Monza, una pietra nel Lambro: è ciò che resta del Ponte d’Arena

Camminavo qualche giorno fa lungo via Vittorio Emanuele, quando sento la voce di un bambino, appoggiato al muro del ponte dei Leoni, che domanda al suo papà: "Cos'è quella cosa?", riferendosi alla sagoma in pietra che si vede nel letto del Lambro, complice l'acqua bassa del fiume.

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Camminavo qualche giorno fa lungo via Vittorio Emanuele, quando sento la voce di un bambino, appoggiato al muro del ponte dei Leoni, che domanda al suo papà: “Cos’è quella cosa?”, riferendosi alla sagoma in pietra che si vede nel letto del Lambro, complice l’acqua bassa del fiume. E il papà pronto risponde: “Eh! vedi…è una pietra!” E’ vero, si tratta di una pietra… ma, avrei voluto aggiungere, una pietra molto particolare, forse una delle più antiche della città!

La sagoma appuntita che si nota nel letto del fiume quando è in secca (alla vostra destra se tenete alle spalle l’arengario), è infatti ciò che rimane di una delle imponenti pile – a spigolo, per agevolare il deflusso dell’acqua – su cui poggiava il ponte d’Arena. Questo ponte, ben noto ai Monzesi, è il monumento più importante di epoca romana esistente in città. Lungo 70 metri e impostato su otto arcate, venne costruito nel III secolo d.C., quando Milano divenne capitale dell’Impero Romano e il contado circostante fu dotato di nuove infrastrutture, che agevolarono i collegamenti sul territorio: il ponte sul Lambro quindi, ma anche quello sul Molgora, a Vimercate, o quelli sull’Adda, a Olginate e Trezzo.

Il Ponte d’Arena venne distrutto nel 1842, quando, durante la restaurazione, il governo austriaco diede avvio ai lavori per la creazione di un’ampia via militare che conducesse in centro, ovvero l’attuale via Vittorio Emanuele. Negli anni sessanta, grazie alle indagini condotte da Augusto Merati, fu riportata in luce un’arcata superstite, quella che ancora oggi è più o meno visibile – sporcizia permettendo – sotto la teca collocata dopo il ponte dei Leoni. Ma come ci ha suggerito il piccolo osservatore all’inizio dell’articolo, anche il letto del fiume conserva un pezzetto del ponte che, per secoli, l’ha sovrastato.

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