati sono pochini per arrivare a quel limite assurdo di 2.500 km quadrati (quasi che l’identità “profonda” si debba misurare in “superficie”!), un limite definito da burocrati che non hanno idea alcuna di cosa davvero sia la nostra Piccola Patria (come il grande compianto Giorgio Rumi definiva la nostra splendida e unica terra brianzola).

Provarci a pestare i pugni, insistere per avere la nostra Provincia GB – Grande Brianza, motivando l’eccezione normativa con le caratteristiche davvero peculiari e integrate del nostro ambito economico-sociale davvero si può, si deve: perché quella brianzola è una terra con un’identità coerente e una coscienza di sé grande e forte come poche altre in Italia, se non in Europa. E – permettetemelo – se non nel mondo.

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