Omicidio Vimercate. 6 ore di lavoro per i Ris: si amplia la cerchia dei sospettati

Sono entrati alle 10 e mezza di mercoledì 11 gli uomini del Ris di Parma e sono usciti dopo 6 ore di rilievi che hanno dato diverse risposte agli inquirenti sul duplice omicidio avvenuto a Vimercate di Antonio Campanini e la sua compagna Azucena Laino Moreno.
Sono entrati alle 10 e mezza di mercoledì 11 gli uomini del Ris di Parma e sono usciti dopo 6 ore di rilievi che hanno dato diverse risposte agli inquirenti sul duplice omicidio avvenuto a Vimercate di Antonio Campanini e la sua compagna Azucena Laino Moreno.
Non sono stati trovati segni di effrazioni nella villetta di via Adige 23 da parte dei Ris sul cancelletto e sulla porta d’ingresso: nessun segno di scasso. Il che significa che l’assassino o aveva le chiavi per entrare, oppure essendo un conoscente, è stato accolto in casa dalla coppia.
All’interno i rilievi si sono concentrati sulle superfici delle stanze, sugli oggetti e su vari ingressi. La sezione “biologica” dei Ris ha acquisito e portato nei laboratori di Parma diversi oggetti utili all’indagine. Dopo il loro intervento è entrata in azione la sezione dattiloscopia che ha cercato di rendere visibili il maggior numero di impronte digitali. Dagli esami sembra anche che nessun oggetto presente all’interno dell’abitazione sia stato spostato o portato via dall’assassino. Sulle pareti del salotto dove sono stati uccisi i due anziani, sono stati trovati pochissimi schizzi di sangue, benché ai due sia stato sfondato il cranio con un oggetto che potrebbe ad oggi, allo stato delle ipotesi in corso, potrebbe essere verosimilmente una mazzetta.
Intanto si aggiungono nuove certezze che potrebbero complicare maggiormente il lavoro degli inquirenti: la porta non scassinata è stata richiusa dietro di sé dallo stesso assassino. Ma ciò non porta le indagini verso solo chi possedeva le chiavi, in quanto la porta è di quelle che si chiudono in automatico. Tipo quelle degli alberghi.
Quindi l’assassino potrebbe non solo appartenere alla stretta cerchia di coloro che avevano le chiavi di casa della coppia, ma a tutti coloro a cui i due anziani avrebbero aperto senza timore.
E così gli inquirenti indagano a 360 gradi tra le conoscenze professionali dell’uomo: l’ingegnere aveva infatti costruito in città diverse palazzine, tra cui il blocco di villette a schiera in cui lui stesso abitava.
Foto di Lorenzo Giglio
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